FOGGIA – Grazie ad una “tempestiva indagine” coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, effettuato un blitz dalle prime ore della notte di ieri per un’ operazione di polizia giudiziaria congiunta di tutte le forze dell’ordine, denominata “Chorus” nei confronti dei responsabili degli attentati incendiari contro alcuni esercizi commerciali di Foggia, possesso di armi, estorsioni, rapine, e tentato omicidio.
Sono cinque e separate le inchieste che hanno portato all’ arresto di quattro foggiani, ritenuti legati al “clan Moretti”, arrestati per aver progettato un agguato sventato dieci giorni fa nei confronti di un pregiudicato foggiano di un clan rivale.
I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gianfranco Bruno, 40 anni, meglio noto come “il primitivo” , personaggio in vista della criminalità foggiana affiliato al “clan Moretti-Pellegrino“, e di Antonio Bruno, figlio di quel Rodolfo Bruno assassinato a Foggia con modalità mafiose lo scorso 15 novembre 2018. Fra gli arrestati anche Antonio Carmine Piscitelli, 36 anni, e Giuseppe Ricco, anni 55, già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, in quanto componente del “clan camorristico” della famiglia Panico e “braccio destro” del capoclan Francesco.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno dato esecuzione nel capoluogo ed a Vieste due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Pasquale Carbone, classe ’97, di Vincenzo Colucci, classe ’99, e di Sergio Perekhodko, classe ’98, indiziati gravemente di reati predatori caratterizzati da particolare spregiudicatezza e violenza criminale. Al “terzetto” sono stati contestati i reato di rapina aggravata e possesso comune di armi da sparo, in concorso fra di loro in due rapine ai danni di altrettanti pubblici esercizi di Foggia, commessi il 25 aprile 2016 presso il bar “Terzo Millenio” ed il 29 novembre 2017ai danni di una tabaccheria.
Altre di ordinanze di custodia cautelare sono state emesse ed applicate nei confronti di Michele Notarangelo, classe ‘ 96 e Michele Pinto, classe ’95, a seguito dei gravi indizi di possesso di pericoloso materiale esplosivo nella disponibilità del “clan” di riferimento. L’ordinanza costituisce l’esito delle indagini iniziate lo scorso 17 settembre, quando i Carabinieri di Vieste (FG) arrestarono in flagranza di reato un incensurato, Pasquale Ninni, sorpreso mente custodiva 5 micidiali ordigni esplosivi del peso di 2 kg. cadauno, di fabbricazione artigianale. Le indagini successivamente avviate dai militari dell’ Arma hanno consentito alla procura di Foggia di acquisire elementi probatori per delineare le responsabilità del Notarangelo e del Pinto per conto dei quali veniva custodito e detenuto il materiale esplosivo.
La Polizia di Stato ha dato esecuzione a 7 misure di custodia cautelare nel Comune di Foggia emesse dal Gip di Foggia per i reati di incendio, tentate estorsione e detenzione di armi, nei confronti di Aleandro Di Fiore, nato a Foggia nel 1981, Raffaele Di Fiore, nato a Foggia nel 1965, Vito Francesco Perdonò, nato a Foggia nel 1990, e Raffaella Dell’ Anno, nata a Foggia nel 1987. Le relative attività di indagine erano correlate al tentato omicidio avvenuto il 21 ottobre 2018 quando Aleandro Di Fiore, addetto alla sicurezza della discoteca “Domus” di Foggia, esplodeva alcuni colpi d’arma da fuoco, calibro 7,65 nei confronti di un giovane che veniva colpito alla testa.
Le successive indagini ed accertamenti portavano all’arresto di Renato Console (amico del Di Fiore ), nato a Foggia nel 1990, che veniva trovato in possesso di un rilevante numero di armi che erano nella disponibilità di Aleandro Di Fiore, ed a contestare la detenzione di armi anche nei confronti di Raffaella Dell’ Anno, Raffaele Di Fiore, e Vito Francesco Perdonò, arrestato in flagranza venendo trovato in possesso di un’altra arma clandestina cal. 7,65, con un caricatore armato e 6 proiettili dello stesso calibro pronti ad essere sparati. Arma questa che veniva identificata dal personale della Polizia Scientifica come la pistola utilizzata dal Di Fiore per effettuare il grave ferimento.
Un’altra ordinanza di custodia cautelare veniva eseguita dalla Polizia di Stato, in relazione a degli atti di intimidazione attuati nei confronti di esercizi commerciali di Foggia, a danno della friggitoria “Mordi & Gusta” e della profumeria “Gattullo“, le cui indagini consentivano di identificare Davide Monti, anch’esso di Foggia classe 1994, come colui che aveva materialmente collocato l’ordigno esplosivo.
Grazie ad un a approfondita attività di analisi dell’indagine, si scopriva un’assidua frequentazione del Monti con il giovane Rocco Moretti, di Foggia classe ’97, figlio di Pasquale e nipote di Rocco, elemento di “peso” nella criminalità organizzata nel foggiano, mentre veniva identificato in Abramo Procaccini, nato a Foggia classe 1995, grazie ad un ‘attività tecnica mediate acquisizione delle immagini
La risposta dello Stato.“È una risposta corale, frutto della sinergia tra Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato – ha detto il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati gli esiti dell’operazione interforze ‘Chorus – “Tra le altre cose, grazie alle attività di intercettazioni in corso, abbiamo sventato un tentativo di omicidio studiato con grande pervicacia. Siamo contenti di essere riusciti a salvare delle vite”.
“Una risposta che riguarda più azioni criminose – ha aggiunto il procuratore – e gli episodi oggetto di indagini sono tanti: mi preme dire che si tratta di reati tipici della criminalità organizzata foggiana“. Parlando successivamente sui sette attentati dinamitardi ai danni di imprenditori e commercianti a Foggia dall’inizio dell’anno, il procuratore ha ricordato di aver “letto numerosi messaggi di gente che ci incoraggia ad andare avanti, e stiamo percependo nella società civile la voglia di rialzare la testa. La bomba colpisce l’economia del territorio. L’attività estorsiva ha impoverito questa città perché tocca tutti, non solo le vittime. Queste ultime – ha aggiunto – si trovano spesso in una situazione di grande disagio e solitudine. Abbiamo la necessità di creare un ponte tra le vittime, le forze dell’ordine e la magistratura. La rassegnazione è la tentazione più forte di questo fenomeno” ha concluso il procuratore Vaccaro .