ROMA – A svelare tutti gli altarini dietro gli affari che si concludono le quinte del calcio italiano è stato il quotidiano online Business Insider Italia. L’ordine impartito dalla Lega calcio era chiaro: dobbiamo salvare ad ogni costo il sodale Riccardo Silva nonostante “ha pisciato fuori dal vaso” come dice Giuseppe Ciocchetti l’ex direttore generale di Infront intercettato dalle Fiamme Gialle di Milano.
Ma dalle indagini delegate dalla Procura di Milano alla Guardia di Finanza sulla “cupola” dei diritti televisivi del calcio vengono alla luce altri particolari imbarazanti come quello riguardante la cessione dei diritti tv per i siti di scommesse online: un prodotto che la Serie A non aveva commercializzato, ma che Riccardo Silva con il benestare di Infront l’advisor della Lega Calcio aveva ceduto a terzi, senza alcuna autorizzazione , operazione che dimostra la massimizzazione del ritorno per le squadre italiane non è mai stato in realtà il vero scopo dei consulenti televisivi delle squadre di calcio della Serie A italiana.
Nell’ambiente Silva è anche noto per delle lussuose feste a suon di modelle (ha un’agenzia) e champagne sul mega-yacht da 70 metri, il cui valore si aggirerebbe tra i 20 e i 30 milioni. La barca è nota perché usata come piattaforma di Pr alla fiera Sportel di Montecarlo. In ogni caso l’imprenditore 45enne, ex manager di Milan Channel (gestita da una società di Marco Bogarelli) e peraltro legato per parte di madre alla famiglia che possedeva la Fabbri Editori, è evidentemente molto capace nella vendita ma i guadagni che arrivano nella cassa della Lega appaiono ridotti e sui bilanci delle società di calcio gli introiti da diritti “audiovisivi” pesano, in media, per il 65%.
Per Infront e Silva, da quanto è emerso dalle indagini era fondamentale incassare il più possibile, fregandosene di rispettare le regole del gioco. Antonio D’Addio l’ avvocato di Infront, sosteneva nelle intercettazioni che “I soldi alla Lega sono sprecati” e che darli alla Juventus sarebbe stato ancora peggio, quindi meglio “spenderli con Infront” società che teoricamente dovrebbe aiutare le società calcistiche della serie A ad incassare e guadagnare di più, .
Le intercettazioni su Galliani: “Agnelli imbecille” non usa molti giri di parole Adriano Galliani l’ex ad del Milan parlando con Marco Bogarelli l’ex manager di Infront per descrivere il comportamento del presidente della Juventus Andrea Agnelli, che hanno bollato con epiteti poco cortesi. Infatti da una intercettazione del 13 marzo 2015, riportata nella richiesta di arresto – poi respinta dal gip – della Procura di Milano nei confronti dello stesso Bogarelli e di altre due persone, il primo riferendosi al numero uno della squadra bianconera dice: “(…) Oltre ad essere un imbecille, per altro è…cioè non è che è un genio…non lo so, poi va in Germania a sputtanare la Lega….io adesso gli scrivo, basta, non si può avere, tutti che sputano sul calcio italiano, come si va a vendere…?”. E Galliani: “Eh, sì (…) io, voglio dire, io ho dichiarato… qualcuno se mi chiede mi richiamo a quello che avevo detto quando hanno fatto quell’attacco famoso… l’ arroganza è cosa della Juventus che ad essa non sa sfuggire… commento che io ho fatto, voglio dire, loro bisogna darli… perché il signor Agnelli prende 100 milioni dalla Lega Calcio”. Poco più avanti Bogarelli afferma: “dai un’accelerata”.
Dall’ altra parte l’ex amministratore delegato rossonero: “solo sarà bene che risponda qualcun altro perché io, voglio dire, io la botta gliela do, io voglio star concentrato, la botta sarà nella ripartizione dei diritti televisivi, lì gli darò la botta… adesso chiamo Enrico che dice sempre che bisogna parlare con Agnelli”. E ancora Galliani: “adesso faccio un po’ di casino”. Bogarelli: “eh, bravo”. Galliani: “fai un po’ di casino anche tu”.
“Agnelli signorino” – “Allora – dice Galliani l’ex ad del Milan intercettato al telefono con Bogarelli nel marzo 2015 – stasera Preziosi (il presidente del Genoa, ndr) va alla cosa della Gazzetta e attaccherà Agnelli”. Bogarelli risponde: “ah bravo…». E ancora Galliani: “Presidente della Lega dovrebbe fare una intervista in cui lo, lo coso… e via, la deve smettere questo signorino eh (…). Continua a sputare sul calcio italiano…. (…) e vive di quello”. Bogarelli: “Esatto“. Più avanti, nella conversazione intercettata dalla Guardia di Finanza, parla sempre Galliani: “(…) Comunque adesso bisogna dargli addosso a questo signore”. Poi più avanti, Bogarelli, : “Ma a parte che è impazzito, penso che sia proprio fuori di testa”. E infine ancora l’ex numero uno del Milan: “Eh sì, sì, sì, sì, sì”.
Galliani il “tranquillo” – “Sono caduto dalle nuvole, quando ho visto la notizia ho sentito il mio avvocato, Niccolò Ghedini. Mi ha confermato che non sono indagato e mi ha detto di stare sereno e tranquillo”. Così l’ex ad del Milan, Adriano Galliani, interpellato dall’ANSA, ha commentato la ricostruzione dei magistrati di Milano: “Le intercettazioni? Ero vicepresidente di Lega, era normale che parlassi con l’advisor” (cioè Infront n.d.r.).
Le origini dello scandalo
Il problema era scoppia dopo l’inizio del campionato 2014-2015, allorquando la Juventus aveva iniziato a protestare e contestare l’operato di Infront e Silva, avendo scoperto che una serie di siti per le scommesse online utilizzavano i diritti della Serie A su internet senza averne il diritto. Le immagini del campionato italiano venivano acquisite e distribuit attraverso la società inglese Perform che aveva acquistato a sua volta da Silva i diritti che lui ha comprato dalla Lega. L’accordo tra Silva e Perform è relativo al triennio 2012-2015 e lo stesso Silva parla al telefono con Ciocchetti l’ex direttore generale di Infront, ammette che “la Serie A in teoria non ci sarebbe, ma non c’era scritto che è esclusa”.
Estromettere “dai processi decisionali” Infront, la società advisor della Lega calcio e che era diventata un “soggetto non più gradito“: sarebbe stato questo il nuovo piano dei vari personaggi al centro delle indagini su una presunta associazione per delinquere per la commercializzazione dei diritti tv del calcio. È quanto emerge da un’informativa, datata 7 febbraio scorso, del Nucleo di polizia tributaria della Gdf contenuta nei 12 faldoni depositati al Tribunale del Riesame di Milano dai pm di Milano Roberto Pellicano, Giovanni Polizzi e Paolo Filippini per chiedere l’arresto, rigettato dal gip, di Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti, ex presidente ed ex dg di Infront (si sono dimessi il 28 novembre scorso), e di Riccardo Silva, fondatore della MP & Silva.
Il “mutamento di scenario” sarebbe avvenuto proprio dopo che i due manager erano usciti da Infront e si stavano riorganizzando “con la creazione di una nuova società, con uffici a Londra e a Milano, operante nel settore dell’acquisizione e vendita dei diritti”. In una telefonata intercettata dello scorso 6 dicembre, Galliani, anche ex vicepresidente della Lega calcio, parlando con Claudio Lotito, presidente della Lazio e consigliere della Lega, diceva: “Noi siamo totalmente nelle mani di Infront, noi dobbiamo prendere l’interfaccia della Lega, dobbiamo prenderla“.
Secondo la Gdf, l’ex ad del Milan puntava ad “individuare un top manager, di esperienza internazionale e da remunerare adeguatamente, da inserire nell’organigramma” della Lega calcio, “quale direttore commerciale“. A questa figura avrebbe dovuto essere “affidata la gestione della commercializzazione dei diritti“. In quella che i finanzieri chiamano la “fase 1 delle indagini”, ossia quando Bogarelli e Ciocchetti erano ancora in Infront, non erano mai state intercettate “esternazioni di questo tipo da parte di Galliani”, formalmente non ancora indagato. Sempre il 6 dicembre, invece, Galliani parlando con Bogarelli, che avrebbe continuato ad essere il “perno fondamentale, ancorché occulto, del ‘sistema calciò”, gli diceva: “Dobbiamo avere una direzione commerciale che non abbiamo. Non possiamo lasciare le cose nelle, nelle mani solo di un advisor“.
Questo “cambiamento di strategia”, si legge nell’informativa dei finanzieri, “caldeggiato da Galliani e avallato da Lotito (ed anche da Bogarelli)” necessitava “ovviamente del supporto dell’assemblea” di Lega. Un aspetto di cui si sarebbe fatto «carico» il presidente della Lazio che ne avrebbe parlato anche con quello del Genoa Enrico Preziosi (indagato nell’inchiesta come Lotito). Negli atti vengono, dunque, riportate una serie di telefonate in cui Lotito, tra dicembre e gennaio scorso, avrebbe cercato di portare avanti “un’opera di raccolta di adesioni al progetto” contattando il presidente del Torino Urbano Cairo, l’Ad del Sassuolo Giovanni Carnevali, Gino Pozzo, figlio del presidente dell’Udinese, l’Ad della Roma Umberto Maria Gandini, Marco Fassone, poi diventato Ad del Milan, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, al momento tutti estranei all’inchiesta.