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21 Dicembre 2024 13:55

Gli occhi dei “servizi” italiani su Taranto

Investimenti per 204 milioni di euro e la riconversione dell’area ex Yard Belleli, nel porto di Taranto, che l’omonimo gruppo di Mantova ha utilizzato sino ai primi anni Duemila costruendo grandi piattaforme petrolifere offshore installate nel mondo. Secondo dati dell’Authority, le risorse pubbliche toccano quota 137 milioni, divisi tra i 45,5 del ministero delle Infrastrutture, i 50 dell’Authority Portuale dello Jonio (il cui presidente Sergio Prete, dicono essere aderente alla massoneria, ma sicuramente ha rapporti con il mondo cinese) e 41 stanziatri dalla Regione Puglia. Il Ferretti Group, invece, ha dichiarato in attivi materiali e ricerca investimenti per circa 62,6 milioni.
di Antonello de Gennaro

Era il 23 novembre 2019 allorquando Beppe Grillo “guru” del M5s si recava per ben due volte presso l’ ambasciata cinese in Italia. I rapporti dei “grillini” con la Cina non erano certo una novità considerato che sin dal 2013 Grillo assieme a Gianroberto Casaleggio si erano recati in visita all’allora ambasciatore cinese Ding Wei. Così come si ricordano le polemiche che nel 2018 accompagnarono la decisione di Luigi Di Maio, allora nelle vesti di ministro per lo Sviluppo economico, di firmare il memorandum sulla Via della seta. Che recentemente è stato disconosciuto dal Governo Meloni.

L’attacco più duro arrivò da Matteo Salvini che, in una intervista al Corriere della Sera, osservava: “Sono colpito dai suoi incontri con l’ambasciatore cinese e i frequenti viaggi di Di Maio in Cina. E per contro, stanno zitti sulla situazione di Hong Kong. Non vorrei che stessero cambiando la collocazione internazionale dell’Italia. Mentre rompono le scatole a me per la Russia questi tengono rapporti con una dittatura che ha fame di conquista e vocazione imperialista“. Altrettante critiche arrivarono da Fratelli d’Italia per voce del senatore Adolfo Urso, all’epoca dei fatti vice presidente del Copasir la commissione parlamentare sulle attività di “intelligence”: “Chissà perché Beppe Grillo abbia ritenuto di rassicurare la Cina sulla tenuta del governo Conte, dopo l’incontro con Di Maio. Da Cinque Stelle a Stella Rossa“.

Alberto Galassi amministratore delegato di Ferretti Group

Ma le operazioni “strane” per non dire a rischio del M5s, non si sono fermati. Infatti è arrivato il progetto di Ferretti Group, gruppo del made in Italy nautico controllato dal colosso pubblico cinese Weichai, per aprire a Taranto un nuovo stabilimento che dovrebbe costruire scafi per gli yacht. Il progetto di Ferretti Group a Taranto venne annunciato a fine 2019 dal senatore Mario Turco, tarantino, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Conte II ed attualmente vicepresidente del Movimento 5 Stelle guidato dallo stesso Giuseppe Conte. Il progetto di Ferretti Group venne inserito nel cosiddetto “Cantiere Taranto”. E guarda caso nel ottobre 2020 sempre Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, chiedeva di trasformare i porti di Taranto e Gioia Tauro in due terminali per fare dell’Italia un perno della Via della Seta firmando un articolo sul suo blog con un suo pseudonimo.

In mani cinesi dal 2012 e quotato dall’anno scorso alla Borsa di Hong Kong, Ferretti Group (guidato dal attualmente presidente Tan Xuguang, e dall’amministratore delegato Alberto Galassi) starebbe valutando il ritorno a Piazza Affari, dove aveva esordito nel 2000 per uscire appena due anni dopo quando la società fu delistata a seguito dell’offerta pubblica di acquisto totalitaria lanciata dal fondo di private equity Permira.

l’ hotel svizzero-cinese Gasthof Rössli

Nel 2018 i signori Wang, cittadini cinesi, hanno acquistato un albergo nella pittoresca località svizzera di Unterbäch, un villaggio a 1.100 metri di quota nel Berner Oberland. Un investimento oculato. Infatti spendendo 800 mila franchi, la famiglia Wang ha messo le mani sull’ hotel Gasthof Rössli,  così assicurata una “camera con vista” sul vicino aeroporto militare di Meiringen, destinato ad ospitare i 36 caccia F35 di fabbricazione statunitense, che il governo elvetico ha scelto per rimpiazzare gli ormai obsoleti F/A-18 Hornet. In sostanza, stando al servizi di intelligence svizzeri, saremmo di fronte a un’operazione di spionaggio in piena regola, condotta dietro la copertura di un’attività turistica

Beppe Grillo ha recentemente regalato al nuovo ambasciatore cinese in Italia Jia Guide, durante il ricevimento per il suo insediamento che si è tenuto a Roma a Villa Miani, un semplice palloncino bianco gonfiabile, o meglio restituito, in quanto Grillo con la sua solito ironia becerea , ha raccontato al diplomatico e agli altri presenti che in realtà si tratta di un pallone sonda cinese che volteggiava sopra la sua casa di Genova, recuperato per riconsegnarlo al legittimo proprietario. Una battuta del comico genovese, per ironizzare sui palloni sonda di Pechino rintracciati e abbattuti negli Stati Uniti.

Grillo alla serata non era da solo , accompagnato da Nina Monti, che gestisce il suo blog ed i social del garante M5s, e di due collaboratori “fedelissimi” , Danilo Della Valle e Fabio Massimo Parenti. Entrambi scrivono per il sito di Grillo e guarda caso entrambi hanno posizioni che sono state bollate dai nostri “servizi” come “filo cinesi“. Danilo Della Valle è stato candidato alle ultime Politiche con il Movimento 5 Stelle senza riuscire ad essere eletto. Sul blog di Grillo, Della Valle ha scritto anche diverse analisi sulla guerra in Ucraina, in cui parla del “mito dell’orso russo invasore”.

Lo scorso 22 febbraio 2023 oltre a Grillo, tra gli invitati “politici” presenti è intervenuto anche l’ex ministro leghista Gian Marco Centinaio, che ha dichiarato: “Come esponenti della Repubblica Popolare Cinese e della Repubblica Italiana – ha detto Centinaio – abbiamo il privilegio di rappresentare non solo due Paesi del G20, ma anche l’eredità di due tra le più importanti civiltà al mondo. Civiltà, quella romana e quella cinese, che hanno forgiato la storia, la cultura, l’economia e il diritto nei rispettivi Continenti e oltre. Al contempo, proprio ai nostri antenati – alle loro abilità commerciali e all’innato desiderio di conoscenza – si devono le prime forme di contatto tra i nostri popoli e l’espansione di quella Via della Seta, che ha segnato per molti secoli lo sviluppo culturale ed economico di molte civiltà“, ha sottolineato l’ex ministro dell’Agricoltura. “Oggi il progresso tecnologico consente relazioni più dirette e immediate. Restano però intatte la necessità e la volontà di una maggiore conoscenza e comprensione reciproca“, ha assicurato Centinaio nel suo saluto al nuovo ambasciatore cinese, lasciando di stucco il vertice della Lega.

Il Consiglio comunale di Taranto a suo tempo ha dato il via libera all’unanimità con i voti dei 24 presenti,, come sempre quando sente parlare di assunzioni ed investimenti, alla variante urbanistica per il progetto di Ferretti Group, gruppo controllato dal colosso pubblico cinese Weichai, per un nuovo stabilimento che dovrà costruire scafi per gli yacht. La palla ora è a Roma, al Consiglio superiore dei lavori pubblici, per le altre tappe dell’iter. Su cui però ci sono delle riserve dei “servizi segreti” italiani e del Governo Meloni.

In gioco ci sono 200 posti di assunzione di lavoratori diretti, investimenti per 204 milioni di euro e la riconversione dell’area ex Yard Belleli, nel porto di Taranto, che l’omonimo gruppo di Mantova ha utilizzato sino ai primi anni Duemila costruendo grandi piattaforme petrolifere offshore installate nel mondo. Secondo dati dell’Authority, le risorse pubbliche toccano quota 137 milioni, divisi tra i 45,5 del ministero delle Infrastrutture, i 50 dell’Authority Portuale dello Jonio (il cui presidente Sergio Prete, dicono essere aderente alla massoneria, ma sicuramente ha rapporti con il mondo cinese in quanto Componente dell’”Expert Committee” dello Shanghai International Shipping Institute (SISI), e 41 stanziatri dalla Regione Puglia. Il Ferretti Group, invece, ha dichiarato in attivi materiali e ricerca investimenti per circa 62,6 milioni. In programma c’è la costruzione di edifici e capannoni per circa 65.500 metri quadrati coperti, in un’area che nel complesso arriva a 220.000 metri quadrati. La parte di intervento pubblico comprende copertura, capping e messa in sicurezza dell’area ex Belleli, oltre alla ristrutturazione e all’ampliamento dell’esistente banchina.

il sito produttivo acquistato da Ferretti Group a Ravenna

A fine marzo 2023 Ferretti Group ha annunciato l’acquisizione di un sito produttivo in Emilia Romagna di oltre 70.000 metri quadrati, comprensivo di bacino di carenaggio, a San Vitale, in provincia di Ravenna.
Un’ acquisizione che prevede un investimento iniziale di circa 40 milioni di euro, ai quali seguiranno ulteriori 40 milioni nel prossimo triennio, per la realizzazione di nuovi spazi produttivi e un centro di ricerca e sviluppo. L’operazione rientra nelle strategie di crescita del Gruppo Ferretti: a piena operatività il nuovo impianto aumenterà la capacità produttiva di circa il 20%. L’acquisizione del nuovo cantiere di Ravenna è stata completamente finanziata con capitale proprio derivante dai proventi derivanti della recente quotazione alla Borsa di Hong Kong. Legittimo chiedersi perchè mai in Puglia il Gruppo Ferretti vuole usare 2/3 degli investimenti previsti con fondi pubblici, mentre in Emilia Romagna invece utilizza fondi propri.

Infatti lo scorso 22 novembre è stato ratificato l’accordo tra il governo italiano e l’Organizzazione per il supporto e l’approvvigionamento della Nato relativamente alla gestione del Soc (Nato Southern Operational Center) di Taranto, centro per le attività logistiche dell’Alleanza Atlantica. Presenti alla firma, tra gli altri, Marco Peronaci, ambasciatore italiano presso la Nato e rappresentante del governo italiano; Orhan Muratli, direttore delle operazioni per il supporto logistico Nato; e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.Il centro – si legge in una nota stampa della Regione Puglianella sua originale denominazione di ‘Deposito Sud'” fu avviato “nel 1972 a seguito dell’accordo con il governo italiano per svolgere le funzioni di deposito per lo stoccaggio dei materiali della Nato“.

Taranto oltre ad essere la base navale più importante d’ Italia, è uno snodo cruciale per le attività Nato . E sempre nella città pugliese verrà presto attivato il Comando multinazionale marittimo per il Sud della Nato, che opererà in sinergia con i comandi già esistenti nella città, tra cui Comitmarfor, Comando italiano delle forze marittime. L’ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina Militare, aveva spiegato a inizio dicembre che la nuova struttura “sarà in grado di condurrei tre compiti previsti dal concetto strategico dell’Alleanza e rappresenta una testimonianza viva dell’attenzione della Nato verso il Mediterraneo”.

Più di qualcuno (ma noin i “servizi” italiani) ha dimenticato che a metà luglio 2021 c’è’era stata la firma dell’intesa fra Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia, e Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group. A fine 2021 (governo Draghi) il Comitato per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile aveva attribuito al’’investimento le risorse di parte pubblica, chiudendo così gli aspetti finanziari.

Il 19 febbraio 2023 Intervistato dal quotidiano La Repubblica, il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi (Lega), ha confermato l’intenzione di procedere con una riforma dei porti lasciando intendere che il governo potrebbe ridurre ulteriormente il numero di Autorità di sistema portuali avviando un nuovo giro di accorpamenti. Come raccontato nelle scorse settimane dal quotidiano La Verità, il governatore Emiliano avrebbe intenzione di fare unica autorità in Puglia con Bari, Brindisi e Taranto. E per guidarla avrebbe anche già individuato la persona per lui giusta per quell’incarico: Ugo Patroni Griffi, attuale presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale (che raggruppa Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli), il quale però negli anni scorsi ha aperto il porto di Bari a un progetto per la sperimentazione della nuova tecnologia 5G coinvolgendo anche il gruppo cinese Huawei, nella lista nera degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali con l’accusa di spionaggio per conto del governo di Pechino.

E’ notizia delle ultime ore dell’arresto effettuato dai “servizi” della Confederazione Elvetica in Svizzera che si sono presentati  in borghese con il distintivo della polizia al collo. Nel 2018 i signori Wang, cittadini cinesi, hanno acquistato un albergo nella pittoresca località svizzera di Unterbäch, un villaggio a 1.100 metri di quota nel Berner Oberland. Un paesino di poco meno di 500 abitanti, un investimento oculato sopratutto per gli occhi del governo cinese. Spendendo 800 mila franchi, per mettere le mani sull’ hotel Gasthof Rössli, la famiglia Wang si è assicurata una “camera con vista” sul vicino aeroporto militare di Meiringen, destinato ad ospitare i 36 caccia F35 di fabbricazione statunitense, che il governo elvetico ha scelto per rimpiazzare gli ormai obsoleti F/A-18 Hornet. In sostanza, secondo i “servizi di intelligence” svizzeri, saremmo di fronte a un’operazione di spionaggio in piena regola, condotta dietro la copertura di un’attività turistica.

Secondo quanto scrive il quotidiano svizzero Tages Anzeiger di Zurigo gli 007 di Berna ci hanno messo diversi anni prima di collegare la presenza di quella discreta famiglia cinese, composta di tre persone, all’aeroporto militare. Anche perché i Wang, come testimoniano molti abitanti di Unterbäch, hanno fatto di tutto per passare inosservati, interpretando in maniera insospettabile il loro ruolo di ristoratori. Da circa un anno il Servizio di Informazione della Confederazione (SRC) sta tenendo d’occhio il terzetto cinese. E nei giorni scorsi, la polizia cantonale bernese ha fatto irruzione nell’ Hotel Gasthof Rössli, portandoli via in manette. Si è scoperto peraltro che i tre sudditi di Xi Jinping erano privi di un permesso di soggiorno in svizzera. E si chiedono se Wang sia il loro vero cognome.

L’acquisto dell’hotel, secondo la tesi del controspionaggio svizzero, sarebbe un’operazione ad ampio respiro, realizzata senza preoccupazioni né per il tempo né per i costi, visto che su quell’aereo i cinesi da tempo manifestano un grande interesse. I 36 caccia non sono ancora stati consegnati alle forze armate elvetiche, nonostante un esemplare si sia già visto a Meiringen, ma Pechino, a quanto pare, non ha fretta. D’altronde ha scelto l’aeroporto giusto per imbastire un’azione di spionaggio, visto che è di facile accesso. Ci sta pure che, attraverso l’acquisto di un albergo, si tenti di pianificarla, giocando sul fatto che, con il passare del tempo quei presunti albergatori orientali siano riusciti a diventare parte integrante dalle finestre del panorama. Ma i “servizi” italiani a loro volta vigilano, anche sulle “operazioni” dietro quinte dell’ex-stabilimento siderurgico di Taranto.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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