La “cupola” della giustizia amministrativa nella Capitale, che manovrava dietro le quinte e riusciva a pilotare le nomine persino per gli incarichi ministeriali avrebbe agito “in modo sistematico (secondo abitudini e consuetudini certamente risalenti nel tempo), avvalendosi di schemi e meccanismi collaudati, oltre che di esperienze, competenze e relazioni personali consolidate” per la procura di Roma. Nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari l’avvocato Federico Tedeschini e il suo collega Pierfrancesco Sicco, e alla sospensione per un anno dai loro incarichi l’avvocato Gianmaria Covino, la manager Gaia Checcucci e il giudice amministrativo Silvestro Maria Russo (anche per loro i pm avevano chiesto l’arresto). Dalla documentazione depositata dai pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, emergono i veri contorni di un’inchiesta che, tra nomi “omissati” e approfondimenti tuttora da effettuare, conta almeno 18 indagati.
Dagli atti dell’inchiesta viene alla luce il “modus operandi” di Tedeschini, che attraverso una fitta rete di relazioni, puntava dritto ai ministeri, come quello per il Sud e quello per l’Ambiente; con l’obiettivo di ottenere la nomina della Checcucci (che per “ringraziarlo” lo avrebbe retribuito con consulenze) a capo dipartimento di una delle strutture che avrebbe gestito i fondi europei del Pnrr .
Il collegamento con un’indagine su un ex-socio di studio dell’ex premier Giuseppe Conte
Non è un caso infatti che l’indagine condotta dai Carabinieri abbia origine da un altro fascicolo della procura di Roma, quello che vede indagato l’ avv . Luca Di Donna ex collega e socio di studio dell’ex premier Giuseppe Conte, accusato insieme ad altri professionisti di “associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di influenze“, per gli appalti che durante l’emergenza sanitaria avrebbe garantito e procurato a società e aziende .
Gli “appetiti” sui fondi per il Sud del PNRR
I Carabinieri nella loro relazione alla Procura di Roma spiegano in che modo Tedeschini puntasse al Ministero per il Sud. Anche a costo di utilizzare amici, più delle volte inconsapevoli delle trame ordite. Si legge in un’informativa: “A partire dal 4 novembre (2021) sono state intercettate alcune conversazioni telefoniche in cui Tedeschini si prodiga per fissare un appuntamento con la dottoressa Quadri, coniuge del suo amico avvocato dello Stato Maurizio Greco (non indagati ndr)”. Francesca Quadri, consigliere di Stato, era il capo di Gabinetto del ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna, che avrebbe dovuto d’intesa con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (estraneo all’indagine ndr) , proporre al presidente del Consiglio il nominativo del commissario straordinario per la Zes, Zone economiche speciali, Puglia.
Ma si erano rivolti in tanti a Tedeschini, scrivono nell’informativa i Carabinieri: Gaia Checcucci, Vera Corbelli, presidente dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, Arnaldo Sala ex-consigliere regionale pugliese e Giosy Romano, attuale presidente della Zes Campania. Aggiungono i militari: “Per quest’ultimo va fatto un discorso a parte, potendo lo stesso contare, per il suo ruolo politico, anche su canali diretti di interlocuzione con il ministro“. Per i militari i clienti citati si erano rivolti a Tedeschini per trovare il giusto canale istituzionale che assecondi le loro aspirazioni“.
Lo scorso 10 marzo scorso Tedeschini e Sicco, intercettati, commentavano la possibile nomina della Corbelli a un ruolo di vertice al ministero dell’Ambiente. Ma si pone il problema dell’incompatibilità con l’incarico dell’autorità di Bacino e l’ avv. Sicco commenta: lei lascerebbe il posto, “perché in quella Direzione di cui parlo io, tutte le bonifiche, tutto il suolo, tutto: c’ha il 60% del bilancio del ministero” aggiungere poi: “Nel vecchio incarico lei si farebbe sostituire da Gennaro”.
Tedeschini, Innocenzi e l’ AGCOM
Tra le iniziative più impegnative di Tedeschini c’era quella di “sistemare” sua figlia Lodovica all’Agcom, l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. I Carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, annotano: “Ulteriore conversazione di interesse è quella avvenuta presso lo studio di largo Messico tra Tedeschini, Innocenzi (Giancarlo Innocenzi, ex commissario AGCOM ed ex presidente di Invitalia – ndr) e la moglie di quest’ultimo Lenzi Alessandra, funzionario presso l’Agcom“. È la stessa funzionaria a farsi avanti prospettando a Tedeschini la possibilità di favorire l’assunzione di Lodovica all’autority che si occupa di comunicazione (“Hanno un sacco di soldi in pancia e vogliono giustamente fare le assunzioni nuove“, dice il prof). Quindi una raccomandazione. Che contiene in sé anche un ulteriore aggiramento delle norme e regole.
Lodovica Tedeschini all’università ha ottenuto un punteggio basso . E quindi secondo quanto previsto dalle norme e regole non potrebbe superare la selezione necessaria per entrare all’Agcom. Serve una soluzione che lo scaltro Tedeschini però afferra immediatamente: “Là può entrare come mobilità, certo… le facciamo vincere un concorso scamuffo …“. La proposta (superare un concorso truccato) convince subito tutti e quindi si passa alla messa in atto del piano. “A comprova – spiegano gli inquirenti – del potere di Tedeschini di intervenire addirittura per far vincere alla figlia un concorso truccato per poi farla transitare, con mobilità, presso l’Agcom“. Contestualmente i due parlano anche con l’avvocato Nicola Petracca (non indagato – ndr ), al quale Tedeschini illustra la problematica che riguarda la Lenzi: “Il problema di Alessandra è il seguente punto, che questo è il momento nel quale l’Autorità sono carichi di soldi, si può organizzare per la sua carriera… inventarci qualche cosa sulle funzione“.
L’esperto di diritto amministrativo a sua volta si rendeva disponibile, a ricambiare favori ricevuti o a interloquire con professionisti autorevoli per aiutare gli amici. Così, di nuovo, secondo le annotazioni dei Carabinieri: “L’avv. Antonella Minieri telefona al prof. Federico Tedeschini chiedendogli di intercedere per l’esame universitario di diritto amministrativo che il figlio avrebbe dovuto sostenere l’indomani con il prof. Salvatore Romano (docente all’ Università Luiss,ndr)”.
I problemi con l’ Agenzia delle Entrate
Il professor Tedeschini in questo periodo, era alla ricerca continua di liquidità finanziare per fare fronti a numerosi problemi fra i quali i costi di mantenimento dello studio legale ed i debiti con il fisco. Dalle carte dell’inchiesta emerge un suo consistente debito con l’ Agenzia delle Entrate per circa 590 mila euro ed un conto corrente pignorato per via di un debito legato a un contenzioso civile, e quindi si vedeva costretto a dilazionare i pagamenti dovuti all’avvocato Pierfrancesco Sicco, referente importante assieme alla sua compagna Gaia Checcucci della sua attività di lobbing.
“Mo’ i soldi arrivano, ma devi aspettare, perché guarda che c… mi è successo – cerca di temporeggiare Tedeschini con Pierfrancesco Sicco, compagno della Checcucci, accusato di aver fatto da intermediario nella triangolazione delle consulenze alla base dell’accusa di corruzione – Ti ricordi la lite con l’avvocato Lorusso (Piero, ndr) per l’appartamento di sopra? Mi ha fatto pignorare tutto, anzi tutti i conti (…) Ho fatto aprire un conto da mia moglie sennò pigliano 200mila euro (…) Questo è uno che vorrei cacciare via, ma ancora occupa due stanze qua dentro, non riesco a cacciarlo via… è quello del servizio delle Iene“. I pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci scrivono: “La ragione della richiesta è nell’ esigenza dello studio di evitare che le somme introitate da enti pubblici possano essere oggetto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate nella procedura di rottamazione pendente” .
Le nomine nei Tar e nei ministeri
La trasversalità delle relazioni del professor Tedeschini viene fuori anche nella partita per la nomina a presidente di sezione del magistrato amministrativista Silvestro Maria Russo, accusato di corruzione in atti giudiziari e interdetto per un anno dal suo incarico su ordine del gip del Tribunale di Roma, Roberta Conforti. Il 31 gennaio scorso Tedeschini e Russo vengono intercettati mentre parlano proprio di questo problema e delle difficoltà di Russo ad assumere incarichi più importanti, fatto che lui imputava a nemici che aveva all’interno, tra i quali citava il consigliere di Stato Oberdan Forlenza, membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa: “Ma il problema è questo… qui c’è una cricca spartitoria che è governata come al Csm. La cricca spartitoria ovviamente, si allarga con me, perché sa che io non c’ho santi in paradiso, siamo sempre lì, anzi avevo pregato i miei colleghi di Consiglio di Stato (…) non viene comandato da quattro strummoli di terre, alcuni dei quali psicopa, uno camorrista gli altri psicopatici… allora l’intesa spartitoria è stata quella di mandare anzitutto gli uomini del Consiglio di Presidenza“.
Dopo aver fatto delle sue previsioni in relazione alle varie nomine, Russo riferisce che, in quel momento, non erano rimasti incarichi di prestigio, ma solo “scartine”, tra i quali vi era la Presidenza del Tar dell’Abruzzo: “Allora, l’intesa spartitoria è questa, adesso che cosa sono rimasti, le scartine, perché fra poco a marzo, ad aprile, se ne va Umberto Realfonzo e si libera… siccome lì, il Tar dell’Abruzzo, tranne che ci vuole andare Tasso… Tassoni... poco appetito, insomma“. Tedeschini, a sua volta, cercava di convincere l’amico giudice che il Tar dell’Abruzzo era un posto appetibile, poiché era in corso la ricostruzione post terremoto: “Guarda che il Tar dell’Abruzzo c’ha tutta la ricostruzione, eh! Non è un Tar secondario… e poi è comodo da raggiungere“. I due commentano anche l’assegnazione del Tar della Lombardia. Russo dice: “Basta, perché già la Panzironi si è prenotata il Tar della Lombardia e passerà in tromba”.
Oggi il prof. Tedeschini, difeso dall’avvocato Gaetano Scalise è stato interrogato dal gip per circa quattro ore. “Ha risposto a tutte le domande e ha ribattuto punto per punto alle accuse che gli sono state mosse – spiega all’ ADNKRONOS l’avvocato Scalise difensore di Tedeschini, insieme al collega Michele Andreano, – dando una contestualizzazione alle intercettazioni, di cui abbiamo chiesto gli audio per avere un quadro completo. Ha dato dimostrazione che non c’e’ stata alcuna corruzione e che quello di cui si parlava nelle conversazioni intercettate erano contenuti già presenti nei ricorsi”, aggiunge il penalista che ha avanzato la richiesta di revoca della misura cautelare. Istanza sulla quale il gip si è riservato di decidere.
Nel corso degli altri interrogatori il giudice Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sentito anche l’avvocato Covino, sottoposto a misura interdittiva. “Ha risposto per un’ora e mezza con assoluta disponibilità e onestà processuale – ha dichiarato il suo legale, Francesco Caroleo Grimaldi – abbiamo formulato istanza di revoca della misura interdittiva“.