I dipendenti, operai e sindacalisti della Marcegaglia che hanno protestato dinanzi ai capannoni dell’azienda che produceva pannelli fotovoltaici ormai da mesi chiusa per la cessazione attività, sono da quasi un anno in cassa integrazione e nel luglio scorso avevano raggiunto un accordo per il prolungamento di ulteriori dodici mesi per poter avere la possibilità di esaminare in tempi brevi le due manifestazioni d’interesse pervenite al ministero per una possibile riconversione industriale della fabbrica . Soluzione questa che avrebbe reso possibile un reinserimento dei lavoratori abbandonati al proprio destino dal Gruppo Marcegaglia.
La Marcegaglia Buildtech aveva reso noto con un suo comunicato di avere deciso la cessazione delle attività “a causa della grave crisi che ha irreversibilmente colpito il settore del fotovoltaico in Italia e nel mondo”. La sospensione della produzione dello stabilimento tarantino – aggiunge l’azienda – è stata proclamata per il prossimo 18 novembre, alla scadenza della cassa integrazione ordinaria in corso. Marcegaglia fece sapere di avere “garantito la sua piena disponibilità a trovare con i sindacati e con le maestranze ogni soluzione possibile allo scopo di ridurre al minimo l’impatto sociale ed economico per i 134 dipendenti dello stabilimento”.
Così non è stato e proprio alle porte del nuovo incontro al Ministero del Lavoro, che era stato programmato pochi giorni fa, ai lavoratori è arrivata la spiacevole comunicazione ricevuta dallo stesso ministero che «allo stato, non sono disponibili risorse finanziarie per l’intervento in questione». Quindi incontro sindacale annullato, svanita la possibilità-speranza di ottenere il prolungamento della cassa integrazione, e quindi praticamente licenziati la novantina gli operai rimasti senza lavoro. lavoratori «Tutto ciò è inaccettabile dopo mesi di lotta e di incontri – hanno detto gli operai riuniti in assemblea davanti ai vecchi capannoni ex- Marcegaglia – ci viene scippato il nostro futuro lavorativo e la speranza di una vita dignitosa». Le segreterie territoriali di Fiom, Fim e Uilm ritengono la decisione del governo «inaccettabile dopo mesi di trattative ed un percorso condiviso».
E non pochi osservano e contestano che il Gruppo Marcegaglia vorrebbe rilevare in cordata con il colosso franco-indiano Accor-Mittal lo stabilimento siderurgico dell’ ILVA di Taranto. Con che soldi non è ancora chiaro…