Sono arrivate al capolinea le cooperative gestite dalla suocera di Aboubakar Soumahoro . Gli ispettori del ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Mise) che è compente sul controllo gestionale delle cooperative, hanno proposto lo scioglimento del Consorzio Aid e la liquidazione coatta amministrativa della coop Karibu, entrambe impegnate nell’accoglienza dei migranti e per tali attività beneficiarie di ingenti contributi pubblici, sui quali stanno indagando le Fiamme Gialle.
Come ha spiegato lo stesso ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un “question time” alla Camera, sono state riscontrate molteplici “irregolarità non sanabili”. Va ricordato che il neo-parlamentare di Verdi e Sinistra, autosospesosi a seguito della scandalo di “famiglia” non ha mai ricoperto incarichi nelle cooperative in questione e non è indagato, al contrario della suocera Marie Therese Mukamitsindo, indagata dalla Procura di Latina per malversazioni, truffa aggravata e false fatturazioni.
Soumahoro ha affermato che i suoi familiari non lo hanno mai messo al corrente di alcuna problematica, tranne il mancato pagamento degli stipendi di cui gli aveva parlato la moglie Liliane Murekatete, che fino alla scorsa primavera ha lavorato per la cooperativa Karibu di cui era anche consigliere di amministrazione. Adesso si apprende, come ha riferito il ministro Urso in Parlamento, “che dal 2017 al 2019 la prefettura di Latina, a seguito di 22 ispezioni, ha applicato 491.000 euro di sanzioni a Karibu. E che dal 2018 al 2022, a seguito di 32 ispezioni, sono state comminate sanzioni nei confronti di Aid per 38.000 euro“.
Il quotidiano La Stampa lo scorso 24 novembre aveva raccontato, pubblicandolo, che la cooperativa Karibu aveva debiti per un milione e mezzo nei confronti del fisco, perché non ha versato le trattenute delle buste paga dei dipendenti, i contributi Inps e le tasse sull’impresa, e avrebbe maturato al 31 dicembre 2021 un passivo totale di 2 milioni e 425 mila euro.
Il ministro Urso nel corso del suo intervento ha anche ricordato che l’Ispettorato territoriale del lavoro di Latina “ha ricevuto 20 richieste di intervento concernenti le cooperative in questione ed ha attivato le procedure conciliative per il riconoscimento degli emolumenti dovuti ai lavoratori“. Procedure attivate avanti grazie al sindacato Uiltucs di Latina. Urso ha ricostruito nel dettaglio le indagini che gli ispettori hanno condotto nelle ultime settimane: “Il 28 novembre è stato effettuato l’accesso presso la sede legale del Consorzio Aid. Gli ispettori hanno riscontrato l’assenza di un reale e autentico scambio mutualistico, l’assenza di partecipazione dei soci alla vita democratica e alle decisioni dell’ente, ed è stata accertata la natura di cooperativa e non di consorzio, in quanto l’Aid di Latina non risulta espletare attività di coordinamento di cooperative collegate“. Per questi motivi ne è stato proposto lo scioglimento.
La società ha tempo 15 giorni per presentare le sue controdeduzioni. Nel caso in cui vengano rigettate, il Ministero si attiverà con un decreto direttoriale di scioglimento. Sulla cooperativa Karibu, invece, gli ispettori inviati dal Ministero “al primo tentativo di accesso hanno trovato i locali chiusi. Dopo aver avuto finalmente accesso a seguito di diffida, hanno acquisito la documentazione rilevante. Martedì si è conclusa l’istruttoria culminata con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento”. Il ministro Urso ha annunciato che nominerà a breve i commissari liquidatori.
Mentre il ministro riferiva in Parlamento, la moglie di Soumahoro ha deciso proprio ieri di parlare con un lungo sfogo affidato all’ agenzia di stampa Adnkronos. “Adesso basta, porto in tribunale chi mi ha diffamato”. Liliane Murekatete punta il dito contro il sistema mediatico: “La narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata ad un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione di innocenza“, afferma Liliane, aggiungendo: “Non faccio più parte della cooperativa Karibu né come membro del cda, né come socia né tantomeno come dipendente”.
Alla Murekatete non sono stati perdonati i selfie con abiti e borse firmate foto che hanno spinto il popolo dei socialnetwork ad appiopparle il soprannome di “Lady Gucci“. Ma lei non ci sta e replica: “La costruzione del racconto mediatico volto a rappresentarmi come una cinica “griffata” e ad affibbiarmi icastici titoli derisori una che pubblica selfie, peraltro dello stesso tenore di quelli di centinaia di migliaia di giovani donne occidentali, mentre i lavoratori della cooperativa non ricevono gli stipendi è artatamente falsata” ed aggiunge “si sorvola sul fatto che anch’io, che peraltro sono in aspettativa dall’aprile 2022, sono in attesa degli arretrati. Il sottotesto della narrazione esclude a priori l’ipotesi che possa esistere una donna africana benestante (e/o che possa diventarlo onestamente) e men che mai che possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali”.
Sicuramente esiste anche il diritto ai selfie, giusto, ma anche quello a essere pagati per il lavoro svolto, ma non si può tacere sulle accuse mosse dagli ex soci a Soumahoro per i selfie di protesta nelle campagne del Foggiano (il quale avrebbe organizzato, raccontano, manifestazioni a suon di 50 euro a partecipante). La Murekatete ha continuato: “La gran parte delle foto risalgono al 2014/2015, quando non avevo alcun incarico nella cooperativa Karibu e quando non avevo ancora conosciuto il mio compagno” ma non spiega la provenienza della necessaria disponibilità finanziare per quel tenore di vita.
Lady Gucci attacca i giornalisti ed i giornali che stanno seguendo e raccontando il caso lamentando un atteggiamo persecutorio, e lancia minacce: “Posso capire, senza giustificarli, gli attacchi politici, ma la narrazione della maggior parte dei giornalisti è stata improntata a un teorema fondato sulla colpevolezza certa e manifesta, con buona pace della presunzione d’innocenza: colpevole io, colpevole mia madre, colpevole il mio compagno“. A sentirli lamentare le vittime sono loro…
Ma è sui mancati pagamenti ai dipendenti della coop che sua madre ha cominciato ad ammettere che Lady Gucci s’ è superata: “Si sorvola sul fatto che anch’ io sono in attesa degli arretrati”. Imbarazzante vedere una madre che non paga neanche la figlia: poverina, e come fa a seguire le tendenze di moda delle griffe del lusso che segue. In realtà è proprio in questo passaggio che Murekatete Murekatete si supera: “Il sottotesto della narrazione esclude a priori l’ipotesi che possa esistere una donna africana benestante o che possa diventarlo onestamente, e men che mai che possa contemporaneamente impegnarsi nelle questioni sociali”. In effetti mancava una velata accusa di razzismo .
“È un personaggio mediatico, un grande comunicatore certamente. Però vista da qui, da San Severo, la situazione è diversa da come la descrive lui. Soumahoro non è mai andato con gli stivali nel fango, se non per farci dei video da postare sul web“. Sono le parole di don Andrea Pupilla, responsabile della Caritas di San Severo (Foggia), che torna ad attaccare il deputato di Sinistra Italiana, secondo quanto riporta Il Quotidiano Nazionale. Ma non solo. Questa volta punta il dito anche contro il partito: “Lo avevo scritto a Fratoianni in privato di stare attento. Quando è stato candidato, ho inviato una mail all’onorevole, dicendogli che stava facendo un autogol. Ma naturalmente non mi ha risposto: evidentemente ha prevalso il racconto virtuale del leader di una nuova sinistra“. Evidentemente Fratoianni , che non ha mai smentito don Andrea Pupilla, sembra non pentirsi al momento della scelta di allora.
Stando alle parole del sacerdote, Soumahoro avrebbe svolto un’attività nel Foggiano “solo virtuale e tesa unicamente ad accendere fuochi polemici”. Non è la prima volta che don Andrea attacca l’operato del neo-deputato di sinistra. Nei giorni scorsi aveva posto diversi interrogativi persino su una raccolta fondi da 16 mila euro dello scorso anno – sempre nel Foggiano – dove Aboubakar si fece riprendere mentre portava regali ai bambini in un luogo dove, secondo il sacerdote, ci sono pochissimi bambini. “Questa è una battaglia che dobbiamo combattere uniti comprese le istituzioni. Invece abbiamo assistito all’arrivo di personaggi come Soumahoro che si erge a paladino dei diritti dei poveri e degli sfruttati e accusa di fare business chi, come noi, sta nel fango e nella melma”, aveva concluso il prete.
Sarà interessante per la Guardia di Finanza accertare le origini e le legalità dei proventi con i quali Aboubakar Soumahoro e sua moglie hanno comprato la loro villa a Roma, che sarebbe costata 450mila euroanche perchè Soumahoro è parlamentare solo dal giugno scorso e la consorte senza lavoro. Chi pagava ? Con quali soldi hanno pagato le rate del mutuo ? Alla Guardia di Finanza le risposte.