di REDAZIONE POLITICA
Silvio Berlusconi questa volta si è dovuto piegare alla prova “muscolare” di Matteo Salvini. Un diktat da leader del centrodestra al quale il padre-padrone di Forza Italia si è dovuto adeguare annunciando che non voterà la riforma del Mes il 9 dicembre, accogliendo quindi le pressioni della Lega e di Fratelli d’ Italia.
Il Cavaliere ha cercato di ricompattare l’alleanza di centrodestra – dopo lo “strappo” sullo scostamento di bilancio, sull’emendamento salva Mediaset con un prezzo salatissimo: Forza Italia sta per saltare in aria per le proteste .
Il segretario della Lega ha inviato a Berlusconi un messaggio chiaro e forte avvisandolo che se vota la riforma del Mes insieme al Governo, Forza Italia si autoesclude dall’alleanza del centrodestra, parlando a margine di una visita in un’area archeologica di Centocelle. Parole testuali: “Se lo vota la maggioranza non mi stupisce se lo fa qualche membro dell’opposizione finisce di essere compagno di strada della Lega. Perché qua si ipoteca il futuro dei nostri figli“.
Dopo alcune ore prima prima il suo braccio destro Licia Ronzulli seguita dallo stesso Berlusconi correggono la precedente linea politica : “Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes perchè non riteniamo che la modifica del meccanismo di stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo” spiega in prima persona presidente di Forza Italia.
Dopo la dichiarazione di “resa” di Berlusconi non arriva nessun comunicato, nessuna dichiarazione di sostegno dai forzisti, mentre il gruppo di Forza Italia alla Camera è una pentola che rischia di esplodere, con un “traffico” nella stanza della capogruppo Mariastella Gelmini, seguito una interminabile serie di telefonate per tutto il pomeriggio con Renato Brunetta, Mara Carfagna, Osvaldo Napoli , Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo e molti altri.
La gran parte dei deputati forzisti pretende l’immediata convocazione di un’assemblea per sconfessare la linea del Cavaliere. La capogruppo Gelmini cerca di mediare, di convincere tutti che è meglio ragionare a mente fredda e rinviare a oggi, ma la riunione delle prossime ore sarà una resa dei conti senza precedenti.
“Almeno i due terzi del gruppo il 9 dicembre voterà contro l’indirizzo dettato in queste ore dal Presidente, che stavolta purtroppo si è suicidato“, racconta sconsolato un ex ministro, suo fedelissimo da sempre. La settimana prossima il MES, cioè la riforma europea del meccanismo salva Stati verrà votata a Montecitorio , si potrebbe assistere al definitivo tramonto in diretta della leadership berlusconiana durata un quarto di secolo. Ma ogni colpo di scena è ancora possibile, mai dare per morto (politicamente) Berlusconi, come la sua storia politica insegna .
La voce circolata con insistenza difficilmente troverà conferma, cioè che Salvini per “riportare all’ovile” (per dirla con le parole del vicesegretario nazionale dei Dem Andrea Orlando – n.d.r.) l’alleato Silvio Berlusconi – non è stata la minaccia di rottura della coalizione. Piuttosto, quella di non “sponsorizzare” tra poco più di un anno il suo nome quando si aprirà la corsa per eleggere il nuovo Presidente della Repubblicam che è da sempre il segreto inconfessabile (ma ben noto a tutti) ancora sognato dall’anziano leader.
Certo è che ieri per tutto il giorno i suoi hanno cercato invano di contattarlo ma l’ex premier si è barricato nella residenza in Provenza della figlia Marina per una riunione d’affari (e di famiglia) “delicatissima”, raccontano. Con lui, solo Niccolò Ghedini ed in contatto telefonico, unicamente il suo braccio destro Licia Ronzulli. Proprio i due senatori che, a sentire i deputati del fronte anti sovranista, avrebbero convinto il capo ad assecondare Salvini. Una contromossa per arginare e bloccare il ritorno in auge del tessitore pro-governo Gianni Letta.
Non è ancora finita però. I vertici Ppe considerano la mossa dell’alleato italiano una dissociazione gravissima: sembra che la Weber e la stessa Merkel sarebbero intenzionati a intervenire, considerando la mossa dell’alleato italiano una dissociazione gravissima. Popolari, socialisti e liberali voteranno compatti a favore della riforma, mentre il voto contrario di Forza Italia potrebbe compromettere il suo recepimento a Roma.
Antonio Tajani, numero due e dirigente Ppe, è in forte imbarazzo, prova a mettere una pezza: “La scelta non ha nulla a che vedere con il sì all’utilizzo dei 37 miliardi per azioni anti Covid“. I sovranisti esultano. “Fdi ringrazia Silvio Berlusconi, il 9 dicembre daremo l’ennesima prova di unità del centrodestra“, commenta Giorgia Meloni. “Abbiamo dimostrato che il centrodestra unito vince”, aggiunge Matteo Salvini. Ma tutto ciò sta rischiando in queste ore di spingere i deputati dissidenti di Forza Italia a fuggire dalle file di Berlusconi verso approdi più sicuri, all’ombra del Governo Conte bis.