Raffaele Fitto è stato assolto dall’accusa di corruzione nel “processo La Fiorita” per la presunta tangente versata all’imprenditore Giampaolo Angelucci, mentre è stata applicata e dichiarata dal Tribunale l’intervenuta prescrizione per i reati di abuso di ufficio e illecito finanziamento ai partiti. In primo grado Fitto era stato condannato a 4 anni. I giudici hanno assolto insieme al politico salentino anche l’imprenditore Angelucci, il quale venne arrestato durante le indagini per la corruzione che oggi si è rivelata essere stata priva di legittimità. Per l’ex ministro Fitto – che in quel periodo era presidente della Regione Puglia – è stata anche confermata l’assoluzione per un “abuso d’ufficio“, mentre sono stati dichiarati prescritti gli altri reati che gli venivano contestati, fra i quali l’illecito finanziamento e altri due episodi di abuso d’ufficio.
Il Tribunale di Bari nella sentenza di primo grado, aveva condannato nel febbraio 2013, Fitto a 4 anni di reclusione, accusandolo di essere colpevole dei reati di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e un episodio di abuso d’ufficio, mentre lo aveva assolto dai reati di peculato e da un altro abuso d’ufficio.Giampaolo Angelucci a sua volte era stato condannato a 3 anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento. Il processo era scaturito da un indagine sull’appalto da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite, vinto dalla società dell’imprenditore romano ed una presunta tangente (che in realtà si è dimostrata essere un contributo elettorale assolutamente trasparente) da 500mila euro versata da Angelucci al movimento La Puglia Prima di Tutto fondato da Raffaele Fitto. Somme queste che erano state sequestrato dopo la condanna di primo grado e che invece adesso dovranno essere restituite al movimento politico . Revocate anche le confische nei confronti delle società del gruppo Angelucci per 6 milioni di euro .
Raffaele Fitto dopo l’assoluzione in una nota ha detto che “non è il giorno delle valutazioni o dei commenti né tantomeno delle polemiche o dei festeggiamenti. Ringrazio i miei avvocati Francesco Paolo Sisto, Luciano Ancora ed Angelica Loiacono per la straordinaria dedizione e competenza. In pochi minuti mi sono passati nella mente quasi 10 anni della mia vita”. “Era il 20 giugno del 2006 – ha aggiunto – quando mi fu notificata un’ordinanza di custodia cautelare con il sequestro dei miei beni. La Camera dei deputati, nonostante la mia richiesta di autorizzare l’arresto la respinse all’unanimità. Oggi, sicuramente, sono molto soddisfatto per la sentenza di assoluzione con formula piena ma al tempo stesso molto amareggiato”. “Il mio pensiero – ha concluso Fitto – oggi, va soprattutto a mia moglie, ai miei figli a tutta la mia famiglia che nei momenti più difficili sono stati sempre al mio fianco con discrezione ed affetto insieme a tanti amici che non hanno mai dubitato della mia onestà”.
La procura insiste. In una nota il procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe, al termine del “processo La Fiorita“ ha commentato la decisione della Corte di Appello di Bari sostenendo che riferendosi alla sentenza di prescrizione per alcuni dei reati contestati nel processo, quelli di associazione per delinquere, illecito finanziamento ai partiti e due episodi di abuso d’ufficio contestati ad alcuni degli imputati, tra i quali l’ex ministro Raffaele Fitto, ha però “confermato la fondatezza dell’ipotesi accusatoria” sostenendo quindi che Fitto si è salvato solo grazie all’intervenuta prescrizione . Analoga riflessione del Procuratore con riferimento alla “estinzione per prescrizione del delitto di illecito finanziamento”, a quello di “abuso d’ufficio relativo alla vicenda Fondo del Presidente” ed a quello di “tentato abuso d’ufficio per la vicenda Oratori”. Volpe, elencando anche i reati per i quali i giudici hanno dichiarato l’assoluzione, “l’insussistenza del delitto di corruzione” e la assoluzione per non aver commesso il fatto da un altro abuso d’ufficio, ha ribadito inoltre che la sentenza d’Appello ha “condannato alcuni imputati al risarcimento dei danni causati dalla commissione dei reati in favore della Regione Puglia, nonché al pagamento delle spese processuali”.
La politica. Le dichiarazioni del procuratore Volpe sono state commentate abbastanza criticamente da Francesco Nitto Palma, magistrato e senatore di Forza Italia, attuale presidente della Commissione Giustizia. “Sono allibito – dichiara Nitto Palma – per il comunicato diramato dal Procuratore di Bari, che appare personalizzare oltremisura una vicenda meramente processuale e parla suggestivamente di fondatezza dell’ ipotesi accusatoria, dimenticando il reale significato della prescrizione secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione. Il che equivale a dire che, se le indagini condotte dalla Procura di Bari fossero state contenute in un tempo ragionevole, Fitto sarebbe stato assolto anche per i reati dichiarati prescritti”.
“Dopo quasi 10 anni oggi finalmente la giustizia trionfa” dice Rocco Palese, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, suo assessore quando l’ex ministro era presidente della Regione Puglia e da sempre vicino a Fitto . “L’assoluzione di Raffaele Fitto – dice Palese – è la prova di quel che noi abbiamo sempre saputo ed in cui sempre abbiamo creduto: la sua innocenza e la sua condotta sempre improntata alla trasparenza, alla legalità ed alla buona amministrazione. Nessuno potrà restituire a lui e alla sua famiglia questi dieci anni di calvario giudiziario, ma oggi, quantomeno, sono state ristabilite verità e giustizia”.
Molto chiari e soddisfatti i commenti dei legali. “Tutte le illazioni, tutti i sospetti, tutte la mezze parole su Raffaele Fitto devono lasciare spazio a questa sentenza che ha avuto il coraggio, nonostante il reato fosse prescritto, di dichiararne la insussistenza” commentano gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, difensori di Fitto, al termine della sentenza. “Per la difesa è una grande soddisfazione ma anche per l’uomo e per l’uomo politico, crediamo sia il recupero di quello che non aveva mai perso”. Secondo l’avvocato Gianni Di Cagno, difensore di Giampaolo Angelucci, “poiché da 10 anni non si fa altro che parlare di una presunta tangente e di una corruzione che non è mai esistita, credo che a questo punto non solo l’opinione pubblica ma alcuni organi dello Stato debbano delle scuse a qualcuno. Questa vicenda decennale – ha aggiunto il difensore di Angelucci – ha creato un gravissimo danno economico al consorzio San Raffaele. Riteniamo che azioni di questo tipo, quando incidono così pesantemente sul tessuto economico, forse dovrebbero essere avviate con maggiore prudenza”.