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4 Novembre 2024 23:36

“GARANTISCO IL MIO MASSIMO IMPEGNO ALLE DONNE E AGLI UOMINI DELLA POLIZIA DI STATO”

Il discorso integrale di insediamento del nuovo Capo della Polizia Prefetto Lamberto Giannini, che subentra al prefetto Gabrielli, nominato sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi Segreti

di LAMBERTO GIANNINI*

Signor Ministro, Signor Sottosegretario, Autorità, colleghi ed amici, grazie per essere qui a condividere con me questa cerimonia di insediamento. Signor Ministro mi consenta, in primo luogo, di ringraziarLa e, per il Suo tramite, di ringraziare il sig. Presidente del Consiglio e tutta la compagine governativa per la fiducia che mi è stata accordata.

Non posso – e non voglio – celare l’emozione e al contempo l’apprensione nell’assumere un incarico che reca con sé funzioni e responsabilità da “far tremare le vene e i polsi”, come disse il Sommo Poeta. Emozione per aver raggiunto questo prestigioso traguardo e perché ricevo il testimone dal prefetto Gabrielli al quale mi lega un’antica amicizia, nata e vissuta sul campo, alla Digos di Roma, quando abbiamo affrontato un sanguinoso tentativo di far tornare nel nostro Paese lo spettro del terrorismo. A lui va il mio profondo ringraziamento per l’autorevolezza e l’equilibrio con il quale ha diretto per quasi un lustro il Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Franco Gabrielli e Lamberto Giannini

Apprensione perché avverto la responsabilità di ricevere questo incarico in una stagione così complicata – come quella che stiamo attraversando – condizionata da una pandemia che non sembra allentare la sua morsa e che aggredisce le nostre comunità esposte a una criminalità, sempre pronta a approfittare delle fragilità sociali.

Pur con questi affanni, so di poter contare su una grande squadra, donne e uomini che come me confidano consapevolmente nella solidità di quei principi che hanno sin qui guidato il mio agire e che continueranno a farlo: Valori ispirati a quella carta costituzionale sulla quale ho giurato oltre 30 anni fa, all’atto del mio ingresso nella Polizia di Stato e che mi hanno sempre accompagnato.

Mi guida anche la serenità che deriva dall’avere chiara la consapevolezza di “chi siamo” e della missione che l’amministrazione della pubblica sicurezza è chiamata a compiere. Per realizzare sé stessi, diceva Aristotele nell’Etica, occorre conoscere la propria missione, il proprio dàimōn, ma prima ancora occorre sapere chi si è: “conosci te stesso” dicevano gli antichi greci.

E quello che siamo, la nostra essenza risiede nella legge 121 del 1981, con la quale è stata rifondata la Polizia di Stato e ridisegnata l’amministrazione della pubblica sicurezza. Oggi siamo una Istituzione con l’entusiasmo della gioventù e la solidità di radici che affondano saldamente nel passato.

Una organizzazione complessa alla cui esistenza concorrono molteplici amministrazioni dello Stato. La complessità che ci caratterizza non è un vulnus, è la ricchezza, l’essenza del nostro essere al servizio del cittadino. Solo chi ha strutture composite, nelle quali il confronto, la comprensione delle ragioni dell’altro sono parte necessaria nel quotidiano processo decisionale, può comprendere ed affrontare le dinamiche di un mondo sempre più complesso.

In questa sfida è determinante anche il confronto con le organizzazioni sindacali a cui formulo il sincero invito ad accompagnarmi in questa direzione, con il loro necessario pungolo critico, ma sempre finalizzato al benessere del personale che costituisce la nostra principale risorsa.  A loro, alle donne e agli uomini della Polizia di Stato, garantisco il mio massimo impegno, in ogni sede, per elevare gli standard di sicurezza e per la promozione del benessere del personaleLa serenità dei nostri operatori si riverbera sulla sicurezza delle nostre comunità.

E in questo gravoso compito che mi attende sento anche la vicinanza ed il sostegno che deriva dalla compattezza del vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza che si è consolidato nel corso di anni di lavoro insieme. Una “famiglia allargata” si direbbe oggi, perché grazie alla riforma definita il 6 febbraio dello scorso anno, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza è sempre più “la casa delle forze di polizia”.

Sono sempre stato uno strenuo sostenitore della centralità del coordinamento nell’architettura del sistema sicurezza. Non un coordinamento di facciata, uno spot pubblicitario dietro al quale celare gelosie di giubba. Per me il coordinamento delle forze di polizia è un indispensabile valore. Io l’ho praticato e se oggi sono qui lo devo anche alla felice esperienza del CASA il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo in cui non solo il law enforcement ma anche l’intelligence ha saputo condividere il proprio patrimonio informativo, le proprie esperienze e sensibilità per il bene supremo, la sicurezza del Paese.

In questa direzione ritengo essenziale investire sulle nostre articolazioni territoriali, vero cuore pulsante del nostro sistema. Essere dove le nostre comunità ci vogliono vedere, per le strade delle nostre città, in mezzo alla gente. Dove si estrinseca il nostro spirito di servizio per il quale tanti colleghi hanno sacrificato finanche la vita.

Anche in questa stagione pandemica che ha mietuto tante vittime, le nostre donne, i nostri uomini non si sono risparmiati. Abbiamo continuato nel nostro incessante impegno per la sicurezza dei cittadini, pagando un pesante tributo in termini di vite umane.

A coloro che hanno sacrificato il bene più prezioso per l’affermazione della nostra sicurezza, precondizione di ogni diritto di libertà, va la mia più profonda gratitudine. Consentitemi una breve digressione dalla liturgia del protocollo per ringraziare Laura, mia moglie, con la quale condivido non solo due splendidi figli ma anche la professione che per entrambi è “passione”.

Mi accingo ad affrontare il mandato alla vigilia di un anniversario molto importante per la Polizia di Stato e per l’intera amministrazione della pubblica sicurezza: i quarant’anni della legge 121, promulgata il 1° aprile del 1981. Celebreremo quest’anniversario non solo con iniziative formali, ma – soprattutto – dando attuazione al processo riformatorio delle articolazioni centrali e territoriali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Una riorganizzazione che, pur conservando lo spirito di quella straordinaria legge, ne attualizza i contenuti. Per avere un Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed una Polizia di Stato al passo con i tempi, in grado di rispondere alle istanze di sicurezza delle nostre comunità. Concludo ringraziando sin da ora per tutto il lavoro che faremo insieme.

*Direttore generale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Capo della Polizia di Stato

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