ROMA – Le fibrillazioni nel governo non si placano neanche nel giorno di Natale . Sono arrivate come anticipate le dimissioni irrevocabili del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, vociferate per tutta la sera del 25 e confermate da Palazzo Chigi poco dopo le 23.
Fioramonti ha consegnato la sua lettera di dimissioni al premier Conte. Una decisione quella presa del responsabile dell’Istruzione che circolava da giorni ed era legata all’approvazione della manovra, a seguito del mancato stanziamento dei fondi attesi per l’Istruzione.
Secondo le indiscrezioni nella sua lettera Fioramonti avrebbe spiegato che secondo lui bisognava rivedere l’IVA, anche lasciando l’aumento, per incassare i 2-3 miliardi che chiedeva per il suo ministero e che di fronte al blocco dell’aumento ha capito che non c’era volontà di fare maggiore gettito e dunque non ci sono più le condizioni per andare avanti.
Lo stesso Fioramonti era stato esplicito sulla propria volontà di un passo indietro in caso di fondi insufficienti per scuola, università e ricerca. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, intervistato dal quotidiano La Repubblica, aveva ammesso: “Abbiamo inserito circa due miliardi aggiuntivi per scuola, università e ricerca. Avrei voluto destinare ancora più risorse a questi settori fondamentali. L’impegno è per la prossima manovra“.
Fioramonti andrebbe a costituire un gruppo alla Camera a sostegno del premier come embrione di un nuovo soggetto politico. Nei giorni scorsi sono circolati i nomi di altri deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l’ex M5s Andrea Cecconi. In poche parole, di fatto, si moltiplicano le voci su possibili gruppi “contiani” nei due rami del Parlamento. Per la successione al ministero dell’Istruzione il nome in pole position è quello di Nicola Morra, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia.