Gianfranco Fini torna in tv a Mezz’ora in più intervistato da Lucia Annunziata e fa chiarezza: “Giorgia Meloni non ha bisogno di essere ispirata. Ho detto alla stampa estera che la realtà della destra italiana era diversa da quella che veniva rappresentata, di aver votato per lei e lo confermo“. Così poi è toccato ad altri “Posso dire che c’è stato chi ha aperto una rotta, ai più giovani, percorrerla”, riconoscendo che Meloni e Ignazio La Russa “avevano ragione loro e avevo torto io”. Cosa vuol dire gli ha chiesto l’ Annunziata ? “Che l’attuale capo del governo e il presidente del Senato non mi seguono quando vengo estromesso dal Pdl e danno vita alla casa della destra: io non ci credevo”. E ricorda: “Quando nacque FdI c’era scetticismo totale a destra, io per primo dicevo: ma dove vanno?“.
Gianfranco Fini ha detto di riconoscere una certa ipocrisia nella richiesta della sinistra a Giorgia Meloni di “riconoscere l’antifascismo come un valore“. “La risposta” ha detto Fini, “non può che essere sì, l’abbiamo detto a Fiuggi e la Meloni non si è mai dissociata. Non so se c’era Meloni, ma c’era il segretario della sua sezione, Rampelli, che mi ha detto che si riconobbero in quella svolta: scrivemmo che l’antifascismo era stato essenziale per il ritorno dei valori democratici che il Fascismo aveva oppresso”, chiarisce Fini. “Nel 1995, con questa nostra dichiarazione, la sinistra prese atto che non si poteva continuare a dire che il fascismo era tornato. Fiuggi pose fine a una stagione.”
Chiedono da sinistra di riconoscere l’antifascismo come valore? “Sì, lo abbiamo detto a Fiuggi e Giorgia Meloni non si è mai dissociata” ed aggiunge “Ma attenzione: non è una furbata della destra dire che tutti i democratici sono antifascisti, ma non tutti gli antifascisti sono democratici. Se la sinistra chiede alla destra di essere lineare e di accettare l’antifascismo dovrebbe accettare in modo altrettanto lineare che tra gli antifascisti c’è chi ha anche posizioni antidemocratiche“.
Ai presunti legami tra Meloni e l’eredità fascista, Fini ha spiegato che già negli anni ‘90 “la vigilanza antifascista era finita” aggiungendo “Nel 1995“, ha ricordato Fini, “Massimo D’Alema diventò presidente della commissione bicamerale e si parlò dell’asse Fini-D’Alema, l’ultimo segretario post-comunista e l’ultimo post-fascista. Nel 1996 Violante viene eletto presidente della Camera, Alleanza Nazionale lo applaude in modo sincero quando dice che per fare della liberazione un momento unitario, condiviso, bisognava “guardare ai vinti di ieri”, e bisogna fare attenzione ai verbi, non dice capire. E nel ‘99, prima dell’elezione di Carlo Azeglio Ciampi alla presidenza della Repubblica non svelo un segreto, incontrai riservatamente il segretario dei Ds Walter Veltroni, ragionammo e trovammo che il nome di Ciampi era quello che poteva garantire tutti“.
In relazione alle polemiche sulle dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, e alle sue dichiarazioni sul 25 aprile, Gianfranco Fini ha spiegato che “il titolo dato dalla Stampa all’articolo su La Russa è forzato. La Russa che ho sentito anche stamattina, mi ha detto non che non festeggerà il 25 aprile, ma che lo festeggerà, senza andare ai cortei. E perché? Perché rischia di trovarsi a fianco dei giovanotti di cui parlavamo poc’anzi, che mettono a testa in giù i manichini”.
Fini ha affrontato poi le polemiche sulla fiamma che ancora è presente nel simbolo di : “Non è il simbolo del MSI, ma è il simbolo di Alleanza Nazionale. E a me non fu chiesto di toglierla, quella fiamma: perché avevamo preso le distanze dal fascismo. La fiamma del simbolo del partito di Meloni non è quella del MSI. Lo ribadisco: l’antifascismo è un valore condiviso anche da destra, se lo si intende come difesa della libertà e della democrazia; aggiungo che anche il patriottismo deve essere un valore condiviso“.
Alla domanda se il governo Meloni durerà Gianfranco Fini, ha risposto che “a costituire un potenziale problema è il fatto che Berlusconi è ora un sovrano senza scettro”, per il quale è stato un trauma essere stato battuto da una “donna che, da quando è ragazzina, mastica pane e politica, non viene dalla trincea del lavoro, dell’imprenditoria“. Berlusconi secondo Fini “non è un irresponsabile perché i ministri indicati da Forza Italia, a partire da Antonio Tajani, danno un’ampia garanzia di continuità nell’azione di governo e perche’ alcune fibrillazioni danneggiano soprattutto Forza Italia“. In merito a Salvini, è “certamente inquieto: chi non lo sarebbe, avendo perso tanti voti e vedendosi riconfermare la fiducia dal suo movimento politico? “
“E’ evidente che la Meloni — mi viene più spontaneo dire “la presidente”, continua Fini — avendo Fratelli d’ Italia più voti che la Lega e Forza Italia è in una posizione di centralità, questo non è un governo di centrodestra ma di destra-centro. E questo mette in agitazione gli alleati. Meloni dovrà essere paziente e abile nel tentativo di tenere insieme“.
Ultima battuta per chiudere: “Non ho intenzione di tornare in politica, né di avere tessere. Si può continuare a lavorare serenamente senza avere incarichi politici”.