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23 Dicembre 2024 02:51

Furto d’identità e conto svuotato. Ma la banca ora deve risarcire il cliente truffato

Importante sentenza del Tribunale di Roma in difesa di un risparmiatore argentino che aveva i soldi depositati in Italia. Degli hackers hanno spostato il denaro dal suo deposito online ad un altro, che era stato intestato a suo nome grazie a dei documenti falsi

schermata-2016-10-13-alle-11-33-31Un “colpo” ingegnoso a Roma dei soliti ignoti hackers che ha fruttato loro illegalmente  oltre 110 mila euro .  L’ organizzazione di malviventi (e hacker) ha fabbricato una carta di identità romana fasulla con usando il nome, cognome e fotografia dell’uomo che hanno truffato. Usando questo documento, che è stato falsificato in modo persino grossolano, il capo della banda ha aperto un conto corrente in un istituto del centro, circostanza che la dice lunga… sui controlli insufficienti effettuati dalle banche.

Aperto il conto, usando incredibilmente i codici di accesso che l’hacker ha trafugato alla vittima prescelta, si è collegato ad Internet entrando sul conto online del malcapitato. E  sempre via Internet da questo conto corrente online , ha trasferito 110 mila 320 euro verso il conto aperto con i documenti falsi, lasciando sul conto del truffato appena 37 euro. Concluso il trasferimento dei fondi, la banda ha preleva dal conto fasullo i 110 mila 320 euro, stavolta in contanti, per poi sicuramente festeggiare nelle strade della Capitale.

Adesso il Tribunale Civile di Roma ha ordinato alla banche in questione la restituzione di tutti i soldi prelevati in modo illecito dal conto del truffato e il pagamento di altri 20 mila euro per risarcire l’ulteriore danno patrimoniale che la persona ha subìto (per andare avanti, la vittima ha dovuto chiedere dei prestiti). Infatti, a dover versare queste somme e pagare questi risarcimenti saranno entrambe le banche: quella del correntista, indifesa di fronte ai truffatori informatici; ma anche la banca dove è stato aperto il conto fasullo senza i dovuti necessari controlli .

La sentenza del Tribunale spiega che il correntista raggirato non ha commesso alcuna leggerezza nella gestione del suo conto. Imperizia e ingenuità sono tutte delle due banche, ora giudicate responsabili.

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