ROMA – I pubblici ministeri Francesco Bretone, Bruna Manganelli, Luciana Silvestris della Procura di Bari coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Rossi , hanno chiuso le indagini relative al crac da 230 milioni di euro della FSE- Ferrovie Sud Est, chiedendo il rinvio a giudizio nei confronti di 28 persone, fra le quali Luigi Fiorillo, ex commissario governativo, legale rappresentante e amministratore unico della società pugliese, che in concorso con consulenti e funzionari della società, fornitori, faccendieri ed imprenditori, hanno dissipato e distratto fondi per centinaia di milioni di euro nell’arco di circa 10 anni falsificando bilanci ed esternalizzando servizi senza mai indire delle regolari gare d’appalto.
Nell’ambito di questa inchiesta sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza di Bari, sequestri per circa 90 milioni di euro ed 11 indagati sono stati arrestati, cinque dei quali sono ancora in stato di detenzione cautelare agli arresti domiciliari , mentreper altri tre è stata disposta una misura interdittiva.
Gli indagati sono accusati a vario titolo dalla Procura di Bari, di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, di dissipazione e distrazione di fondi. I fatti contestati sono relativi agli anni 2001-2015, fino a quando la società è stata commissariata. Lo scorso anno la FSE è stata rilevata dal Gruppo Ferrovie dello Stato e nelle scorse settimane i creditori hanno votato a favore del concordato preventivo salvando l’azienda dal fallimento, la cui udienza di omologazione si svolgerà il prossimo 6 giugno.
L’ammontare del giro d’affari ( cioè l’ammontare dei fondi pubblici confluiti nelle casse di FSE) fino al commissariamento del dicembre 2015, è stato valutato dai consulenti della Procura di Bari intorno ai 2 miliardi di euro, più del 10 per cento dei quali e ritenuti dagli inquirenti una vera dissipazione e la reale causa del crac. Luigi Fiorillo avrebbe intascato circa 5 milioni di euro quali compensi per attività di supporto, senza averne alcuna competenza, per 39 appalti di lavori pubblici su tutto il territorio regionale, addebitandoli falsamente in bilancio come spese per il personale e più di 7 milioni sottoscrivendo un contratto da co.co.co. per delle attività in realtà mai svolte.
Tra i fondi dissipati compaiono secondo la Procura di Bari e gli investigatori della Guardia di Finanza circa 27 milioni di euro versati dalle Ferrovie Sud Est all’avvocato Angelo Schiano ( a lato nella foto) per attività di assistenza e consulenza legale. Altri 53 milioni di euro sarebbe stati indebitamente erogati per la gestione di servizi informatici. Giusto per fare qualche esempio, 2 milioni di euro sono stati usati per la gestione dell’archivio storico e 14 milioni di euro per spese di carburante per (pagato il 40 per cento in più del reale prezzo di mercato.
L’avviso di conclusione delle indagini (ex art. 415 bis) , che costituisce la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai magistrati baresi, è nei confronti dell’ex amministratore Luigi Fiorillo, di Angelo Schiano avvocato della società della quale viene ritenuto dagli inquirenti, a seguito delle indagini ed accertamenti svolti il vero amministratore “occulto”, del revisore e certificatore dei bilanci delle Fse, Fausto Vittucci, e di altre 25 persone tra imprenditori, ex dirigenti, consulenti e progettisti di FSE.
Le indagini della Procura di Bari proseguono per un altro filone investigativo collegato al crac delle Ferrovie Sud Est, riguarda alcuni funzionari della BNL-PARIBAS , istituto di credito di riferimento della società, fra i quali spicca la posizione di Giuseppe Maria Pignataro, Responsabile Mercato Pubblica Amministrazione della Direzione Generale di BNL-Paribas a Roma, che nelle scorse settimane è stato colpito da un procedimento giudiziario di interdizione. I magistrati baresi contestano nei loro confronti i reati di bancarotta fraudolenta impropria, per effetto di operazioni dolose, ai danni della società FSE e bancarotta fraudolenta preferenziale in favore di BNL.