Secondo il senatore Maurizio Gasparri “Il decreto salva Taranto non può essere finanziato con i fondi delle imprese dell’indottoILVA. Per aiutare concretamente la città è infatti necessario far sapere alle tante imprese che hanno continuato a lavorare e maturare crediti con l’ ILVA quando potranno essere pagati, scongiurando una sempre più imminente crisi di liquidità“.
“Il fallimento di queste imprese – prosegue Gasparri– , che hanno maturato crediti anche con la gestione commissariale e che si sono esposte con i loro fornitori, metterebbe a repentaglio l’intera economia tarantina, con il licenziamento di oltre 3000 dipendenti. Insieme alla senatrice Pelino stiamo vigilando in commissione per scongiurare questa ipotesi. Abbiamo incontrato nei giorni scorsi il presidente di Confindustria Taranto, Cesareo, e nel fine settimana ho ribadito al consigliere regionale Lospinuso e ad altri imprenditori locali la nostra attenzione e determinata iniziativa sul tema. Sollecitiamo dunque il Governo ad intervenire con urgenza per far fronte ai 250 milioni di euro che le imprese stanno aspettando e che devono essere inseriti nel decreto per evitare di dare alla città pugliese l’ennesimo duro colpo”.
Resta da capire perchè lo Stato, i contribuenti, debbano far fronte ai debiti di un’azienda, che pur se commissariata, è ad oggi un’azienda di natura e diritto privato.