Il ministro guardasigilli, Andrea Orlando ha firmato la sospensione cautelare dalle funzioni del pm Donato Ceglie. La decisione adottata è strettamente collegata all’indagine che la Procura di Roma ha aperto sul magistrato per abuso d’ufficio e per una presunta violazione fiscale. Finora sostituto procuratore generale a Bari, Ceglie in passato ha indagato sulla Terra dei fuochi e sui reati ambientali.
In gennaio, sempre in relazione all’indagine penale a suo carico, il Csm aveva deciso di aprire nei suoi confronti la procedura per il trasferimento d’ufficio. Sul pm Ceglie pende anche un’indagine per concussione e violenza sessuale per aver preteso prestazioni sessuali da una moglie di un arrestato.
La firma apposta dal ministro della Giustizia è in esecuzione alla decisione presa dal collegio della Sezione disciplinare del Csm presieduto dal vice presidente Giovanni Legnini, che ascoltato Ceglie ed è stata quindi emessa e depositata l’ordinanza, con un provvedimento d’urgenza che dispone in via cautelare la sospensione del pm dalla funzione e dallo stipendio e il suo collocamento fuori dall’organico della magistratura.
Dall’inchiesta, condotta dal pm Barbara Sargenti e dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, emergerebbero però anche contatti con un imprenditore legato al clan dei Casalesi. Il consigliere di Area, Antonello Ardituro, quando sollecitò il Csm ad aprire una pratica, fece riferimento non a caso anche a quanto segnalato da organi di stampa, in cui si citavano, disse, “fatti molto gravi, tra cui quello già prescritto di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, in concorso con Sergio Orsi, l’imprenditore nel ramo dello smaltimento dei rifiuti, noto per il suo stabile collegamento con il clan dei Casalesi“.
In sostanza, pur venendo considerato un “paladino” nella lotta alle ecomafie, il pm Ceglie in realtà avrebbe invece agevolato imprenditori legati ai clan camorristici. Dalle intercettazioni acquisite, ed agli atti del procedimento, inoltre, sono emerse frasi choc ed offensive contro diverse persone, dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone al presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, ai magistrati di Napoli Alessandro Milita, pubblica accusa nel processo Cosentino, e Antonello Ardituro, oggi al Csm.
Ah se qualcuno scoprisse cosa accade (ed è accaduto) anche nella Procura di Taranto…