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22 Novembre 2024 02:53

Federacciai e Confindustria: “La gestione commissariale Ilva è fallimentare, occorrono nuovi investimenti” . Ma a spese dello Stato chiaramente…!

Come al solito l'industria privata italiana quando c'è da tirare fuori i soldi per risanare le aziende private chiede l'intervento dello Stato, salvo criticarlo nelle nomine dei nuovi vertici. Una vecchia "abitudine "confindustriale"...

Il Consiglio generale della Confindustria riunitosi ieri a Taranto,  indica ancora una volta una propria cura per un “nuovo” Sud, guarda caso in prossimità della presentazione del prossimo Disegno di Legge di Stabilità e del Masterplan per il Mezzogiorno che il Governo si appresta ad adottare, approvando un proprio ventaglio di proposte per l’industria meridionale richiedendo “un credito di imposta per l’acquisizione di beni strumentali nuovi, da parte di imprese delle otto regioni del Mezzogiorno, di durata almeno triennale“,  il “rifinanziamento dei Contratti di Sviluppo, finalizzati all’attrazione di investimenti di medio grandi dimensioni nelle regioni meridionali“; “il potenziamento, attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali europei, degli strumenti di garanzia per favorire l’accesso al credito delle imprese meridionali“.

Tra i punti delle proposte confindustriali anche “L’utilizzo di voucher per l’internazionalizzazione da parte delle imprese del Mezzogiorno per migliorarne la capacità di esportare, la conoscenza dei mercati esteri e per favorire l’incontro con operatori internazionali specializzati; la definizione di un piano per le infrastrutture che dia attuazione, con tempi e risorse certi, agli interventi già definiti in materia di ferrovie, porti, aeroporti, strade e autostrade, dissesto idrogeologico, beni culturali, edilizia scolastica, riqualificazione urbana“.  Il Consiglio di Confindustria  nel suo documento propone “la  previsione di un adeguato stanziamento per il 2016 di risorse destinate al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, da dedicare in particolare al finanziamento di infrastrutture, e l’accelerazione del processo di riparto di tutte le risorse del Fondo per il periodo 2014-2020; la definizione della governance della politica di coesione, attribuendo le deleghe a livello nazionale, costituendo la Cabina di Regia con le Regioni e rendendo pienamente operativa l’Agenzia per la Coesione“.

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nella foto Giorgio Squinzi presidente di CONFINDUSTRIA

Il presidente degli industriali italiani Giorgio Squinzi ha voluto ricordare che il consiglio generale di Confindustria si è riunito eccezionalmente a Taranto, città che per le vicende dell’ILVA, “è diventata l’emblema delle difficoltà di fare impresa in Italia e, soprattutto, al Sud“. L’Italia, ha aggiunto Squinzi, “non può rinunciare a un’industria siderurgica senza arretrare, passando da Paese di primo piano” ad uno inferiore. E’ per questo che Confindustria ha deciso di riunire ieri il suo Consiglio generale proprio a Taranto  per lanciare  un segnale sull’importanza dell’ ILVA e del Sud in generale. “Quest’anno – ha concluso Squinziricorre il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione dello stabilimento di Taranto: il futuro di questo impianto è il simbolo del futuro manifatturiero del Sud e del Paese”.

Schermata 2015-09-25 alle 04.01.21Nell’incontro con i giornalisti, inizialmente non previsto sino al giorno prima, Squinzi ha detto che “la produzione dell’ ILVA si è dimezzata da 10 milioni a 5 milioni di tonnellate di acciaio l’anno e ritengo che le perdite siano consistenti in questo periodo, nella misura di diverse decine di milioni di euro“. E ha aggiunto: “Pensiamo che si debba cercare di recuperare, anche in un momento congiunturale difficile come quello attuale per cui i consumi sono calati non solo sul mercato italiano. Occorre recuperare il più possibile e tornare vicino alle capacità reali di produzione dell’ ILVA, tenendo presente che il calo importante di produzione si riflette immediatamente sul conto economico per tutta una serie di costi che possono essere ammortizzati soltanto con i volumi di vendita“.

Sentire parlare Squinzi dell’inadeguatezza di chi avrebbe costruito delle case intorno allo stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto (ex Italsider) , facendo riferimento e prendendo ad esempio quanto accaduto al suo stabilimento industriale, è dir poco “ridicolo” e significa ammettere esplicitamente di non avere alcuna cognizione di causa sulla storia dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto e dell’adiacente quartiere dei Tamburi !

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nella foto, Antonio Gozzi, presidente Federacciai

Secondo Antonio Gozzi presidente di Federacciai, “la crisi dell’ Ilva di Taranto Dopo più di due anni di gestione commissariale, non è stata superata, il risanamento ambientale non è stato terminato e la produzione è diminuita del 50%”. Una perdita questa, stima Squinzi  “di circa dieci milioni di euro. Ritengo che si debba tornare alle reali capacità di produzione dell’ Ilva. Sulla famiglia Riva – ha aggiunto il Presidente Squinzi sono state scaricate delle colpe che andrebbero accertate. Ciò che è certo è che in questo periodo è mancata una gestione imprenditoriale di Ilva. L’azienda adesso è al collasso perché diversamente dai vecchi proprietari, sono venuti meno ingenti investimenti che hanno determinato gravi problemi in ambito tecnologico e produttivo”.

Il Presidente di Federacciai ha dichiarato che “riteniamo fallimentare il modello commissariale ed auspichiamo che ritorni ad occuparsi della siderurgia, chi realmente ne ha competenza. É inevitabile per rilanciare la fabbrica e rimetterla sul mercato”. In pratica, fra le righe…gli industriali privati vorrebbero influire nelle scelte del Governo sui Commissari ed il management aziendale, adducendo le conoscenze e professionalità dell’intero sistema industriale italiano, “nell’interesse del più grande stabilimento siderurgico d’Europa, della nostra industria e di tutto il Paese”. “Conoscenze e professionalità”  come quelle del Gruppo Riva, hanno seminato morti ed inquinamento nel capoluogo jonico ? Nessuno risponde.

Squinzi ed il suo “sodale” Gozzi avrebbe dovuto sapere inoltre che a quella data Emilio Riva risultava peraltro gravato da due precedenti condanne relative a reati successivamente abrogati  o depenalizzati  e da due patteggiamenti (per lesioni colpose e per violazione delle norme sulla tutela delle acque) risalendo a fatti di vecchia data,di cui in Confindustria molti hanno fatto finta per lungo tempo di ignorare disapplicando il proprio codice etico.  Ma non è finita qui. Infatti anche il figlio del patron dell’ ILVA, e cioè Fabio Nicola Riva,  ha visto confermata dalla quarta Corte d’Appello Penale di Milano la condanna a sei anni e sei mesi a suo carico, per “associazione per delinquere e truffa“, confermando la multa da 1,5 milioni di euro per la RIVA Fire e la confisca complessiva di 90,8 milioni di euro e una provvisionale da 15 milioni di euro da versare al Ministero dello Sviluppo Economico, parte civile nel procedimento.

Schermata 2015-09-25 alle 02.29.03Sempre per conoscenza del presidente di Confindustria, e del suo staff preoccupato di domande scomode…, ricordiamo che questo processo (arrivato al secondo grado) riguarda una presunta truffa dei Riva ai danni dello Stato dell’ammontare di circa 100 milioni di euro, che sarebbe stata realizzata attraverso l’ottenimento di contributi pubblici, erogati da Simest (società controllata da Cassa depositi e prestiti), per il sostegno alle imprese italiane che esportano. Secondo l’ipotesi accusatoria, confermata in 1° e 2° grado, il gruppo della famiglia Riva avrebbe ottenuto indebitamente contributi pubblici, interponendo in una serie di operazioni a Ilva spa la società svizzera del gruppo, Ilva sa. La legge Ossola, che sarebbe stata raggirata, prevede che a fronte di dilazioni di pagamento tra i 2 e i 5 anni da parte di acquirenti esteri, le imprese italiane possano accedere a contributi erogati da Simest.

Evidentemente il Presidente Squinzi non viene informato abbastanza dal suo staff… Se lo fosse, avrebbe potuto sapere che la Sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha giudicato definitivamente colpevoli i Riva con la sentenza n. 31413 dell’  8 marzo-21 settembre 2006, cioè appena…9 anni fa , ha confermato la sentenza della Corte di Appello a carico di Emilio Riva (deceduto un anno fa) quale presidente del consiglio di amministrazione della Ilva spa,  ad un anno e 10 mesi di carcere “per svariati episodi di violenza privata tentata e consumata ai danni di numerosi lavoratori, commessi in Taranto all’interno dello stabilimento Ilva Spa dal dicembre 1997 al novembre 1998” e per “frode processuale” .

Troppo facile accusare lo Stato di non aver scelto un management adatto. Quando poi a dare lezioni di scelte industriali è Antonio Gozzi, attuale amministratore delegato della società siderurgica Duferco e presidente di Federacciai, che è bene ricordare nel marzo scorso è stato arrestato  a Bruxelles insieme ad un suo stretto collaboratore e dirigente del gruppo (Massimo Croci n.d.r.) ed è attualmente accusato di corruzione nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti pagate in Congo ad alcuni ufficiali pubblici per ottenere appalti, onestamente ci sembra un pò troppo…!

Nessun commento da parte di Squinzi & co. alla circostanza che i Riva come accertato dalla Banca d’ Italia, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Procura di Milano, abbiamo commesso una presunta evasione fiscale per circa 2mila miliardi.  Nello specifico è bene ricordare che grazie all’eccellente lavoro fatto dal pool per i reati finanziari della Procura di Milano, guidato dal pm Francesco Greco  sono stati bloccati e sequestrati ai Riva la modica… cifra di 1,2 miliardi riconducibili a trust gestiti da istituti finanziari svizzeri, di cui 1 miliardo circa è depositato presso Ubs Fiduciaria a Zurigo, e gli altri 200 milioni sono in Italia, presso Banca Aletti & Co, mentre per la somma residua si attende la decisione del Tribunale elvetico di Belllinzona a cui si sono rivolte le figlie di Emilio Riva, i cui familiari furbescamente hanno rinunciato all’eredità in Italia, salvo poi fare resistenza in Svizzera contro la rogatoria italiana, accolta dal Governo svizzero, per restituire allo Stato italiano i soldi portati all’estero frutto di accertata evasione fiscale. Altri 700-800 milioni sono stati poi congelati in un procedimento penale nei confronti di Adriano Riva, che ha completato da poco la fase del giudizio di primo grado.

Per aiutare i “sodali” dei Riva, e cioè Squinzi e Gozzi mettiamo a loro disposizione dei significativi grafici realizzati dal collega Massimo Mucchetti, attuale senatore, ed ex vice-direttore del Corriere della Sera. Parlano meglio di tutte le inutili “parole” ascoltate ieri dai vertici confindustriali ieri a Taranto.

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