Si potrebbe affermare senza ombra di alcun dubbio che il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sia tornato quello di sempre nell’illustrare le linee programmatiche del suo dicastero dinanzi alla commissione Giustizia del Senato : un garantista e liberale, scrittore di saggi anticonformisti, presidente del Comitato per il “Sì” ai referendum sulla giustizia giusta del Partito Radicale e della Lega.
Nordio nei suoi due primi mesi alla guida del ministero di via Arenula è stato attaccato soprattutto da chi lo ha accusato di subire la linea intransigente di Fratelli d’Italia senza opporre resistenza e della Lega. Invece Nordio questa mattina ha riproposto tutto il suo repertorio: separazione delle carriere, presunzione di innocenza, abuso delle intercettazioni, misure alternative al carcere, riforma del Csm. Ha disegnato una road map dei prossimi cinque anni da far tremare l’Anm.
La relazione del ministro ha toccato vari aspetti del “pianeta giustizia“, ad esempio la revisione del reato di abuso d’ufficio, chiesta a gran voce dai sindaci e sulla quale anche la premier Meloni si è detta d’accordo: “Sul reato di abuso d’ufficio le statistiche sono a dir poco allarmanti. Su 5.400 procedimenti nel 2021, 9 si sono conclusi con condanne davanti al gip e 18 in dibattimento”. Inoltre, tali procedimenti “hanno un costo medio insostenibile ed occorre acquisire materiale cartaceo e pareri che confondono i magistrati e si riducono in assoluzioni, non luoghi a procedere o archiviazioni“.
“Poiché in questo momento la priorità assoluta – ha esordito il Guardasigilli – è il superamento della crisi economica, le prime iniziative tenderanno a incidere favorevolmente in questa direzione, attraverso la semplificazione della legislazione e dell’organizzazione giudiziaria, attraverso una complessiva rivisitazione della sua geografia e piante organiche di magistratura e personale amministrativo“. Poi ci sarà spazio per le riforme più complesse, quelle che riguarderanno anche la Costituzione: “In un secondo momento saranno elaborate le proposte che incideranno più radicalmente nel sistema complessivo. Il lavoro preliminare è già iniziato, con il progetto di istituire le opportune commissioni e gruppi di lavoro. Ma poiché alcune riforme richiederanno una revisione costituzionale, i tempi saranno meno brevi”.
Riguardo alla giustizia civile, verranno adottati i decreti attuativi “entro il 30 giugno 2023, ma stiamo lavorando per anticipare i tempi. Particolarmente sensibile è, poi, il tema dell’equo compenso“, rispetto al quale è in previsione “la costituzione di un apposito Osservatorio” in linea peraltro con quanto già avvenne, grazie al Cnf, quando a via Arenula c’era Bonafede. E’ sulla riforma del sistema penale che è tornato alla ribalta il Nordio non “amato” a una grande fetta della magistratura, soprattutto requirente: “Occorre una riforma del codice penale, adeguandolo, nei suoi principi, al dettato costituzionale, e una completa attuazione del codice Vassalli. Una riforma garantista e liberale che può essere attuata in parte con leggi ordinarie e, negli aspetti più sensibili, con una revisione della Costituzione.”.
Il primo è la presunzione di innocenza: “Essa è stata e continua a essere vulnerata in molti modi: l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata, l’azione penale diventata arbitraria e quasi capricciosa, l’adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell’informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata e persino strumento di estromissione degli avversari politici”.
Un’ argomento memorabile per Nordio in cui decisivo è il tema della custodia cautelare. La quale, “proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo”. Per il Guardasigilli sarebbe “più ragionevole spostare la competenza dal gip a una sezione costituita presso la Corte d’Appello, con competenza distrettuale. Avremmo l’enorme vantaggio di una maggiore ponderatezza della decisione e anche di omogeneità di indirizzo” . Puntuale l’ affondo impietoso sul tema delle intercettazioni: “In Italia il numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani ad altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea, e ancor più rispetto a quello dei paesi anglosassoni. Il loro costo è elevatissimo, con centinaia di milioni di euro all’anno. Gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti, e non concludono nulla”.
Il guardasigilli sulle intercettazioni sostiene che “la loro diffusione, talvolta selezionata e pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Si tratta di sostanziali violazioni dell’articolo 15 della Costituzione, che fissa la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà”. Conseguentemente ha aggiunto Nordio “ne proporremo una profonda revisione, e comunque vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione arbitraria o impropria“.
Nordio ha risposto a Roberto Scarpinato, ex pg di Palermo eletto senatore nel M5S che contestava la razionalizzazione degli ascolti: “Su questo punto il ministro sarà estremamente rigoroso: ogni volta che usciranno sui giornali violazioni del segreto istruttorio in tema di intercettazioni, l’ispezione sarà immediata e rigorosa”.
Un altro capitolo nella riforma della giustizia per il ministro Nordio è la certezza della pena: “Essa dev’essere certa, eseguita, rapida e soprattutto proporzionata al crimine commesso“, ma “certezza e rapidità della pena non significano tuttavia sempre e solo carcere“. Per i “reati minori in termini giuridici e razionali è meglio la concreta esecuzione di una pena alternativa“. In merito ai numerosi suicidi (nel 2022 si è registrato in carcere il tasso più alto di suicidi degli ultimi 10 anni) Nordio ha aggiunto: “Abbiamo vissuto con grande dolore la sequenza di suicidi: anche per questo il ministero si sta attivando con una pressante energia per limitare i tagli previsti dalla legge di Bilancio e per devolvere al settore eventuali risorse disponibili“.
Ma il passaggio più “incendiario” dell’intervento del ministro Nordio al Senato è stato quello sul ruolo del pubblico ministero. Se “nell’ordinamento anglosassone la discrezionalità dell’azione penale è vincolata a criteri oggettivi nel nostro Paese l’obbligatorietà è stata mantenuta e si è convertita in un intollerabile arbitrio”. Secondo Nordio “il pm può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza dover rispondere a nessuno. Un tale sistema conferisce alle iniziative, e talvolta alle ambizioni, individuali di alcuni magistrati, per fortuna pochi, un’egemonia resa più incisiva dall’assenza di responsabilità in caso di mala gestione“.
Tutto è cambiato con il codice di procedura penale del 1988 . Da qui ha origine l’esigenza di separare le carriere: “Il pm è una parte pubblica a tutti gli effetti, ma è pur sempre una parte. E quindi non ha senso che appartenga in tutto e per tutto al medesimo ordine del giudice” dice Nordio che si è soffermato su un “nodo problematico”: il giudizio disciplinare. I componenti della sezione disciplinare ricorda il Guardasigilli “sono eletti con criteri di appartenenza correntizia da quegli stessi magistrati che vengono poi giudicati“. Un passaggio di “buon senso“, secondo Nordio, “potrebbe essere lo spostamento del giudizio disciplinare dal Csm a una Corte disciplinare terza, non elettiva e individuata con criteri oggettivi, per esempio tra ex presidenti della Cassazione o di alte giurisdizioni o ex giudici della Consulta, nominati dal Capo dello Stato”..
Sempre sul Csm il ministro di Giustizia ha aggiunto: “Trattandosi di un organo costituzionale auspico una rapida convocazione delle Camere per l’elezione dei membri laici che è stata differita sine die” con un passaggio sulla paralisi amministrativa. Mentre per quanto concerne l’abuso di ufficio “le condanne irrogate sono una percentuale minima rispetto al numero di indagine e riguardano episodi di scarso disvalore”. Pertanto, conclude il ministro, “gli appelli continui e pressanti dei pubblici amministratori e in particolare dei sindaci di diverse parti politiche dovrebbero costituire un forte stimolo per rapide conclusioni senza vincoli dogmatici o emotivi“.
“Auspico la rapida convocazione delle Camere per eleggere i membri laici del Csm“. ha concluso il ministro Nordio sottolineando che “un organo costituzionale così delicato non può restare sospeso“. Affermazioni che hanno trovato il totale consenso del premier Giorgia Meloni, che da Tirana ha commentato: “Penso che la riforma della giustizia sia prioritaria e mi sembra che in molti siano d’accordo. L’approccio di Nordio è l’approccio che il governo condivide. Una riforma della giustizia deve avere due grandi obiettivi: garantire il massimo delle garanzie agli indagati e imputati e poi certezza della pena. Mi definisco una garantista nella fase di celebrazione del governo e una giustizialista nella fase di esecuzione della pena. E credo che quello Nordio disegna sia un meccanismo di questo tipo“.
Entusiasmo alle stelle anche dagli ambienti di Forza Italia che con il capogruppo Pierantonio Zanettin subito definisce “una relazione molto coraggiosa”. Tant’è che basta a riassumerne i pilastri principali. A partire anche da una rampogna alla Camere per aver “rinviato sine die” la nomina dei 10 consiglieri togati del Csm. Ma è sui pubblici ministeri e sulle intercettazioni che Nordio fa sfoggio di tutto il suo dichiarato “garantismo“.