di Guido Scorza *
“A far data dal 21 luglio e sino al 7 settembre 2016 sarà consentito il solo deposito in maniera cartacea degli atti urgenti con esclusione del deposito telematico stante l’impossibilità a riceverli da parte del personale amm.vo e del magistrato titolare in quanto assenti per ferie”.
Recita letteralmente così un avviso, firmato dal Presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli e rivolto a tutti i curatori delle procedure fallimentari. A leggerlo verrebbe da ridere se il funzionamento della Giustizia non fosse così importante sul piano economico e su quello democratico.
Una manciata di righe piene zeppe di contraddizioni che sembrano, per davvero, lo scherzo di un burlone che ha rigirato il senso di una comunicazione con la quale si intendeva dire l’opposto ovvero che, in estate, per consentire a personale amministrativo ed a magistrati di prendere visione degli atti, anche se fuori dall’ufficio, il loro deposito deve necessariamente avvenire solo per via telematica.
Eppure è tutto drammaticamente vero.
Il Presidente di una Sezione di un Tribunale importante come quello di Napoli è costretto – perché è difficile credere che se non costretto, qualcuno sarebbe riuscito a concepire una regola tanto apparentemente illogica – a mettere nero su bianco che il tanto decantato processo civile telematico è chiuso per ferie e che durante i mesi estivi si ritorna alla sana e vecchia carta.
Ma più che il divieto di procedere al deposito per via telematica, ciò che lascia davvero senza parole è la sua motivazione: “stante l’impossibilità a riceverli da parte del personale amm.vo e del magistrato titolare in quanto assenti per ferie”.
Impossibile resistere alla tentazione di leggere e rileggere questa motivazione nella convinzione – o, almeno, nella speranza – di aver capito male e che il senso sia esattamente l’opposto.
Può essere difficile – e, forse, persino impossibile – ricevere un atto depositato in forma cartacea ma come fa a considerarsi impossibile, nel 2016, ricevere un atto trasmesso per via telematica?
Sarebbe intellettualmente disonesto però puntare l’indice contro il Presidente della Sezione fallimentare del Tribunale di Napoli – che, per inciso, non è certamente né il primo, né l’unico ad aver dovuto stabilire certe regole – dimenticando che, evidentemente, se si arriva a certi tragicomici epiloghi è perché, ad oltre tre lustri dall’entrata in vigore della prima disciplina sul processo civile telematico, sistemi ed interfacce continuano ad essere disegnati, progettati ed implementati in modo tale da complicare la vita agli utenti del sistema giustizia anziché semplificarla.
Che la giustizia digitale debba chiudere per ferie prima e più di quella cartacea è, veramente, una barzelletta dal retrogusto amaro.
[Grazie a Matteo G.P. Flora per la segnalazione]
- avvocato e collaboratore del settimanale L’ ESPRESSO