di REDAZIONE POLITICA
La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha disposto accertamenti sull’inchiesta di Trapani sulle Ong, nell’ambito della quale sono stati intercettati anche diversi giornalisti. E’ la prima iniziativa di verifica che la ministra adotta da quando si è insediata in via Arenula, sulla condotta di un ufficio giudiziario . Sollecitazioni al suo intervento erano arrivate dai giornalisi-parlamentari Sandro Ruotolo, Tommaso Cerno (Pd) e Primo Di Nicola (M5s) che in una nota scrivono: “È un fatto grave, siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale, della violazione della libertà di stampa garantita costituzionalmente. Chiediamo al Ministro di sapere quali iniziative per quanto di competenza intenda assumere al fine di acquisire ulteriori elementi su quanto accaduto; se intenda adottare iniziative per tutelare adeguatamente il lavoro dei giornalisti, la loro libertà inviolabile nell’esercizio della professione”.
Sabato mattina era intervenuto sul caso delle intercettazioni nei confronti della giornalista Nancy Porsia, che da anni si occupa della rotta dei migranti dalla Libia, e di altri colleghi tra i quali Nello Scavo, Sergio Scandura, Francesca Mannocchi, Antonio Massari, Claudia Di Pasquale e Fausto Biloslavo, (nessuno dei giornalisti ascoltati è indagato) nel tentativo di ridimensionarlo anche il Procuratore facente funzioni di Trapani Maurizio Agnello ex pubblico ministero a Palermo. arrivato a Trapani come procuratore aggiunto lo scorso 4 febbraio 2019. Da maggio 2020 è anche il procuratore facente funzioni quando lascia l’ufficio il procuratore capo Alfredo Morvillo, il cognato di Giovanni Falcone.
Il magistrato che ha ereditato il fascicolo sul ruolo delle Ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere durante gli sbarchi dal 2016, avendo preso servizio solo nel febbraio 2019, intervistato dall’AdnKronos, ha confermato che la Porsia “è stata intercettata per alcuni mesi nella seconda metà del 2017, perché alcuni soggetti indagati facevano riferimento a lei che si trovava a bordo di una delle navi oggetto di investigazioni”. Ma ha aggiunto che “in ogni caso, nella informativa riepilogativa dell’intera indagine depositata nello scorso mese di giugno non c’è alcuna traccia delle trascrizioni delle intercettazioni della giornalista e non c’è alcun riferimento ad altri giornalisti”. In realtà,
E’ vergognoso che il Csm, per una procura come quella di Trapani che indaga sul latitante Matteo Messina Denaro, non abbia ancora proceduto alla nomina del nuovo capo della procura, così come accade anche a Taranto dove da quasi un anno il Consiglio Superiore della Magistratura non procede a nominare un nuovo procuratore capo, mentre sulla stampa locale sono trapelati tutti i candidati che hanno risposto al bando scaduto lo scorso 20 settembre 2020 con dovizia di particolari che potevano provenire solo da qualche “gola profonda” di Palazzo dei Marescialli.
Il pm, che ha ereditato il fascicolo sul ruolo delle Ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere durante gli sbarchi dal 2016 avendo preso servizio solo nel febbraio 2019, intervistato dall’AdnKronos, ha confermato che la Porsia “è stata intercettata per alcuni mesi nella seconda metà del 2017, perché alcuni soggetti indagati facevano riferimento a lei che si trovava a bordo di una delle navi oggetto di investigazioni”. Ma ha aggiunto che “in ogni caso, nella informativa riepilogativa dell’intera indagine depositata nello scorso mese di giugno non c’è alcuna traccia delle trascrizioni delle intercettazioni della giornalista e non c’è alcun riferimento ad altri giornalisti”. In realtà, calpestando la legge sulle intercettazioni, tutto il materiale delle intercettazioni è stato integralmente depositato con la chiusura dell’indagine
Quindi secondo il pubblico ministero “non verrà utilizzata nel procedimento alcuna intercettazione della giornalista”, che nell’informativa depositata a giugno dalla Polizia giudiziaria, cioè dallo Sco, dalla Squadra mobile e dalla Capitaneria di porto, “è riportata indirettamente, perché ci sono altri soggetti intercettati in cui parlano di lei“. La nostra collega Nancy Porsia è stata intercettata “in occasione di una sua escussione a sommarie informazioni. In quell’occasione, mi dice ancora la Squadra mobile, lei diede peraltro una grossa mano all’inchiesta, ma non è mai stata né indiziata né indagata. Nel brogliaccio di ascolto che fa la Polizia giudiziaria viene di solito indicato il giorno e l’ora di una conversazione ed il soggetto con cui il soggetto intercettato sta parlando. E in quel brogliaccio sarà capitata anche la conversazione con la sua legale“.
Nel 2017 il pm di allora Andrea Tarondo, chiese al gip del Tribunale di Trapani di autorizzare le intercettazioni. E il gip le concesse. Ma che senso ha intercettare una giornalista? Nell’aprile del 2019 Tarondo lascia tutto e parte si trasferisce in Perù dove lavora in un progetto patrocinato dall’Unione europea. È stato lui il magistrato che ha consentito l’intercettazione di Nancy Porsia, ed anche la sua proroga per ben sei mesi (quindi 12 mesi di intercettazioni !). Il pm ha chiesto l’ascolto, ed un gip lo ha autorizzato, nonostante la giornalista Porsia non fosse neanche indagata ! Adesso la Procura di Trapani annuncia che chiederà al gip nell’udienza stralcio di distruggere tutte le intercettazioni che non sono rilevanti. Ma i testi sono già nelle mani degli avvocati.
Il Procuratore Agnello è d’accordo su quanto fatto dal pm Tarondo, quando non era ancora a capo della Procura ? A chi glielo chiede questo il suo commento laconico e poco trasparente: “Su questo preferisco non rispondere“. In relazione al fatto che “nessun altro giornalista sia stato oggetto di intercettazioni”, questo ovviamente non esclude che siano stati ascoltati mentre parlavano con persone intercettate.
“Il retrogusto amaro di tutta questa faccenda è avere la conferma che chi doveva proteggermi invece mi intercettava. Questo è certo. La mia vita era in pericolo e loro lo sapevano”, è lo sfogo di Nancy Porsia con l’Adnkronos . La giornalista freelance salì a bordo della nave Vos prudence che operava nel Mediterraneo nell’estate del 2017. “E allo stesso tempo c’è anche la violazione totale al diritto dell’informazione e al diritto di una giornalista a tutelare le proprie fonti, perché c’è tanto materiale sensibile che ora può essere visionato da molte persone e poi il fatto che, ancora una volta, viene fuori in maniera prepotente i freelance siano lasciati senza tutele” aggiunge la Porsia. Sono stati registrati anche dialoghi con le sue fonti e con la sua avvocata Alessandra Ballerini, la stessa legale che assiste la famiglia di Giulio Regeni.
“Dalle captazioni delle conversazioni della giornalista – avvenute, pare, con sistemi di geolocalizzazione – afferma una nota della Camera Penale di Trapani che chiede chiarimenti sulla vicenda – gli inquirenti hanno registrato, e trascritto nei brogliacci, le conversazioni della Porsia con il suo avvocato e con altri due avvocati che l’avevamo inserita nella lista come consulente nei processi a carico di alcuni loro assistiti. Come detto, almeno una di queste conversazioni – intercorsa tra la Porsia e un avvocato – riguardava la nomina della giornalista quale consulente di difesa in un processo in corso di celebrazione. Nella telefonata l’avvocato difensore discute con la sua consulente delle strategie processuali“.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ Ordine Nazionale dei Giornalisti chiedendo chiarezza sull’accaduto: “Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale”, denuncia il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna, che ha annunciato un appello al capo dello Stato Sergio Mattarella nella sua veste di “supremo garante della Costituzione” e di presidente del Csm, visto che è in gioco la stessa “qualità della democrazia“
Un ennesimo episodio di abusi da parte della magistratura e della polizia giudiziaria, che ci ricorda quanto accaduto a Taranto al nostro Direttore Antonello de Gennaro allorquando nel dicembre 2018 venne aggredito alle spalle dinnanzi ad un hotel nel pieno centro del capoluogo jonico, colpito a bastonate con una mazza da baseball da due delinquenti incappucciati. In quell’occasione nonostante fosse la parte lesa, il procuratore aggiunto di Taranto Maurizio Carbone , dispose l’acquisizione dei tabulati telefonici del nostro Direttore, nonostante egli non avesse ricevuto alcun tipo di minaccia telefonica. Probabilmente Carbone voleva sapere con chi parla il nostro Direttore, ma per conto di chi ? E per sapere cosa ? Quesiti questi che prima o poi scopriremo.