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27 Novembre 2024 05:46

Giorgetti: situazione delicata, servono scelte difficili

Gli spazi finanziari che si rendono disponibili sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025. Governo: più deficit per ridare slancio a economia

“Gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025“, cioè in tutto 23,5 miliardi in tre anni. Lo si legge nella relazione al Parlamento sulla Nadef. “Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3%”.

Nella premessa alla Nadef il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti spiega che la situazione economica e di finanza pubblica «è più delicata di quanto prefigurato in primavera. In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili” ed aggiunge che “Il governo ha scelto di affrontare i problemi più impellenti – inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia”.

NADEF-2023

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza ha certificato che l’economia italiana rallenta. E l: meno crescita del previsto e più deficit del previsto. Insomma, bisognerà ricorrere al debito per finanziare la prossima manovra. La revisione al ribasso delle stime della crescita del nostro Paese fatta dalla Nadef – approvata dal Consiglio dei ministri di mercoledì 27 settembre – mostra una diminuzione del Pil non solo per il 2023 , ma anche per il 2024,rispetto alle previsioni contenute nel Def di aprile scorso e una variazione al rialzo del rapporto deficit/Pil. Una scelta definita “prudente” da parte del governo visto lo scenario macroeconomico, caratterizzato dal conflitto in corso in Ucraina che ha innescato una spirale di crescita dei prezzi e spinto le banche centrali a una politica monetaria rialzista. Il Cdm è stato fondamentale per una migliore definizione delle risorse a disposizione in vista di una legge di Bilancio che si profilava già di poche ambizioni e ora sicuramente ne avrà ancora meno.

Il Pil del 2023 si attesta su un +0,8%, in leggera flessione rispetto al +0,9% tendenziale ipotizzato nel Def e del +1% stimato sul piano programmatico. Il Pil tendenziale per il 2024, invece, è attesto a +1,2%, mentre il Documento di economia e finanza dello scorso aprile calcolava un’ipotesi di crescita dell’1,4%. Come detto, cresce il rapporto deficit/Pil, al 5,3%, in rialzo rispetto alla stima di aprile al 4,3%. Mentre quello debito pubblico/Pil si attesta al 140,1%. Il prossimo anno il tasso di disoccupazione viene previsto al 7,3%.

Il capitolo deficit è fondamentale per stabilire nelle prossime settimane come distribuire le risorse per le misure di politica economica. Nel Def di aprile il governo aveva confermato una stima programmatica del 3,6% rispetto al tendenziale del 3,5%, garantendosi circa 4 miliardi e mezzo di “tesoretto”. Un capitale che però con il passare dei mesi è stato di fatto consumato dalla minor crescita. Dunque, per finanziare le proprie iniziative, il governo ipotizza di spingersi al massimo al 4,3% di deficit programmatico, liberando 0,7 punti, così da ricavare circa 14 miliardi di deficit da impiegare nella manovra da varare a ottobre, e che dovrebbe aggirarsi non più sui 30 miliardi, ma tra i 20 e i 25 miliardi.

Privatizzazioni pari all’1% del Pil in 3 anni

Per garantire la sostenibilità del debito e “coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil” nel 2024-2026, sottolinea il ministro Giorgetti . Si tratterà di “dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico“.

15,7 miliardi per la manovra 2024

Lo spazio in deficit ricavato nel 2024 per la manovra è di 15,7 miliardi. “Nel 2024 e 2025, le risorse saranno utilizzate, nell’ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024 e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la prosecuzione dei rinnovi contrattuali della Pa con particolare riferimento alla sanità, il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del Pnrr, nonché il finanziamento delle politiche invariate”.

2° trimestre, temporanea inversione tendenza crescita

“Dopo una buona partenza nei primi mesi del 2023, nel secondo trimestre la crescita dell’economia italiana ha subìto una temporanea inversione di tendenza, risentendo dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie dovuto all’elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell’economia europea e della contrazione del commercio mondiale”.

Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella premessa alla nota di aggiornamento al documento di Economia e Finanza (Nadef) presentata al Parlamento. Giorgetti ha quindi aggiunto: “Alla luce della modesta crescita dell’attività economica prefigurata dalle stime interne per il secondo semestre, tali fattori portano a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (Pil) in termini reali del 2023 dall’1,0 per cento del DEF allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall’1,5 per cento all’1,0 per cento. Resta invece sostanzialmente invariata, rispetto al Def, la proiezione tendenziale di crescita del Pil per il 2025, all’1,3 per cento, mentre quella per il 2026 migliora marginalmente, dall’1,1 per cento all’1,2 per cento”.

Più deficit per ridare slancio a economia

«Riteniamo che l’incertezza di fondo che caratterizza la situazione economica renda necessario intervenire per ridare slancio all’economia e assicurarle un maggiore grado di resilienza», è scritto ancora dal governo nella Relazione al Parlamento sulla Nadef, in cui si chiede di approvare uno scostamento per avere più spazi di deficit.

«Occorre consolidare la crescita, soprattutto nel corso del prossimo anno, con provvedimenti – quali quello di riduzione del cuneo fiscale a carico dei lavoratori – che garantiscano la tutela del potere d’acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell’inflazione. È anche importante iniziare a dare concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita».

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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