ROMA – “Ho lavorato due anni in nero, mi pagava Antonio Di Maio“. Lo denuncia alle ‘Iene‘ un ex operaio, Salvatore Pizzo (detto Sasà) di Pomigliano d’Arco, che punta il dito sul padre del vicepremier e capo politico del MoVimento 5 Stelle. Nel servizio andato in onda in onda ieri sera, Sasà Pizzo ha raccontato e svelato anche di un incidente sul lavoro subito dall’operaio e per il quale – sostiene Pizzo – il padre di Di Maio gli avrebbe chiesto “di non dire che mi ero fatto male nel suo cantiere lavorando in nero. Mi consigliò di dire che mi ero fatto male in casa“.
Tutto ha origine dalla denuncia di Salvatore Pizzo ex dipendente della ditta edile della famiglia di Luigi Di Maio il quale ha denunciato di aver lavorato in nero per due anni, tra il 2009 e il 2010 e che a pagarlo in contanti, nonostante chiedesse di essere regolarizzato era Antonio Di Maio. Ma non solo: altre due-tre persone, quasi la metà dei dipendenti, sarebbero state in nero. Pizzo ha raccontato anche di un suo infortunio sul lavoro che venne “nascosto” dal padre del vicepremier per non incorrere in sanzioni.
Salvatore Pizzo invece in ospedale racconta la verità . Ma dopo la guarigione dell’infortunio, viene licenziato. Sasà si rivolse alla Cgil, e soltanto allora Antonio Di Maio gli fa un contratto di sei mesi, ma poi subito dopo alla scadenza, lo licenzia di nuovo. Pizzo spiega di non aver intentato una causa dinnanzi al Tribunale del lavoro , perché Antonio Di Maio gli ha dato “una sommetta”, 500 euro in nero, per stare zitto. Nell’azienda, secondo Sasà, anche la sicurezza dei lavoratori non era rispettata.
La trasmissione di Mediaset molto correttamente ha richiesto un commento anche al capo politico del Movimento 5 Stelle, il quale ha negato ogni personale coinvolgimento, dichiarandosi all’oscuro dei fatti ed ha promesso di verificare immediatamente la veridicità delle affermazioni di Salvatore Pizzo. I fatti, precisa il programma di approfondimento di Italia 1 nella puntata in onda ieri sera, risalgono a un periodo antecedente di due anni da quando Luigi Di Maio è diventato proprietario al 50% dell’azienda di famiglia, impresa nella quale lo stesso attuale vicepremier ha lavorato per sua stessa ammissione per un periodo come operaio condotta dal padre di Luigi, Antonio Di Maio, prima intestata alla madre Paolina Esposito e confluita poi nel 2012 nell’Ardima srl, di proprietà al 50% del ministro e della sorella Rosalba, e gestita attualmente dal fratello.
Luigi Di Maio parla molto spesso con orgoglio della sua azienda di famiglia.Allora l’inviato delle IENE Filippo Roma è andato a trovarlo. E Di Maio ignaro del servizio che sarebbe andato in onda, ribadisce che “Un datore di lavoro che tiene in nero è una persona disonesta”. Soltanto quando scopre che si tratta di suo padre, rettifica il tiro ed aggiunge che se fosse vero quello che racconta Salvatore Pizzo, “allora sarebbe una cosa grave”.
La replica di Luigi Di Maio
Subito dopo la messa in onda del servizio è arriva la precisazione del vicepremier, come sempre affidata ad un post su Facebook, nel quale ammette i fatti e l’errore. Prendendo le distanze (come al solito) persino dal padre: “Mio padre ha fatto degli errori nella vita e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre”. Ed aggiunge “A maggior ragione come ho detto nel servizio, abbiamo anche avuto un rapporto difficile, che sono contento sia migliorato negli ultimi anni. Come sempre, manterrò gli impegni presi e domani consegnerò a Filippo Roma (l’inviato delle IENE , autore del servizio n.d.r.) i documenti su questa vicenda in particolare, che intanto ho chiesto di procurare a mio padre, e faremo tutte le verifiche che servono su quanto raccontato da Salvatore nel servizio“.