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27 Novembre 2024 16:41

Fondazione Open, per la Consulta: “Sì a conflitto tra Senato e procura Firenze”

Dopo il giudizio di ammissibilità, la Corte costituzionale giudicherà nel merito per decidere se i magistrati fiorentini, che hanno inserito nel fascicolo dell'inchiesta chat ed email risalenti a quando Matteo Renzi era già senatore, avrebbero dovuto chiedere anticipatamente formale autorizzazione al Senato per l'acquisizione di quella documentazione che secondo il Senato equivale a un'attività di intercettazione.

E’ ammissibile il conflitto tra poteri dello Stato nell’ambito del procedimento giudiziario su Open, la fondazione che animò e finanziò la scalata politica di Matteo Renzi alla guida del Pd e le sue kermesse politiche come la “Leopolda” di Firenze. La Corte costituzionale, al termine della camera di consiglio, ha giudicato ammissibile la richiesta del Senato di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con riguardo “agli atti posti in essere nell’ambito di un procedimento penale pendente dinanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze nei confronti del senatore Matteo Renzi“. Per il Senato della Repubblica erano presenti alla camera di consiglio gli avvocati Fabio Pinelli e Giuseppe Morbidelli, mentre il giudice relatore è stato Franco Modugno.

Si tratta degli atti di indagine compiuti dai pubblici ministeri della procura di Firenze durante l’inchiesta sulla Fondazione Open, che vede tra gli indagati per finanziamento illecito dei partiti, oltre ai componenti del cosiddetto ‘giglio magico renziano’, anche il senatore Matteo Renzi. Dopo il giudizio di ammissibilità, la Corte costituzionale giudicherà nel merito per decidere se i magistrati fiorentini, che hanno inserito nel fascicolo dell’inchiesta chat ed email risalenti a quando Matteo Renzi era già senatore, avrebbero dovuto chiedere anticipatamente formale autorizzazione al Senato per l’acquisizione di quella documentazione che secondo il Senato equivale a un’attività di intercettazione. Ora il conflitto ritenuto ammissibili verrà deciso nel merito dalla Corte costituzionale a seguito dell’udienza pubblica.

Il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato era stato sollevato dal Senato nei confronti della Procura per capoluogo toscano in merito all’acquisizione, durante l’attività investigativa svolta a mezzo di sequestro dei telefoni cellulari, di messaggi di testo sulla piattaforma ‎WhatsApp e di corrispondenza e-mail nei quali era mittente o destinatario il senatore Renzi, nonché a mezzo dell’acquisizione di un estratto conto del conto corrente bancario, sempre del senatore Renzi.

L’atto era stato presentato dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari lo scorso 20 dicembre 2021. L’Aula del Senato ha deliberato il ricorso alla Corte costituzionale il 22 febbraio con 167 voti, 76 contrari e nessun astenuto, approvando la relazione della Giunta delle immunità. Secondo la relazione, in sintesi, magistrati fiorentini (all’epoca il procuratore capo Giuseppe Creazzo e i sostituti procuratore Luca Turco e Antonino Nastasi) avrebbero dovuto chiedere prima una formale autorizzazione al Senato per l’acquisizione delle chat private e delle mail di Renzi.

I magistrati che indagano sulla Fondazione Open hanno chiesto il rinvio a giudizio per il leader di Iv e altri protagonisti del giglio magico come la deputata Iv ed ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato del Pd Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi, che è stato presidente della Fondazione, e l’imprenditore Marco Carrai. E’ in corso dall’aprile scorso il procedimento davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Firenze per esaminare richiesta di richiesta rinvio a giudizio formulata dalla Procura per 12 indagati.

Domani, venerdì 25 novembre, davanti al Gup del Tribunale di Firenze è fissata una nuova udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio sul caso della Fondazione Open

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