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22 Luglio 2024 14:27
22 Luglio 2024 14:27

Fuga di notizie sulla cattura di Messina Denaro: eseguite 2 ordinanze di custodia cautelare

Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Palermo, condivisa dal G.I.P., avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche on-line, alcuni documenti ancora coperti da segreto investigativo

Nel corso della nottata, in provincia di Trapani e a Milano, militari dei Comandi Provinciali di Palermo e Trapani, supportati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e ricettazione. Nello stesso contesto, sono state effettuate delle perquisizioni, a Milano, sui luoghi nella disponibilità di un terzo indagato, in stato di libertà.

il consigliere comunale Giorgio Randazzo (FdI)

Il provvedimento cautelare riguarda il maresciallo dei Carabinieri Luigi Pirollo in servizio presso il nucleo Operativo della Compagnia di Mazara del Vallo in provincia di Trapani che aveva trafugato più di 700 file dal server dell’Arma, il consigliere comunale Giorgio Randazzo della stessa provincia, nonché Fabrizio Corona, lo spregiudicato ex-agente fotografico, per cercare di vendere il materiale, facendo seguito alle puntuali investigazioni, svolte dagli stessi Carabinieri di Trapani e Palermo, su una presunta fuga di notizie riservate, connesse alle fasi successive alla cattura del noto latitante Matteo Messina Denaro.

Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri coordinati dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido della Procura della Repubblica di Palermo, e condivisa dal G.I.P., avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche on-line, alcuni documenti ancora coperti da segreto investigativo e inerenti le indagini sulle fasi immediatamente successive all’arresto del latitante, verosimilmente carpiti dal maresciallo dei Carabinieri e ceduti da questi al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita a Fabrizio Corona, per realizzare degli scoop.

Corona aveva organizzato un incontro con Moreno Pisto direttore del quotidiano on line “Mow”, per piazzare il falso scoop ma direttore non ha abboccato, e quando ha visionato il materiale lo ha copiato di nascosto avvertendo immediatamente la squadra mobile di Palermo. Il ruolo di Fabrizio Corona era emerso anche per un’altra vicenda collegata a Messina Denaro, che era riuscito a contattare e circuire una delle amiche che il boss aveva conosciuto in clinica, destinataria di numerosi suoi messaggi vocali.

I messaggi erano finiti in televisione in prima serata, nella trasmissione di Massimo Giletti, “Non è l’arena”. che però al momento non sono oggetto di indagine. In quella occasione erano state attivate delle intercettazioni, e Corona all’inizio dello scorso maggio, era stato intercettato mentre affermava di avere messo le mani su uno “uno scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale grazie a non meglio specificati carabinieri che volevano vendere del materiale d’indagine dell’ Arma.

I magistrati hanno delegato le indagini, affidandole ai Carabinieri dei nuclei investigativi. a seguito delle quali è stata scoperta una pen drive con tantissimi file sugli accertamenti successivi alla cattura di Messina Denaro, svolti dalla Compagnia dei carabinieri di Mazara del Vallo e dalla Stazione di Campobello di Mazara. Atti riservati, la cui divulgazione potrebbe pregiudicare le indagini sulla rete che ha favorito la latitanza del padrino delle stragi arrestato dopo trent’anni. C’erano anche i verbali dei vicini di casa del boss. 

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