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27 Dicembre 2024 04:08

Folla alla camera ardente di Mario Cerciello Rega il carabiniere ucciso a Roma

Il furto del borsello, il ruolo dell’intermediario della droga, la richiesta di intervento ai militari. Dopo la confessione, il gip convalida il fermo dei due americani. Ma restano da chiarire alcuni punti oscuri. L'audio che arriva dal Comando Generale dei Carabinieri ha chiarito questo primo quesito: ALL'INTERNO I VIDEO E LA REGISTRAZIONE DELLA TELEFONATA AL 112

ROMA – Nonostante un temporale una folla composta e commossa si è radunata oggi in piazza del Monte di Pietà per onorare il vice brigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso il 26 luglio con ultimo saluto. Sono tante le persone che hanno in mano dei fiori, molti si fanno il segno della croce, altri si chiedono come sia stato possibile morire così. Verso le 15:30 è arrivata la moglie che si era sposata soltanto 45 giorni fa con il carabiniere ucciso che ha voluto accompagnare l’ingresso della bara del marito accarezzandola più volte , quasi a non volerlo lasciare andare via.

Presente anche Salvatore Di Sarno  sindaco di Somma Vesuviana, paese che ha dato le origini al povero carabiniere, che uscendo dalla camera ardente ha detto: “Era mio dovere essere qui oggi perché rappresento la sua città e perché ero un suo amico. Non infanghiamo il nome di Mario, come sto leggendo su alcuni articoli di giornale, non lo merita. Era un galantuomo, un umile servitore dello Stato che ha pagato a caro prezzo il suo lavoro” aggiungendo “Ai giudici dico non siate parsimoniosi, c’è bisogno di rispetto per la divisa, per gli uomini che prestano la loro vita allo Stato“.

 

Tre giorni dopo all’ omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, l’ Arma dei Carabinieri dopo aver dato notizie col contagocce rompe il silenzio attuato anche per non ostacolare il corso delle indagini che sono ancora in corsa ed ha deciso di cominciare a sciogliere alcuni interrogativi che hanno alimentato non pochi dubbi su questa tragica vicenda.

Uno dei tanti punti da chiarire era l’intervento dei due carabinieri della Stazione Piazza Farnese,  e come il vicebrigadiere accoltellato per 8 volte e il suo collega siano arrivati in via Cossa ad alcune decine di metri dalla Stazione Carabinieri Prati-San Pietro, all’appuntamento con i due americani fermati per omicidio? L’audio che arriva dal Comando Generale ha sciolto questo primo quesito.

A richiedere l’intervento del 112  alle 4 e 7 minuti chiamando il 112 sostenendo di aver subito il furto di borsello e di una successiva richiesta di riscatto è Sergio Brugiatelli, noto e con precedenti, il broker dei pusher che in piazza Mastai aveva accompagnato i due americani dallo spacciatore che in cambio di 100 euro gli ha rifilato una dose di aspirina invece che di cocaina. “Sono stato derubato del borsello – dice l’uomo alla sala radio operativa dei Carabinieri – ho chiamato sul mio cellulare e i due mi hanno chiesto in cambio soldi per restituirmi il borsello”.

A quanto spiegato dall”Arma dei Carabinieri la telefonata al 112 e ancora prima sul suo telefonino rubato nelle mani dei due statunitensi, Brugiarelli l’ha effettuata dal cellulare di un clochard di sua conoscenza. “Sono a piazza Gioacchino Belli – dice l’uomo chiedendo l’intervento dei Carabinieri – Mi hanno chiesto 80, 100 euro per riavere la borsa… Me l’hanno presa alla fontanella… Quei due li ho visti scappare in una traversa… Almeno vi do il numero e se vi rispondono provate a rintracciarli”. “Così gli dico: vi do i soldi“, continua ancora.

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La centrale della sala operativa dei Carabinieri avverte via radio la stazione di piazza Farnese, chiedendo un intervento in abiti civili. Secondo una versione non ufficiale invece Brugiatelli sarebbe una fonte “confidenziale” dei Carabinieri  sul mondo dello spaccio della movida nella Capitale ed è a quattro militari che incontra per strada a Trastevere che denuncia quanto accaduto. Una versione poco credibile che si scontra con la telefonata fatta al 112 .ù

E’ Brugiatelli che fornisce una descrizione fisica dei due assassini, sostenendo che si tratta di due magrebini. Lo ha fatto buona fede? Al momento non è possibile saperlo. Ma è bastato scriverlo su un brogliaccio di una sala radio per scatenare una violenta campagna politica in cui purtroppo la morte di un vicebrigadiere dei Carabinieri e la ricerca della verità per ore sono passate in secondo piano.

La foto alimenta lo scontro politico

In queste ore, inoltre, è polemica per una foto diffusa online, forse dopo essere circolata in alcune chat, di uno dei due americani arrestati mentre era bendato in caserma. Nello scatto si vede il giovane americano seduto in un ufficio della caserma con gli occhi coperti, forse in attesa di essere interrogato. Il Comando generale dell’Arma dei carabinieri ha preso “fermamente le distanze dallo scatto e dalla divulgazione” della foto. Il militare che avrebbe messo la benda all’americano arrestato è stato identificato e i Carabinieri hanno fatto sapere che è stato immediatamente spostato a un reparto non operativo. Intanto la Procura di Roma è in attesa di un’informativa sulla vicenda, dopo la quale si procederà all’apertura formale di un fascicolo di indagine.

Finnegan Lee Elder a destra nell’albergo di Roma, a sinistra nella foto bendato e ammanettato che ha scatenato le polemiche

A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. Punto“. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini commenta la vicenda della foto .

 

Sulla stessa linea Giorgia Meloni: “A tutti quelli che ora si affannano a montare il caso del delinquente bendato in caserma vogliamo ricordare che la vittima è un carabiniere barbaramente ammazzato a 35 anni, il carnefice un balordo drogato americano. Punto” scrive il presidente di Fratelli d’Italia su Facebook .

(notizia in aggiornamento)

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