Il giudice Giuseppe Caracciolo, 63 anni della sezione civile della Corte di Cassazione e la compagna poliziotta Pasqua Biondi, di 56, originaria di Brindisi sono stati entrambi condannati a due anni di detenzione per favoreggiamento della prostituzione in una casa vacanze nel centro di Lecce, dopo che la Corte d’Appello aveva dichiarato la nullità della sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Cazzella aveva condannato il 19 aprile del 2018 entrambi i due imputati a 1 anno di reclusione per sfruttamento della prostituzione. La Cassazione ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e concesso alla coppia la pena sospesa e la non menzione sul casellario giudiziario.
La sentenza è stata emessa in composizione collegiale (Presidente Fabrizio Malagnino, a latere Maddalena Torelli e Marco Marangio Mauro) basandosi su una nuova accusa, ha dimezzato la richiesta a 4 anni invocata dalla pm Maria Vallefuoco, a conclusione di una requisitoria durata circa due ore. I due imputati ora condannati si erano sempre professati innocenti: il giudice Caracciolo in un lungo interrogatorio, svoltasi un anno fa, aveva dichiarato di essere totalmente ignaro del giro di prostituzione scovato dalla Polizia di Stato nel 2016 . L’indagine era stata condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce.
Gli accertamenti vennero avviati grazie alle ripetute segnalazioni che riferivano di un giro di prostituzione di giovani straniere di varia nazionalità (colombiana, rumena e venezuelana, ) in uno stabile formalmente adibito a “casa vacanze” e “bed& breakfast” anche all’esterno non vi fosse alcuna insegna. La coppia di insospettabili garantiva alle escort tutti i comfort per offrire un soggiorno tranquillo. Gli incontri delle escort venivano pubblicizzati su un sito internet.
Gli abitanti dello stabile lamentavano un continuo viavai di persone , rivelatisi dei clienti delle escort, sostavano per qualche minuto davanti all’immobile per poi accedervi ed uscirne dopo alcune decine di minuti. Così partirono gli accertamenti di rito dei poliziotti con discrezione e sotto traccia effettuando una serie di appostamenti, in occasione dei quali gli investigatori verificarono un continuo avvicendarsi di visitatori alternati quasi in staffetta oraria. Dopo tre mesi circa di appostanenti i poliziotti accertarono che all’interno dell’immobile si svolgeva a tutte le ore del giorno un’attività di prostituzione.
Un sofisticato sistema di videosorveglianza installato dalla coppia “giudice-poliziotta” che affittavano gli appartamentini alle prostitute garantiva il controllo degli accessi monitorando persino eventuali intrusioni. Per conoscere le motivazioni sarà necessario attendere i prossimi 90 giorni.
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