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22 Luglio 2024 18:03
22 Luglio 2024 18:03

Gli “strani affari” di Massimo Bochicchio con la cosca Santapaola. Un nuovo mistero ?

Il broker romano risulterebbe coinvolto in una vicenda nella quale avrebbe restituito ad un soggetto vicino al clan mafioso solo il 40% di un investimento posto in essere per suo conto
di Valentina Rito

Adesso che il trader Bochicchio è morto, e i medici stanno verificando le cause dell’incidente avvenuto domenica scorsa e l’identità del corpo ritrovato carbonizzato ai margini di via Salaria, spetta agli investigatori il compito di scandagliare la lunga lista di nomi con cui ha avuto a che fare negli anni. Sono in corso rogatorie nei paesi asiatici (da Honk Kong a Giakarta) per cercare di rintracciare il tesoretto di Massimo Bochicchio che era ai domiciliari, tracciato (aveva il braccialetto elettronico), ma beneficiava di un permesso speciale per poter curare il diabete. Non era questo il caso, tuttavia. Itinerario e giorno dell’escursione (una qualunque domenica) fanno propendere per altre ipotesi. Il broker, molto probabilmente, avrebbe dovuto incontrare qualcuno. Bochicchio aveva più volte sollecitato i giudici a disporre una misura più tenue nei suoi confronti, qualcosa che gli consentisse di vedere persone liberamente e, a suo dire, recuperare il denaro perduto.

Per completare la lunga lista di nomi emersi che affollano le centinaia di migliaia di pagine con cui gli investigatori hanno ricostruito le avventure di Bochicchio , il broker morto domenica scorsa in un incidente stradale, appena 24 ore prima che entrasse nel vivo il processo sulla truffa in cui sono cascati vip di ogni sorta, mancava solo la mafia. “Massimo Bochicchio sarebbe stato coinvolto in una vicenda dai profili fraudolenti nella quale avrebbe restituito solo il 40% di un investimento posto in essere per conto di G. B., soggetto vicino alla cosca mafiosa Santapaola“.

Nella maggior parte delle volte si tratta di vittime che hanno visto sparire i propri soldi, e che quindi nutrivano un’accesa rabbia e nei confronti del broker che aveva promesso investimenti convenienti, prima di far sparire il denaro accumulato . Bochicchio in uno dei suoi ultimi interrogatori aveva detto ” purtroppo le persone quando ci sono i soldi di mezzo… perdono la ragione“. “Io non ho mai avuto un cliente brutto… i brutti sono i criminali, io ho sempre avuto solo persone estremamente per bene, professionisti”, diceva il broker al giudice per le indagini preliminari Corrado Cappiello che lo interrogava.

Ma le carte dicono altro smentendolo a partire da un’informativa redatta il 1 settembre 2020 dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, che riporta un accertamento che il Comando Generale aveva fatto nel 2016, che riporta: “Massimo Bochicchio emerge quale consulente finanziario operante sui mercati finanziari prevalentemente per conto di clienti italiani attraverso la società svizzera Kidman AssetManagment”. E continuava : “Massimo Bochicchio sarebbe stato coinvolto in una vicenda dai profili fraudolenti nella quale avrebbe restituito solo il 40% di un investimento posto in essere per contro di G. B., soggetto, vicino alla cosca mafiosa Santapaola“.

In parole più semplici, secondo le Fiamme Gialle, Bochicchio non avrebbe restituito nel 2016 quanto con cordato con una persona che in realtà non sembrerebbe essere “estremamente per bene, un professionista”, così come il broker descriveva i propri clienti. Anche se è bene chiarire che Bochicchio con la mafia non c’entra nulla, in quanto non è mai emersa dalle indagini della procura di Roma alcun riscontro o coinvolgimento.

Secondo gli investigatori della Guarda di Finanza Bochicchio riciclava denaro e forse lo avrebbe riciclato anche per una persona vicina al clan dei Santapaola, cioè di gente che non rivolge alle forze dell’ordine per denunciare di aver subito una truffa finanziaria. Le indagini dei pm aprono nuovi scenari: sostenendo che il broker gestiva “patrimoni sottratti a imposizione fiscale ovvero provento di delitti contro il patrimonio”. Denaro non troppo pulito, come quello di chi gravità intorno alle cosche.

Arrivati a questo punto della contorta vicenda,  resta irrisolto per il momento il teme dell’eredità di Massimo Bochicchio in quanto non è certo che Arianna Iacomelli, la moglie del broker decida di accettare un’eredità che contiene un pesante debito milionario.

Arianna Iacomelli e Massimo Bochicchio

Ma chi era Massimo Bocchicchio ?

Nato nel 1966, sposatosi due volte, è entrato e uscito più volte dall’Albo dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. La prima volta fu il 18 febbraio 1992 (delibera 5993) per poi uscire dall’Albo il 30 giugno 1999. Massimo Bochicchio secondo quanto riportato dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari, nel frattempo, aveva lavorato per Fideuram, (società oggi rinominata Fideuram Ispb). Conclusa l’esperienza con la rete di consulenti finanziari del gruppo Intesa, il broker è rientrato nell’Albo il 19 ottobre 2006 (delibera 15560) per poi uscirne di nuovo il 28 novembre 2019.

Durante questi intervalli di tempo non risulterebbe aver lavorato per alcuna mandante. Al contrario, però, avrebbe operato tra il 2006 e il 2012 come managing director per il global banking per il colosso bancario  (risultato estraneo ai giudizi in corso). Leggendo il suo profilo Linkedin, Bochicchio avrebbe lavorato come co-ceo per una società chiamata Richmond Park Partners società che non ha neanche un sito internet !

Bochicchio prima di lavorare per la banca Hsbc ha lavorato anche come area manager di Ing e per una società inglese di cui sarebbe cofondatore e presidente chiamata Montlake Ucits Platform ed in questo caso avrebbe lavorato come gestore di un fondo, l’ML Tiber Diversified Ucits Fund.  

Quello che è passato agli onori… della cronaca è che l’allenatore Antonio Conte ( tra i clienti del broker finanziario compaiono anche l’ex terzino della Juventus Patrice EvraLuca Bascherini, procuratore di mister Claudio Ranieri, e Leona Konig, la compagna del noto agente Federico Pastorello) avrebbe deciso di investire 30 milioni di euro affidando la somma alla Kidman Asset Management, una società inglese, neocostituita, che non ha alcuna storia, un bilancio e tantomeno capital, in quanto la società è composta da una sola azione, intestata a Massimo Bochicchio, del valore di 1 sterlina.

Prima degli altri Antonio Conte si è reso conto che c’era qualcosa di strano e si è attivato per vie legali. Il giudice inglese ha così dato ragione a Conte ed ha intimato Bochiccio a restituire il maltolto congelando anche suoi beni per 61 milioni di dollari. Ma la circostanza più grande è che la Kidman Asset Management non risulta autorizzata dalla Fca, l’organo di vigilanza finanziaria del Regno Unito, dove per operare serve l’etichetta “FCA Regulated”, ma di questa autorizzazione non c’è traccia nei documenti della società di Bochicchio. e non se n’era accorto neanche Raffaele Trombetta, ambasciatore italiano nel Regno Unito, rimasto truffato anche lui.

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