di REDAZIONE CRONACHE
“Chi TAR ferisce, di Tar perisce” si potrebbe sintetizzare dopo l’ennesima pessima figura sopratutto sul piano istituzionale e della dovuta (mancata) trasparenza degli uffici comunali di Taranto. Appena 48 ore prima i soliti proni giornali locali, destinatari di tanta pubblicità dalla Giunta Melucci, annunciavano la “piena attività” del cantiere “per il restauro e la rifunzionalizzazione di Palazzo degli Uffici, oggi denominato Palazzo Archita”.
Peccato che dopo sole 24 ore è arrivata la “doccia fredda” dal TAR di Puglia, sezione di Lecce cioè lo stesso tribunale a cui il sindaco Rinaldo Melucci si era rivolto contro l’ ILVA ed Arcelor Mittal. Chiaramente i “giornaletti” locali ben si sono guardati dal darne notizia, e come sempre ci pensa il CORRIERE DEL GIORNO a ripristinare la verità per una corretta informazione su quanto accade nella città di Taranto, dove, come diceva anche il direttore del FATTO QUOTIDIANO, Marco Travaglio (in occasione del concertone del 1 maggio n.d.r.) “la stampa a Taranto non è libera in quanto comprata dalla pubblicità !“. Dichiarazione pesante davanti alla quale nessuno fiatò, tutti zitti, compreso l’ Ordine pugliese dei Giornalisti e tantomeno quella “specie” di sindacato che si chiama Assostampa di Puglia !
sentenza-ArchitaDalla lettura della sentenza del TAR Puglia emerge ancora una volta l'”allergia” alla trasparenza degli uffici comunali, che puntualmente rifiutano le istanze di accesso agli atti amministrativi, nel vergognoso tentativo di nascondere le varie nefandezze ed illegalità dell’operato del Comune di Taranto . Altra circostanza altrettanto vergognosa è il silenzio e l’immobilismo della Procura di Taranto, all’interno della quale regnano (per quanto ancora ?) palesi imbarazzanti conflitti d’interesse causati da mogli e mariti di magistrati sul libro paga di enti ed aziende partecipate dall’ amministrazione comunale.
E’ proprio il caso di dire “Taranto capitale della monnezza” o meglio dell’illegalità. Ma fino a quando ?