ROMA – Naufragato il tentativo di governo di Giuseppe Conte arenatosi sullo scoglio della nomina di Paolo Savona a ministro delle finanze , ora tocca al professor Carlo Cottarelli ex commissario alla spending review del Governo Letta: l’economista è entrato al Quirinale (a piedi con trolley a seguito) dove è stato convocato per le 11.30 di oggi dal presidente della Repubblica che ha affidato a lui l’incarico di formare un Governo e Cottarelli, come da prassi, ha accettato “con riserva”.
“Sono molto onorato, naturalmente ce la metterò tutta” ha detto il premier incaricato, spiegando che Sergio Mattarella gli ha chiesto di “portare il paese a nuove elezioni” e presenterà “in tempi molto stretti la lista dei ministri“. Cottarelli ha indicato due tempistiche: “in caso di fiducia” il Governo affronterà “l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, per poi andare a elezioni a inizio 2019“; invece, “in assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente, il suo compito sarebbe l’ordinaria amministrazione” con “elezioni dopo il mese di agosto“. Cottarelli ha assicurato la “neutralità completa rispetto al dibattito elettorale“, aggiungendo una promessa: “Mi impegno a non candidarmi e chiederò un simile impegno a tutti i membri del Governo“.
Poi un passaggio sui temi economici più caldi: “Negli ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari, lo spread è aumentato, ma l’economia italiana è in crescita e i conti pubblici rimangono sotto controllo. Un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei conti pubblici“. Inoltre, per i rapporti con l’Europa, Cottarelli dice che “un dialogo con l’Ue in difesa dei nostri interessi è essenziale, possiamo fare meglio del passato, ma deve essere costruttivo“, mentre “il nostro ruolo nell’Ue resta essenziale, come la nostra continua partecipazione all’area euro“.
Lo spread dopo un’apertura al ribasso è tornato a salire e lo scontro politico e istituzionale resta altissimo dopo che Luigi Di Maio ha minacciato la messa in stato di accusa del Capo dello Stato, con la Lega che sull’impeachment non segue M5s che ha evocato la piazza.
Pur parlando d’altro, Mattarella avverte intanto che “la minaccia di violenza” resta e osserva come l’antidoto non possa che essere il rafforzamento della “sensibilità democratica” e la fedeltà “ai principi che ispirano la nostra convivenza“. Ore difficili che fanno scendere in campo a sostegno del Colle diversi esponenti della società civile ma anche del Partito democratico: via tweet Dario Franceschini invoca la necessità di ritrovare l’unità smarrita e dice “verrà il tempo del confronto interno, ma ora ogni divisione tra noi sarebbe imperdonabile“. E Carlo Calenda fa sapere di essere pronto a metterci la faccia e assicura di volersi candidare alle prossime elezioni.
Il voto infatti torna ad avvicinarsi e anche Alessandro Di Battista, tra i big pentastellati, mette per iscritto di non voler mollare: ha la valigia in mano ma non appena si aprirà la campagna elettorale – assicura – farà ritorno perché si “deve credere e lottare per le proprie idee“. Che dopo l’intesa sul contratto-programma e la squadra di governo, i gialloverdi possano siglare un patto anche elettorale è una domanda che resta senza una risposta netta: “Vedremo“, dice Salvini che sembra però guardare ora in particolare agli alleati di centrodestra e soprattutto a Silvio Berlusconi: “Se vota il governo Cottarelli addio alleanza: la nota di ieri – osserva – era la stessa di Renzi“. Forza Italia, che ieri con il Cavaliere ha definito l’impeachment “irresponsabile“, chiosa per bocca del portavoce dei gruppi parlamentari azzurri Giorgio Mulè “non daremo i voti a un governo tecnico e nemmeno i Cinque Stelle, quindi un governo che nasce già minoritario“.
Chi è Carlo Cottarelli
Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entrò al Fondo Monetario Internazionale dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni, ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani. All’Fmi infatti era direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in questi anni più volte ha redatto e illustrato il “Fiscal Monitor“, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie.
Nato a Cremona nel 1954, dopo venticinque anni al Fondo Monetario e sei alla Banca d’Italia, Cottarelli ricoprì l’incarico di commissario alla spending review per il governo per un anno. Il conto dei tagli possibili arrivò a 32 miliardi. L’incarico si concluse con un corposo dossier di risparmi possibili e qualche amarezza che l’aveva portato a sottolineare più volte gli ostacoli incontrati sulla strada della revisione della spesa.
Nel novembre del 2014 Cottarelli lascia e torna al Fmi su nomina del Governo Renzi, come direttore esecutivo nel board. L’amore per il rigore dei conti però non si è interrotto e dal 30 ottobre 2017 è il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.
Pensioni e lavoro, la ricetta di Carlo Cottarelli – Video da ‘Omnibus’, 12 gennaio 2018
Recentissimi i suoi affondi sulla necessità di ridurre il debito e sul risanamento che passa per la finanza pubblica. “Dobbiamo ridurre il debito pubblico altrimenti rimarremo schiavi dei mercati“, aveva sottolineato anche di recente. Il piano di spending rewiev di Cottarelli era stato evocato di recente da Andrea Roventini, inizialmente scelto da Di Maio come ministro dell’Economia per il governo M5S. Critiche invece le sue posizioni nei confronti del contratto Lega-M5s. Un programma che aveva detto pochi giorni fa “comporta un aumento del deficit pubblico particolarmente elevato e le coperture non sono individuate in maniera chiara“.
(notizia in aggiornamento)