di REDAZIONE POLITICA
Il leader della Lega Matteo Salvini supera le iniziali incertezze e “pressato” dal suo vice Giancarlo Giorgetti e nell’ultimo giorno delle consultazioni apre a Mario Draghi : “Siamo a disposizione, non poniamo veti“, ha detto il leader leghista al termine del colloquio con il premier incaricato. “È stata una mezz’ora di confronto interessante e stimolante sull’idea di Italia che per diversi aspetti coincide. Al centro del colloquio c’è stato il tema della crescita, dello sviluppo, dei cantieri, delle imprese del turismo, del lavoro e non della beneficenza, del no all’aumento delle tasse e del no a patrimoniali. Noi non poniamo condizioni. Abbiamo parlato di Europa: non si tratta di essere europeisti o antieuropeisti. Se c’è da difendere gli interessi nazionali vogliamo far parte di un governo che vada a trattare a Bruxelles a testa alta” e conclude: “Non è il momento dei no. Dalla Lega o un sì convinto o nulla. Non chiederemo posti, decide Draghi“.
Il Pd di conseguenza valuta un’appoggio esterno al governo, non indicando nessun ministro politico, e conferma di votare la fiducia al nuovo esecutivo, appoggiando provvedimento per provvedimento. “Nell’ambito della fiducia che confermiamo – scrive Zingaretti segretario del PD su Facebook – abbiamo espresso al professor Draghi le nostre proposte.Le preoccupazioni per le disuguaglianze sono forti. Non dobbiamo cedere alle tentazioni di disfattismo ed egoismo. Occorre suscitare una proposta italiana che dia fiducia alle persone. Siamo qui perché, per raggiungere questo obiettivo, bisogna realizzare un nuovo modello di sviluppo rispetto a quello precedente alla pandemia che non riusciva a creare giustizia, benessere e crescita. La sfida è davvero grande e noi faremo di tutto per aiutare a vincerla. Come diceva Ciampi, l’Italia ce la farà“.
Dopo oltre un’ora di consultazioni anche i Cinquestelle hanno dichiarato il loro appoggio al governo Draghi: “Noi ci saremo con lealtà”, ha detto il reggente politico Vito Crimi nelle dichiarazioni successive all’ incontro con il premier incaricato. La richiesta dei Cinquestelle è di partire dalla maggioranza precedente: “Abbiamo chiesto di non indebolire il reddito di cittadinanza per un nuovo esecutivo solidale, ambientalista ed europeista” ha detto Crimi. Il M5S si vuole intestare il ruolo il ruolo di “sentinelle” sul corretto utilizzo dei fondi del Recovery fund: “Con le nostre caratteristiche valoriali verificheremo che l’attuazione di quei fondi sia fatta con onestà, traparenza e nell’interesse dei cittadini“.
Prima del colloquio con Draghi i “grillini” si erano riuniti con il fondatore, che ha pubblicato sul suo blog una sorta di mini documento programmatico in un post intitolato “In alto i profili. Le fragole sono mature“. Luigi Di Maio ha lanciato l’ennesimo appello all’unità. “Oggi è un momento di compattezza con la presenza di tutti, di Grillo, Casaleggio e anche di Conte. Oggi la famiglia si allarga” ha detto prima di entrare al vertice. E su Facebook scrive: “La posta in gioco è alta, saremo responsabili”.
Alla riunione hanno partecipato anche Giuseppe Conte e Davide Casaleggio durante la quale Grillo “garante” del Movimento ha urlato ai partecipanti per motivarli e invitarli all’unità con un vero e proprio “show” di 45 minuti. Ad un certo punto la voce del fondatore si è sentita anche in strada, nella via sottostante alle finestre della Sala Tatarella “Vi voglio uniti e compatti! Dobbiamo difendere i nostri temi e mettere l’ambiente al centro“. e le urla dell’ex comico ma anche i suoi applausi sono arrivati per strada. simbolo della “resistenza”.
Giuseppe Conte avrebbe aggiunto : “Sarà importante il perimetro della maggioranza, al momento non è importante sapere se io farò parte del governo” . Il presidente della Camera Roberto Fico, collegato telefonicamente avrebbe aggiunto “Non possiamo stare a guardare, dobbiamo esserci e gestire il Recovery Plan“.
Casaleggio vuole il voto su Rousseau per salvaguardare il richiamo alla “democrazia diretta” almeno formalmente nel tentativo di riunire le diverse anime del Movimento, che rischia una scissione con circa 30 senatori ribelli.
“Volevo dirvi che non ho cambiato idea. Se fossi in Parlamento non darei la fiducia al Presidente Draghi” scrive Alessandro Di Battista in un post su Facebook ricordando le “scelte, propriamente politiche, che il Professor Draghi ha preso in passato da Direttore generale del Tesoro (privatizzazioni, svendita patrimonio industriale pubblico italiano, contratti derivati) e da Governatore di Banca d’Italia, quando diede l’OK all’acquisto di Antonveneta da parte di MPS ad un valore folle di mercato“.
“Per quanto mi riguarda – conclude Di Battista – io non posso accettare ‘un assembramento parlamentare’ così pericoloso. Non lo posso accettare perché la stragrande maggioranza delle forze politiche che si stanno inchinando al tredicesimo apostolo non rappresenta le mie idee“.
Concluso il primo giro di consultazioni, l’ex presidente della Banca Centrale Europea chiamato dal capo dello Stato, Mattarella, nel difficile compito di salvare il Paese dallo sfacelo politico ed economico, lunedì prossimo incontrerà le parti sociali, e subito avrà un rapido secondo giro decisivo di colloqui con i partiti, prima di salire al Colle per la formulazione della composizione di governo.