È stato fermato dopo 11 giorni di latitanza Giacomo Bozzoli, il 39enne bresciano resosi irreperibile dopo la condanna definitiva all’ergastolo decisa dalla Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno di fonderia di famiglia l’8 ottobre 2015 a Marcheno. Bozzoli era nascosto nella sua camera da letto – in un cassettone del letto matrimoniale – nella villa di Soiano del Lago quando i carabinieri lo hanno trovato e arrestato: i militari avevano visto dei movimenti sospetti e sono entrati nell’abitazione, tra l’altro imbottita di cimici. Non si trova invece la Maserati Levante utilizzata presumibilmente per lasciare l’Italia e resta un mistero come l’uomo sia rientrato in provincia di Brescia.
“In un borsello aveva 50mila euro. Sappiamo che si è recato con compagna e figlio in Spagna poi ha fatto rientro in Italia con mezzi di fortuna”, ha spiegato il procuratore di Brescia Francesco Prete in conferenza stampa. “Riteniamo che non avesse intenzione di costituirsi. Lo dimostra il ritrovamento nel cassettone del letto matrimoniale – ha aggiunto – Si è proclamato innocente. E ha detto che vorrà dimostrarlo“.
Non è da escludere, secondo il procuratore, che l’uomo sia rientrato in Italia soprattutto per suo figlio. “Al momento – ha spiegato – questa è solo una deduzione; può essere infatti solo una coincidenza che il rientro sia avvenuto dopo che suo figlio è stato sentito in procura. Noi lo abbiamo sentito fino alle 10 di ieri sera e questa mattina lo abbiamo localizzato”. Con sé il 39enne aveva contanti per 50.000 euro, ma non è ancora chiaro se quei soldi li avesse sin dalla sua partenza o servissero per proseguire la fuga. “Resta il fatto – ha sottolineato Prete – che lui non aveva alcuna intenzione di costituirsi, tant’è che lo abbiamo trovato nascosto”.
La nota della Procura
“Alle ore 17,45 di oggi – si legge nella nota della Procura della Repubblica di Brescia – i Carabinieri del Comando provinciale di Brescia hanno dato esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Brescia a carico di Bozzoli Giacomo a seguito di sentenza di condanna definitiva all’ergastolo emesse dalle corti d’assise di Brescia di primo e secondo grado, per l’omicidio di Bozzoli Mario“.
Bozzoli è stato localizzato questa mattina all’alba, ed è stato trovato nascosto in camera da letto. Lo ha detto il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, nel corso della conferenza stampa indetta dopo la cattura del 39enne. “Possiamo ragionevolmente ritenere – ha detto il procuratore – che lui non avesse alcuna intenzione di costituirsi”. Tant’è che “si è nascosto all’interno del cassettone di un letto matrimoniale, dove i carabinieri lo hanno trovato”. E “questo conferma la sua non volontà di costituirsi spontaneamente”. L’uomo è stato trovato da solo: “Lo abbiamo localizzato all’alba di questa mattina; quando sono intervenuti i carabinieri, lui era da solo nascosto nel letto”
Il figlio di Bozzoli conferma la versione della madre
In mattinata era stato ascoltato il figlio di Giacomo Bozzoli, 9 anni compiuti da poco, che era con i genitori fino all’1 luglio quando il padre era scappato. Secondo quanto ricostruito il bambino, sentito in audizione protetta, avrebbe sostanzialmente ripetuto la versione fornita agli acquirenti dalla madre circa il viaggio in Spagna con tappa in precedenza in Costa azzurra, poi all’acquario di Valencia e infine a Marbella, dove il padre lo avrebbe salutato per poi continuare da solo la fuga.
Gli appelli
“Questa vicenda mi sta distruggendo. Mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino”, aveva detto giorni fa il suocero di Bozzoli, invitando il 39enne ad affrontare le sue responsabilità. Poi era arrivato anche l’appello del procuratore generale di Brescia Guido Rispoli: “Se gli interessa veramente il bene del figlio dovrebbe costituirsi. Solo così la vicenda non sarà più una notizia e la sua famiglia potrà ritrovare un po’ di tranquillità”. Sempre oggi, la Procura di Brescia aveva aperto un’inchiesta contro ignoti per procurata inosservanza della pena, con l’obiettivo di trovare eventuali complici che potrebbero aver aiutato il 39enne a progettare e realizzare la fuga.
Ai carabinieri che l’hanno ammanettato e portato in caserma Giacomo Bozzoli ha dichiarato di essere innocente. Lo fa dall’8 ottobre del 2015 e continuerà a farlo. Il procuratore ha fatto capire che è sua intenzione provare anche la strada della revisione. Dovrà farlo dal carcere, luogo nel quale è destinato a passare il resto dei suoi giorni.
La vicenda
Tutto era cominciato l’1 luglio. In aula Bozzoli non si era presentato quando la prima sezione penale della Corte di Cassazione a Roma aveva confermato la sentenza a suo carico. I carabinieri si erano recati a Soiano, dove però non avevano trovato nessuno. Il primo indizio della fuga era arrivato dai vicini di casa, secondo i quali la famiglia era assente da almeno una decina di giorni. Due giorni dopo si è saputo che la Maserati intestata al ricercato era passata sotto un lettore targhe a Manerba e a Desenzano. Poi, però, il nulla. In fuga con il 39enne c’erano anche la compagna Antonella Colossi e il figlio di 9 anni, rientrati in Italia il 5 luglio scorso. La famiglia, forse per un ultimo viaggio, si era recata in Francia, a Cannes, e da lì in Spagna, a Valencia prima – con tanto di tappa all’acquario – e poi a Marbella, dove il volto di Bozzoli era stato immortalato dalle telecamere di un hotel. Poi sul latitante è calato di nuovo il silenzio fino a oggi, quando è stato trovato nella sua villa di Soiano sul Lago.