di Marco Ginnneschi
Alla vigilia dell’amministrazione straordinaria della “nuova ILVA” , c’è un nuovo allarme rosso: quello occupazionale e dei fornitori da pagare. Questa volta, a protestare, non sono gli operai ed i loro sindacati ma bensì gli imprenditori dell’indotto dello stabilimento siderurgico di Taranto. A seguito dell’imminente passaggio dell’azienda dell’acciaio dalla proprietà Riva, al commissariamento Gnudi e quindi all’amministrazione straordinaria sono circa quattromila tra diretti e indiretti lavoratori a rischio . Oltre 3mila quelli messi in libertà dalle imprese di Taranto, ed 800i dipendenti dello stabilimento del siderurgico inattivi per la fermata degli impianti a causa della mancanza delle forniture. I fornitori delle materie prime, infatti, hanno sospeso le consegne preferendo effettuarle dopo che l’ILVA entrerà nella nuova procedura, in quanto non vogliono correre il rischio di non essere pagati durante la fase di transizione.
Questa mattina gli imprenditori dell’indotto protestano a Roma, in piazza Montecitorio, sotto la guida della Confindustria Taranto, che ormai sembra agitarsi come i sindacati, ed alle 10 si ferma un altro impianto ( la zincatura 2) dello stabilimento di Taranto. Gli imprenditori di Taranto vorrebbero essere ricevuti dalla presidenza del Consiglio per richiedere interventi immediati sull’amministrazione straordinaria, ma sopratutto per avere la certezza dei loro pagamenti arretrati, in quanto dopo un anno e mezzo di gestione commissariale, i fornitori dell’indotto siderurgico hanno un forte timore con il passaggio dell’azienda all’amministrazione straordinaria di veder azzerati i loro crediti verso l’ILVA, e di venire pagati solo in parte (si parla di suddivisione in pagamenti al 15%, chi al 20% , solo i più fortunati al 25% delle somme vantate ed impagate) .
“Temiamo che le migliorie del Parlamento al decreto arrivino in ritardo rispetto all’avvio dell’amministrazione straordinaria – ha dichiarato ancora il presidente di Confindustria Taranto – Andando a Roma, vogliamo chiedere direttamente al governo di intervenire dando garanzie ai lavoratori e alle imprese di Taranto“. Lo scorso primo agosto a Taranto, a causa dei mancati pagamenti dell’ ILVA duemila persone manifestarono per le strade della città, e gli imprenditori marciarono accanto ai loro dipendenti . Sempre oggi, riprendono le audizioni del Senato sul nuovo decreto legge.
Anche la Cgil e la Fiom di Taranto hanno contestato la mancanza di garanzie, assenti nel nuovo decreto, per i lavoratori dell’indotto, facendo notare che al contrario delle garanzie sono state puntualmente date alle banche quando è stato concesso il famoso prestito ponte garantito dal Governo, ottenendo rispetto agli altri creditori una tutela nel caso in cui l’ ILVA dovesse fallire, ed è stato infatti solo e soltanto a seguito di queste garanzie che gli istituti di credito hanno anticipato altri 250 milioni all’ ILVA, che era già notevolmente indebitata .
La decisione di manifestare e protestare a Roma di fronte alla Camera dei Deputati, è scaturita dall’assemblea autoconvocata, è stata presieduta da Vincenzo Cesareo Presidente di Confindustria Taranto e si è svolta presso la sala convegni della Camera di Commercio di Taranto a seguito della totale partecipazione da parte delle numerose imprese, a cui si sono associati anche il Presidente della CdC Cav. Luigi Sportelli, il Presidente dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Taranto dr. Cosimo Damiano Latorre , diverse associazioni di categoria come la Confersercenti, Casartigiani, Cna, Confartigianato e Confapi, le quali al termine dell’ assemblea insieme a tutte le imprese presenti, hanno aderito e firmato un documento sulle iniziative da intraprendere. Incredibilmente assente la Confcommercio di Taranto, anche se la la cosa incredibile è che la Confindustria di Taranto non sia riuscita a far presentare ed introdurre ai parlamentari eletti a Taranto e provincia alcun emendamento al decreto legge contestato. Propria incapacità, sfiducia nei parlamentari e senatori eletti a Taranto o indifferenza della politica ?