Nella mattinata odierna il Nucleo P.E.F. (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza, il Servizio Centrale Investigativo sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e la Squadra Mobile di Lecce della Polizia di Stato , hanno eseguito su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce , nello stesso capoluogo e in alcuni comuni limitrofi, un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari dr. Marcello Rizzo del Tribunale di Lecce di quanto provento dei reati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’odierna operazione di servizio è la naturale prosecuzione di quella conclusasi lo scorso 20 novembre nella quale erano state eseguite 35 ordinanze di custodia cautelare che vedevano tra i destinatari anche alcuni esponenti della criminalità organizzata locale, già condannati per aver fatto parte di un’organizzazione criminale di stampo mafioso, più nota come Sacra Corona Unita (clan Pepe – Briganti, Gruppo Penza), storicamente radicata nel capoluogo salentino, ma con ramificazioni in diversi centri della provincia.
Tutti i nomi degli arrestati
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere erano state eseguite nei confronti di Antonio Baldari; 43enne residente a Lecce; Giulio Biscozzi, 27enne di Copertino; Gianluca Calabrese, 37enne di Copertino; Raffaele Capoccia, 36enne di Lecce; Massimo Cazzella, 51enne di Lecce; Pasquale Conte, 35enne residente ad Aradeo; Ivan Dell’Anna, 48enne residente a Copertino; Davide De Rinaldis, 52enne di Lecce; Santo Gagliardi, 59enne leccese detenuto a Borgo San Nicola; Giulio Maria Gagliardi, 26enne di Lecce, Emanuele Gammariello, 31enne residente a Lecce; Ervis Gjuzi (o Gjezi), 38enne albanese residente a Grottaglie; Rocco Gligora, 53enne di Melito Porto San Salvo (Rc); Alessandro Greco, 41enne residente a Cavallino; Davide Guida, 33enne di Copertino; Giorgio Hameti, 30enne di Scorrano; Pietro Leone, 51enne residente a Martina Franca; Cosimo Miggiano, 43enne residente a Muro Leccese; Antonio Alvaro Montinari, 53enne residente a Lendinuso (Br); Diego Negro, 43enne di Scorrano; Alex Nigro, 46enne residente a Erchie (Br); Ruben Patruno, 27enne di Copertino, Antonio Marco Penza, 41enne di Lecce, detenuto a Nuoro. Salvatore Perrone, 58enne di Trepuzzi; Fabio Pisanu, 52enne residente a Lecce; Cristian Roi, 42enne residente a Nardò; Giuseppe Rolli, 61enne di Copertino; Carlo Serio, 50enne residente a Ibiza; Cristian Stella, 29enne di Lecce; Selim Tila, albanese di 38 anni, residente a Grottaglie; Maurizio Toma, 49enne di Scorrano; Marcello Tulipano, 59enne di Copertino; Francesco Urso, 37enne residente ad Andrano. Arresti domiciliari per Francesca Cazzella, leccese di 35 anni e Alessandra Petracca, 41enne di Scorrano.
Il Tribunale di Lecce – Sezione del Riesame confermava le misure custodiali in carcere e, a seguito di appello formulato dalla Procura della Repubblica, già in data 21 dicembre 2024, aveva riconosciuto la sussistenza del reato associativo di stampo mafioso. Le indagini, nel loro complesso, avevano consentito di acquisire un solido impianto indiziario in ordine alla esistenza ed operatività di due associazioni, radicate nei comuni di Lecce e nel basso Salento, guidate rispettivamente da Marco Antonio Penza, leccese di 41anni, e Santo Gagliardi, 52 anni la prima e da Gianluca Calabrese e Raffaele Capoccia l’altra, tutti pregiudicati, dedite al traffico e commercio in forma strutturata ed organizzata di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti di diversa tipologia.
Il sodalizio criminale aveva sviluppato non solo un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti ma anche un progressivo dominio sotto il profilo economico-finanziario attraverso l’acquisizione nel tempo di una serie di locali pubblici (pub e ristoranti) ed alcuni esercizi commerciali nel territorio salentino, con la connivenza e fattiva collaborazione di un noto ex commercialista salentino e a tutt’oggi detenuto in carcere. Una pluralità di imprese, infatti, sotto forma di cooperative, risultavano formalmente affidate a soci e/o a soggetti prestanome ma in realtà erano asservite agli scopi del gruppo criminale per reinvestire il denaro di provenienza illecita (anche all’estero), e per garantire ai familiari degli associati assunzioni e retribuzioni, onde legittimare la provenienza (di facciata) dei guadagni.
In realtà nel corso delle indagini non è stata riscontrata alcuna attività lavorativa . In particolare, alle citate cooperative, giungevano per mano degli adepti somme di denaro contante di volta in volta versate sui rispettivi conti correnti societari (anche per diverse decine di migliaia di euro), da impiegarsi in un secondo momento per corrispondere gli stipendi (anche pari a 2.500 euro al mese) a mogli o parenti diretti dei soggetti detenuti ovvero da utilizzarsi per il sostentamento di quest’ultimi in carcere. Somme di denaro contante venivano altresì elargite ad altre “imprese” compiacenti che, poi, provvedevano ad acquistare autovetture di lusso date in uso (di fatto) ai medesimi pregiudicati oppure ai familiari di questi.
L’ex commercialista Antonio Baldari (alias “dr. Benessere”) oggi detenuto, colpito dalla misura restrittiva provvedeva ad “amministrare” gli interessi economico-finanziari in prima persona, o attraverso teste di legno, offrendo la propria opera per trasferire all’estero ingenti somme di denaro con bonifici in partenza dalle solite società cooperative compiacenti, in particolare la VITRUVIO SOCIETA’ COOPERATIVA della quale era presidente del CdA, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio. All’esito delle attività di carattere economico – patrimoniale, con il provvedimento odierno vengono sottoposti a sequestro preventivo beni, denaro, società ed altre utilità di cui i soggetti indagati – molti dei quali tuttora ristretti – risultano avere la disponibilità, anche per interposta persona fisica o giuridica, che sono di valore sproporzionato al reddito dichiarato ai fini delle imposte sul reddito o alla propria attività economica. “Ha dimostrato di svolgere la propria professione in modo alquanto disinvolto e con la costante disponibilità ad assecondare le esigenze di diversi pregiudicati, tra cui i fratelli Penza e Corrado; è inoltre un punto di riferimento per altri appartenenti alla criminalità organizzata della provincia di Lecce”: così veniva descritto così l’ex commercialista Baldari nell’ordinanza di custodia cautelare che gli era stata notificata lo scorso novembre, in cui rispondeva dei reati di “riciclaggio” ed “autoriciclaggio“, con l’aggravante mafiosa, nell’ambito del procedimento sul clan Pepe-Penza.
Le attività odierne assestano un altro duro colpo alle organizzazioni criminali colpite dalle ordinanze del novembre scorso, privandole delle risorse finanziarie ed economiche acquisite illecitamente. La strutturata attività di polizia economico-finanziaria condotta ha consentito di ricostruire il patrimonio di ciascun soggetto e di dimostrare la sproporzione rispetto alle fonti di reddito dichiarate. Il contesto investigativo in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica di Lecce in totale sinergia istituzionale tra Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Servizi Centrali di entrambe le forze di polizia, volte al contrasto della criminalità organizzata, anche sotto il profilo economico-finanziario, al fine di evitare i tentativi, sempre più frequenti e pericolosi, di inquinamento del tessuto sano imprenditoriale e dell’economia legale.