Francesco Schiavone, 70 anni, conosciuto con l’appellativo di “Sandokan”, il capo del clan dei Casalesi una delle organizzazioni mafiose più pericolose, si è pentito. È il secondo capoclan dei Casalesi a pentirsi dopo Antonio Iovine detto ‘o Ninno, che ha iniziato a parlare con i giudici nel 2014. A Schiavone venne dato l’appellativo di “Sandokan” per la vaga somiglianza con l’attore indiano Kabir Bedi che ha interpretato il ruolo nella popolare miniserie televisiva andata in onda in Italia negli anni Novanta.
Il boss camorrista ha iniziato a collaborare con la giustizia da alcuni giorni secondo quanto hanno confermato dalla Direzione Nazionale Antimafia e la Direzione distrettuale Antimafia della Procura di Napoli che già da alcune settimane hanno dato il via ai contatti con quello che, a tutti gli effetti, è ormai l’ex boss del clan dal 1998 detenuto in regime del carcere duro (41 bis) , 26 anni dopo essere stato catturato l ’11 luglio 1998 in un bunker a Casal di Principe, località in provincia di Caserta, dagli uomini della Polista di Stato guidati dall’attuale capo della Polizia Vittorio Pisani.
Schiavone si trova in carcere da oltre 26 anni dopo l’arresto nel 1998 a seguito del quale venne condannato nel maxi processo Spartacus: fu catturato in un bunker dell’abitazione dove viveva con la famiglia (dove era con la moglie Giuseppina Nappa e le figlie, ) in Via Salerno a Casal di Principe. In carcere dovrà scontare molti ergastoli: la sua lunga carriera criminale inizia molto presto, ancora minorenne, quando fu autista dei boss Umberto Ammaturo e autista e di Antonio Bardellino oltre a detenere illegalmente armi da fuoco. Il regime del 41 boss venne confermato dalla Cassazione nel gennaio 2018 respingendo l’istanza di revoca presentata dai suoi avvocati.
Tre anni fa, cioè nel 2021, il primo a pentirsi fu Walter il secondo figlio di Schiavone, (collaboratore di giustizia dal 2021) ed il primo figlio Nicola (in carcere dal 2010, pentito dal 2018) : adesso, con il nuovo programma di collaborazione, Sandokan potrebbe portare alla luce tantissimi aspetti ancora sconosciuti sul clan dei Casalesi ed aiutare la giustizia a venire a capo su molti casi rimasti irrisolti. Francesco Schiavone è stato a capo della cosca, per numerosi anni, anche agli altri boss Antonio Iovine, Francesco Bidognetti e Michele Zagaria. Tra i familiari è stato offerto al il figlio Ivahnoe di entrare nel programma di protezione .
La finta malattia
La malattia del boss ha consentito il trasferimento dal carcere milanese di Opera a quello dell’Aquila non è stato altro che soltanto un pretesto affinché in realtà passasse sottotraccia. In realtà, secondo quanto rivelato da fonti investigative si è trattato di un espediente per evitare che si spargesse la voce negli ambienti camorristici visto che Schiavone era già in contatto con la Direzione Nazionale Antimafia e la Dda. Non più tardi di alcuni giorni fa Schiavone è stato trasferito nel carcere dell’Aquila per potersi curare nell’ospedale San Salvatore dove ricevette le cure anche il capo dei capi Matteo Messina Denaro poi deceduto lo scorso mese di settembre. Sandokan sebbene sia ammalato, non ha un tumore, ma questa voce è stata lasciata correre in maniera tale da mantenere il suo trasferimento in Abruzzo il più riservato possibile.
Le stesse fonti investigative fanno sapere che alcuni familiari stretti sono rimasti spiazzati dalla decisione di collaborare con la giustizia e alcuni di essi non hanno intenzione di abbandonare le loro abitazioni di Casal di Principe.
Il pentimento del super boss “Sandokan” all’anagrafe Francesco Schiavone è stato salutato con gioia anche dal sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, che ha dichiarato di esserne contento. “Spero che possa fare luce su un periodo oscuro della nostra storia, ma anche a farci individuare quegli angoli ancora nascosti che possano rappresentare un pericolo futuro per la nostra gente, per la nostra economia e nostre Istituzioni”. A seguire è arrivato anche il commento del presidente della Provincia di Caserta, Giorgio Magliocca, che ha evidenziato l’importanza della notizia con la speranza che “si possa fare chiarezza su una lunga pagina di storia della nostra Provincia“.
Sulla notizia della collaborazione di Francesco Schiavone è intervenuto anche Gimmi Cangiano, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione Ecomafie. “Si chiude di fatto un periodo lungo 30 anni, che ha lasciato dietro di sé centinaia e centinaia di vittime. Molte innocenti, come Don Peppe Diana e come tutti coloro uccisi per non aver abbassato la testa. La speranza adesso è che si possa far luce su tanti episodi criminosi ancora senza risposta. Ed in particolare la mia speranza è che si possa arrivare a tracciare il percorso di decenni di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, che ancora giacciono nascosti ed interrati nel sottosuolo della nostra Provincia”. L’auspicio di Cangiano è che Schiavone possa “aiutare le autorità competenti ad individuare i luoghi principali che nascondono ancora bombe ecologiche dal devastante effetto per la salute nostra, dei nostri prodotti e delle nostre città. I dati in nostro possesso ci dicono tristemente che in questa Provincia l’incidenza di tumori riconducibili all’inquinamento ambientale e agli effetti di essere ‘Terra dei Fuochì è tra le più alte. Individuare queste bombe ecologiche ancora nascoste e bonificare i territori che per decenni le hanno sotterrate, resta il nostro obiettivo primario”.”.
Il pentimento di Schiavone rappresenta l’ennesimo durissimo colpo alla camorra e al crimine organizzato e la vittoria dello Stato che, con i suoi uomini e le sue donne migliori, non ha mai smesso di contrastare un fenomeno criminale devastante per il futuro della nostra Nazione.…
— Chiara Colosimo (@ChiaraColosimo) March 29, 2024
Il poliziotto che lo catturò: così arrivammo a ‘Sandokan’
La cattura di Francesco Schiavone, detto Sandokan, “arrivò al termine di un’indagine dura, faticosa e laboriosa, durata 8 mesi asfissianti”. Lo racconta Sergio Sellitto, oggi dirigente dell’Interporto Campano, negli anni ’90 vicequestore della polizia di Stato in servizio alla Direzione investigativa antimafia, alla guida della squadra ‘Yanez’ che l’11 luglio 1998 a Casal di Principe riuscì a catturare il boss del clan dei Casalesi. La cattura, ricorda Sellitto, arrivò al termine di “un’indagine dura, faticosa e laboriosa, durata 8 mesi asfissianti”. Dopo aver seguito una pista che portava a ritenere che Schiavone fosse nascosto in una località del Nord Italia, il cerchio degli investigatori andò a stringersi proprio su Casal di Principe. “Il momento operativo – racconta Sellitto – è scattato quando abbiamo finalmente avuto la certezza che la moglie stava andando a trovarlo nel suo nascondiglio. Abbiamo seguito il lungo e tortuoso percorso compiuto dalla donna, che passava da un’auto all’altra guidata da sue amiche che giravano per Casale senza dare nell’occhio, lei a volte stesa sul sedile posteriore per non farsi notare. Una volta individuata l’abitazione nella quale ritenevamo si trovasse Schiavone, siamo entrati alle 22.40″. “Il pentimento di Schiavone? Dopo 26 anni di carcere l’ho trovato molto strano, mi chiedo quale sia il contributo che potrebbe dare. Di sicuro potrebbe svelare il mistero dell’omicidio di Antonio Bardellino, mai risolto”, continua Sergio Sellitto.
Cantone: sveli i segreti su Terra dei fuochi
“Credo che siamo giunti ad un risultato importante, che certifica la vittoria dello Stato”. A dirlo all”agenzia Adnkronos, commentando il pentimento del boss Francesco Schiavone, è Raffaele Cantone, attuale capo della Procura di Perugia, che in passato da pubblico ministero si è occupato di alcune importanti inchieste contro il clan dei Casalesi che, a processo, hanno portato a condanne in via definitiva all’ergastolo proprio per l’ormai ex boss pentito. “Adesso la speranza è che Schiavone possa rendere dichiarazioni che permettano agli inquirenti di far luce su episodi che, ancora oggi, restano oscuri” aggiunge il procuratore Cantone. Ma, soprattutto, che “Sandokan possa parlare dei suoi rapporti con la politica e l’imprenditoria della provincia di Caserta, anche in riferimento anche alla Terra dei fuochi”.
| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |