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22 Luglio 2024 09:28
22 Luglio 2024 09:28

Giulia Tramontano accoltellata in salotto alle spalle non è riuscita nemmeno a urlare

Un vero e proprio agguato pianificato in casa. Alessandro Impagnatiello, il barman di 30 anni ha aspettato che Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di sette mesi si spostasse dalla cucina al salotto per colpirla di sorpresa, probabilmente alle spalle, accoltellandola senza lasciarle nemmeno il tempo di urlare. È questa l’ipotesi sulla quale stanno lavorando gli inquirenti, che basandosi sui rilievi della sezione Investigazioni scientifiche dei Carabinieri, hanno portato alla luce delle nuove contraddizioni del racconto del barman che ha ucciso la sua compagna Giulia .

Le contraddizioni dell’omicida

Alessandro Impagnatiello aveva dichiarato di aver visto Giulia in cucina mentre tagliava i pomodori sostenendo che “Si è ferita involontariamente a un braccio con il coltello”. Ma adesso le analisi con il luminol alla ricerca di tracce ematiche nell’appartamento di via Novella, a Senago, sono concentrate soprattutto nel salone. L’omicida avrebbe aspettato un momento di distrazione della sua vittima e avesse colpito quando lei era indifesa. Nelle dieci ore di rilievi effettuati dai Carabinieri della sezione Investigazioni scientifiche, tra l’ordine “maniacale” delle stanze, proprio sul pavimento e sui muri della sala sono state rinvenute ed isolate numerose tracce ematiche.

Non solo in casa, ma anche sul pianerottolo fuori l’appartamento, lungo le scale, nel box e in cantina. La casa in apparenza era però pulita, come se Impagnatiello avesse pulito per ore per ore. Così anche nelle parti comuni, al punto tale che gli addetti alle pulizie del condominio non si sono accorti di nulla e, a loro insaputa, hanno probabilmente cancellato altri segni. Durante i rilievi è stato sequestrato anche un oggetto sul quale sono state trovate tracce di sangue, forse usato per spostare il cadavere.

Il sospetto delle ferite alla gola di Giulia

Il sospetto è che Giulia non abbia fatto in tempo nemmeno a urlare, probabilmente perché raggiunta dai primi fendenti al collo, che hanno lesionato le corde vocali. Anche le prime analisi avevano evidenziato le ferite più profonde nella parte alta del corpo. Mentre in passato era frequente per i vicini sentire le grida e le discussioni animate della coppia, sabato sera non si è sentito nulla. Sarà l’autopsia, prevista per domani, a chiarire anche questo drammatico particolare. E a verificare eventuali tracce di topicida. Nei prossimi giorni verrà ascoltata nuovamente dai Carabinieri anche la ragazza con cui il barman aveva una relazione e che lavorava con lui presso l’ Armani Bamboo Bar di via Manzoni a Milano. Ieri sono stati ascoltati dagli investigatori un’altra vicina di casa e un addetto alle pulizie a cui Impagnatiello aveva chiesto la scopa in prestito per pulire la cenere. Restano quindi da verificare ed approfondire eventuali profili di favoreggiamento. La situazione infatti potrebbe cambiare se dovesse emergere che qualcuno aiutò il barista a occultare il cadavere.

Nello zaino il veleno per topi

Un piano di morte ideato giorni prima dalla sua realizzazione, secondo i magistrati, al punto tale che il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo della Procura di Milano, scrivono negli atti che il comportamento del barman è l’ennesima conferma che è in grado di mentire ripetutamente  e di cambiare più volte versione dei fatti“, intendono riconfermare la sussistenza dell’aggravante della crudeltà e della premeditazione, che è stato esclusa dal Gip al momento della convalida del fermo. La procura si prepara a chiedere il processo immediato per Alessandro Impagnatiello, accusato di omicidio aggravato da vincolo parentale e futili motivi, procurato aborto e occultamento di cadavere. E rischia una condanna all’ergastolo.

I pm ora prepareranno i quesiti per l’autopsia fissata per venerdì e che, assieme alle analisi entomologiche, servirà a fare chiarezza sulle coltellate inferte a Giulia, sull’orario preciso della morte e su quando il corpo è stato buttato dall’uomo vicino a dei box in via Monte Rosa. Sostiene di averlo fatto nella notte tra il 30 e il 31 maggio. Lo fece ritrovare la notte successiva, dopo averlo tenuto, ha raccontato, anche nel bagagliaio dell’auto per un giorno.

Delitto a Senago, i rilievi con il Luminol nella palazzina di via Novella

Ancor prima del fermo nelle indagini dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Rho, guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino, erano emerse le ricerche di Impagnatiello sui motori di ricerca utilizzando le parole “ceramica bruciata vasca da bagno” cioè il luogo dove l’ omicida ha tentato di dare fuoco per la prima volta al cadavere. Ulteriori analisi fanno emergere anche le ricerche su “veleno topi umano”. Il barman ha sostenuto che “serviva al lavoro” rendendosi peraltro anche ridicolo nelle sue pretestuose labili giustificazioni. Per gli investigatori invece sono tutti forti indizi sulla sua premeditazione. Ddi topicida ne è stato trovato almeno in due bustine, nascostate nel suo zaino. Ritrovato anche il ceppo con tutti i coltelli da cucina, appoggiato sulla mensola di un mobile in cui è incassato il forno. Tutti i coltelli, una bottiglia con l’etichetta “benzina” e gli altri reperti che adesso verranno analizzati.

“Doveva sembrare spazzatura”

Nella ricostruzione dei movimenti di Impagnatiello, emerge sempre più forte il progetto di confondere il corpo tra i rifiuti vicino ai box, dove poi il cadavere è stato abbandonato. Avvolta nel cellophane nero, quello del barista è stato un tentativo macabro e irrealistico di non far ritrovare il cadavere, di lasciare che a sbarazzarsene fossero i mezzi della raccolta urbana. “Come se volesse farla sembrare spazzatura”. Uno dei tanti indizi della personalità “manipolatrice” del barman trentenne. che vedeva Giulia e il loro bimbo che portava in grembo come degli oggetti dei quali sbarazzarsi.

Gli inquirenti stanno ascoltando molti testimoni

Il custode del palazzo di via Novella a Senago, martedì mattina aveva sentito dei rumori arrivare dal corridoio tra le cantine e il box e aveva visto il barman accanto all’auto con il baule aperto. Quando si era allontanato aveva notato che il corridoio era di nuovo sporco di cenere, come quella trovata e pulita poco prima sulle scale condominiali. Secondo gli investigatori si tratterebbe dei resti degli abiti di Giulia quando ha tentato di bruciare per la seconda volta il corpo, usando una lattina di benzina che è stata ritrovata in casa e che adesso verrà sottoposto ad analisi scientifica. Grazie al codice a barre della latta i Carabinieri potrebbero risalire alla data ed al luogo di acquisto. Impagnatiello aveva anche chiesto al custode una scopa e una paletta per pulire il garage. “Quando li ha riconsegnati erano così sporchi che li ho dovuti buttare”, ha raccontato il portinaio.

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