Il governo Meloni presenta il Dl Aiuti quater con 9,1 miliardi di euro a sostegno di imprese e famiglie contro il caro energia ma a tenere banco è soprattutto la norma contenuta nel testo che modifica il 110% portandolo al 90%. L’agevolazione fiscale, introdotta dal governo giallorosso guidato dal premier grillino Giuseppe Conte a luglio 2020 come misura di rilancio economico dopo la prima ondata di Covid ed il lockdown, consente una detrazione delle spese per interventi edilizi di efficientamento energetico, consolidamento statico e riduzione del rischio sismico.
Un provvedimento che ha portato al rifacimento di facciate ed appartamenti ed al sostegno del settore edile ma che è stato contrassegnato anche da frodi milionarie sulla cessione dei crediti e lievitazione dei costi delle materie prime.
Ora la norma cambia, il Dl prevede la rimodulazione al 90% per le spese sostenute nel 2023 per i condomini e l’introduzione della possibilità, anche per il prossimo anno, di accedere al beneficio per i proprietari di singole abitazioni a condizione che si tratti di prima casa e si trovino sotto una determinata soglia di reddito (15mila euro l’anno innalzandole in base al quoziente familiare).
Il superbonus rimarrà invece al 110%, ma solo fino al 31 marzo 2023, per le villette unifamiliari che abbiano completato il 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022. L’esecutivo rivendica un approccio differente rispetto al passato sostenendo, numeri alla mano, che finora la misura abbia premiato soprattutto i redditi medio-alti, e di volerla invece riservare ai più bisognosi.
“Abbiamo sempre condiviso le finalità del superbonus ma il modo in cui è stato realizzato ha segnato molti problemi”, ha spiegato il premier Giorgia Meloni. Che poi parla di concetto “bizzarro” di gratuità del provvedimento visto che “pesa circa 60 miliardi sulle casse dello Stato con un buco di circa 38 miliardi” rispetto alle stime iniziali. La Meloni ha sottolineato che: “La copertura al 110% ha determinato una deresponsabilzzazione” e “una distorsione sul mercato” dei costi sul mercato e il beneficio “è andato prevalentemente a favore dei redditi medio-alti. Per questo abbiamo deciso di intervenire per correggere alcune distorsioni, concentriamo questa misura verso chi ha maggiori necessità”.
Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è netto: “C’è stato ampio dibattito sul superbonus. Difendo la scelta di intervenire con un decreto. Non si è mai visto una misura che costasse così tanto a vantaggio di così pochi. La misura continua per chi non può permettersi di sostenere quelle spese, è stata targettizzata per i redditi più bisognosi”. Il titolare del dicastero del Mef puntalizza: “Non c’è nessun intervento retroattivo. È una misura che ha a cuore le condizioni dei più bisognose, delle imprese, è stato fatto un intervento che salvaguarda la finanza pubblica”.
Giorgetti ha insistito soprattutto sulle distorsioni che si sono verificate nel meccanismo di cessione dei crediti. “È passata l’idea che il credito d’imposta sia come moneta – sottolinea – ma non è così, chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito, altrimenti devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo”. E ancora: “La cessione e la cedibilità del credito è una possibilità, non un diritto“.
Le reazioni dei costruttori dell’ ANCE
Sul provvedimento avanza dubbi l’ Ance, l’associazione dei costruttori di Confindustria, per voce della presidente Federica Brancaccio, che chiedono un confronto con il governo sulla misura: “Siamo consapevoli della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa ma cambiare le regole del superbonus in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi”. Ovvero, secondo Brancaccio “delle periferie e delle fasce meno abbienti che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e della necessità di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”.
Quanto al contenuto del Dl Aiuti quater proroga, finanziato con 9,1 miliardi di euro provenienti dall’extragettito fiscale, rivede o avvia una serie di misure pensate per sostenere gli sforzi di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e la corsa dell’inflazione. Contiene provvedimenti per mitigare il caro energia, ricercare nuovi giacimenti di idrocarburi nel mare. E poi innalzamento a 5 mila euro del limite sull’utilizzo del contante, taglio delle accise sui carburanti rinnovato fino al 31 dicembre e premi aziendali detassati fino a 3mila euro.
Le imprese potranno richiedere ai fornitori la rateizzazione, per un massimo di 36 rate mensili, degli importi dovuti relativi alla componente energetica di elettricità e gas naturale per i consumi effettuati dal 1 ottobre 2022 al 31 marzo 2023 e fatturati entro il 30 settembre 2023. Sace potrà concedere una garanzia pari al 90% degli indennizzi generati dalle esposizioni relative ai crediti vantati dai fornitori.