Lucia Morselli, l’ ex amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, successivamente trasformata in Acciaierie d’Italia, parlava dei consumi del colosso siderurgico di Taranto al telefono ignorando che ad ascoltarla e registrarla c’erano gli investigatori della Guardia Finanza e confessava ai suoi interlocutori: “Sono manipolati per poter avere le quote CO2… sono finti… apposta”. senza sapere .Parole queste che insieme all’analisi e verifiche di documenti e bilanci sono il fondamento dei sospetti di un’ ennesima grande “truffa” perpetrata nell’ex Ilva. Una vera e propria truffa alle casse dello Stato per l’attribuzione gratuita di quote di CO2 del valore di mezzo miliardo di euro, sottratte con questo metodo alle aste pubbliche.
Il raggiro ipotizzato dagli investigatori delle Fiamme Gialle riguarderebbe la gestione delle quote, motivo per cui adesso gli investigatori della Procura di Taranto ipotizzano l’accusa di truffa nell’ambito investigativo sullo stabilimento di Taranto, e su tutto quello che attiene all’inquinamento. Ieri mattina il pm Francesco Ciardo della Procura jonica ha inviato i finanzieri in giro per l’ Italia alla ricerca di riscontri, elementi e sopratutto prove per sostenere l’ipotesi investigativa sulla quale sta lavorando da mesi.
La conseguenza è stata quello di far deflagare una nuova tempesta giudiziaria costellata di avvisi di garanzia e perquisizioni, notificati a dieci persone, a partire dall’ex amministratore delegato Lucia Morselli ed il suo ex segretario Carlo Kruger , gli ex procuratori speciali dell’azienda Francesco Alterio, Paolo Fietta e Antonio Mura con funzioni di Direttore Finanze Tesoreria e Dogane, gli ex dirigenti Adolfo Buffo, Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile entrambi per periodi differenti direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, Sabina Zani di PriceWaterCooper con l’incarico di consulente di Acciaierie d’ Italia. ed il dipendente Felice Sassi.
Una tempesta deflagrata dodici anni dopo dal luglio del 2012 quando partì l’indagine “Ambiente svenduto” con il sequestro dei reparti a caldo della fabbrica che venivano ritenuti come la fonte delle emissioni inquinanti che portarono all’arresto di otto dirigenti dell’ ILVA, quando la società era di proprietà del Gruppo Riva. Le ispezioni e perquisizioni dei finanzieri si sono svolte tra Taranto, Bari, Milano, Modena e Monza senza tralasciare gli uffici del colosso dell’acciaio presenti nel capoluogo jonico.
La gestione di Acciaierie d’Italia , in particolare quella relativa al 2022, guidata da Lucia Morselli è finita sotto i riflettori della procura di Taranto . Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione, falsi quantitativi di consumi di materie prime, fossile, gas e altro, di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento, ovvero il fattore di emissione e il livello di attività. Dati che si ipotizza essere stati alterati così inquinando il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione, istituito dalla Direttiva Ets.
Si tratta del principale strumento previsto dall’Unione Europea con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas e l’effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Gli investigatori spiegano che “Il sistema si basa essenzialmente sul cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno“.
Un sistema che si alimenta grazie ad un automatismo premiante per chi consuma meno quote di CO2, che così falsificano i dati, ne può ottenere di più per l’anno successivo. Ed è proprio applicando questo complesso sistema di calcolo, ipotizza il pm Ciardo , che si sarebbe consumato il raggiro contestato all’ex Arcelor Mittal Italia, cioè ad Acciaierie d’Italia, responsabile della gestione precedente sino al commissariamento. I dati sarebbero stati alterati dal “cerchio magico” della Morselli per raggiungere un doppio scopo. Il dato delle quote CO2 consumate nell’anno 2022. sarebbe stato abbattuto, così millantando un risultato positivo “taroccato” che avrebbe sospinto l’assegnazione di quelle a titolo gratuito previste per l’anno 2023.
In parole più semplici, così facendo Acciaierie d’Italia avrebbe indotto in errore il comitato ministeriale, che conseguentemente avrebbe assegnato gratuitamente un ammontare di quote allo stabilimento ex Ilva di Taranto , superiore a quello realmente spettante. La “gestione Morselli” con il proprio operato ritenuto “truffaldino” dalla procura di Taranto, da un lato, avrebbe incamerato un risparmio di spesa sul fronte delle quote utilizzate e quindi da pagare e dall’altro avrebbe realizzato maggiori ricavi grazie al riconoscimento di quote di CO2 gratuite superiore a quello spettante, così danneggiando il meccanismo delle “aste pubbliche” dello Stato. Per comprovare il raggiro ipotizzato dalla Procura sono scattate le perquisizioni con i finanzieri che sono andati alla ricerca di documentazione amministrativa e contabile per ricostruire le procedure esaminate e stabilire l’esatta quantificazione delle quote effettivamente spettanti all’ex Ilva.
Il ministro Adolfo Urso: “avevamo ragione a riprendere in mano ex Ilva”‘
“Avevamo ragione a riprendere in mano l’ex Ilva con l’amministrazione straordinaria. Questo è l’unico commento che posso fare”. Così il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ha commentato le perquisizioni e l’inchiesta con 10 indagati sulle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Acciaierie d’ Italia spa.
Le dichiarazioni dei sindacati
“Le indagini che hanno portato oggi alle perquisizioni della Guardia di Finanza di Bari gettano nuove ombre sulla disastrosa gestione Mittal dell’ex Ilva. Noi abbiamo denunciato più volte la mancanza di trasparenza sull’utilizzo delle quote di Co2 e non solo, anche con una lettera aperta inviata alla presidenza del Consiglio e ai ministri competenti il 20 aprile 2023. Dopo più di un anno di mancate risposte, oltre al danno subiamo la beffa”. dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm che aggiunge “I lavoratori non possono continuare a pagare il prezzo più alto di una gestione fallimentare. Ci auguriamo che a partire da oggi si faccia piena luce sulle vicende che hanno portato l’ex Ilva all’amministrazione straordinaria, alla fermata quasi totale degli stabilimenti con una richiesta di 5.200 lavoratori di AdI As in cassa integrazione e migliaia dell’appalto” e conclude “Ci aspettiamo la piena collaborazione di tutti coloro che sanno e che possono aiutare la magistratura a fare quell’operazione verità che chiediamo da anni“.
“Sulla vertenza ex Ilva si sono concentrati nel tempo diversi interessi speculativi che ci consegnano il più grande impianto siderurgico europeo in gravi condizioni e 20mila lavoratrici e lavoratori in situazione di incertezza e difficoltà insieme ai cittadini del territorio. Confidiamo che la magistratura faccia chiarezza, accerti le responsabilità. Occorre che il lavoro e l’ambiente tornino ad essere interessi centrali rispetto ai profitti. Quanto sta emergendo deve servire da monito per il futuro“. dichiara con una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom Cgil. “Prima del 20 febbraio scorso, le organizzazioni sindacali, le lavoratrici e i lavoratori hanno lottato per mesi per il cambio della gestione che ha danneggiato Acciaierie d’Italia. Fino anche a chiedere, come previsto dalle normative, la salita del socio pubblico in maggioranza“. ed aggiunge “Le motivazioni che ci spinsero unitariamente a intraprendere quella lotta era lo stato di solitudine in cui versavano i lavoratori, il degrado industriale e ambientale in cui versava l’azienda. Preso atto della volontà del governo di passare all’amministrazione straordinaria, ribadimmo che uno dei compiti della gestione commissariale sarebbe dovuto essere l’accertamento della malagestione dell’azienda in tutte le sedi“.
Secondo il segretario Fiom Cgil “il ruolo pubblico nelle attività economiche non può essere solo quello di garantire i finanziamenti, ma anche di promozione industriale e occupazionale oltre che di controllo dell’operato complessivo finalizzato alla legalità nell’interesse del Paese. Il medesimo compito spettava e spetta anche alla gestione di Ilva in amministrazione straordinaria che deve garantire l’occupazione e la tutela dei salari“.
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