di REDAZIONE POLITICA
Terzo giorno di consultazioni al Quirinale per la formazione di un nuovo governo: dopo aver incontrato mercoledì i presidenti del Senato e della Camera, e ieri alcuni partiti , tra cui Italia Viva, Pd e il nuovo gruppo di “responsabili” Europeisti , oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra le delegazioni di M5S, Lega, Forza Italia e Fratelli d’ Italia.
la diretta video dal Quirinale della consultazioni dei partiti
Gli incontri al colle si stanno svolgendo nel pomeriggio quando a salire al Colle saranno prima una “maxi delegazione” per il centrodestra, e dopo seguirà l’incontro con i pentastellati. Matteo Renzi leader di Italia Viva ieri ha aperto a un mandato esplorativo , ma di una personalità diversa dal premier dimissionario Giuseppe Conte. A sua volta Zingaretti segretario del Partito Democratico ha riconfermato l’ appoggio al premier uscente .
Subito dopo pranzo alle 14.30 si era tenuto il vertice del centrodestra. Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia si è presentata con due stampelle alla riunione con gli alleati, essendo reduce da un piccolo infortunio, accadutole mentre si allenava. Ma la Meloni al suo arrivo alla Camera non perde il buonumore quando ironizza sul governo Conte “azzoppato”: “Vedete, sono la rappresentazione plastica di come sarebbe il Conte ter” dice scherzando .
La presidente di Fratelli d’Italia parlando a Radio Anch’io in merito alla crisi di governo ha detto: “Difficile dire come andrà a finire, le opzioni sul campo sono molte. La crisi è aperta di fatto dai primi giorni di dicembre, sono due mesi che il Governo va avanti con questa pantomima, e in due mesi potevamo votare, come si è votato pochi giorni fa in Portogallo“. Aggiungendo : “Ogni giorno leggo che il centro-destra è diviso e che è stato devastato da senatori voltagabbana: non è andata così. È andata che Conte si è dovuta dimettere. Mi pare che il centrodestra nei fatti è unito e che l’opzione su cui tutti siamo d’accordo è andare a votare: non mi pare che cambierà. Se non si va al voto, qualsiasi altra scelta darà all’Italia un governo ancora più debole. “Non ho mai avuto la paura di restare sola. Non sono d’accordo – conclude la Meloni – con chi dice che non si può andare a votare. Segnalo che la crisi è aperta dal 1 dicembre: sono due mesi“.
Al vertice del centrodestra riunitosi alla Camera in vista delle consultazioni di oggi, al Quirinale sono presenti, oltre alla Meloni, Matteo Salvini, leader della Lega, Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia . In collegamento il presidente Silvio Berlusconi. Presenti anche Maurizio Lupi di “Noi con l’Italia“, Giovanni Toti di “Cambiamo” ed Antonio De Poli, senatore dell’Udc.
Il leader della Lega Matteo Salvini parlando con i cronisti in piazza Montecitorio prima di partecipare alla riunione ha detto: “Un governo istituzionale? Cioè tutti insieme appassionatamente per evitare le elezioni? No grazie” aggiungendo “Noi chiediamo di andare al voto, come si fa in tutta Europa. Tutti insieme appassionatamente per evitare le elezioni? No grazie. Il rischio è che alla fine Renzi, Zingaretti e Di Maio si mettano d’accordo per fare un altro governo, a quel punto ci arrabbieremmo parecchio“.
La febbrile battaglia dei “contiani” per mettere in piedi una congrua pattuglia di volenterosi si è arenata come le truppe di Napoleone sconfitte nel fango di Waterloo. I numeri di solidità parlamentare-politica che il capo dello Stato aveva richiesto, e che sarebbero dovuti servire a Conte per dimostrare di poter contare su una maggioranza autosufficiente e solida anche senza Italia viva, non bastano a far nascere un governo Conte ter.
Matteo Renzi, si è dichiarato “contrario a elezioni adesso“ e “favorevole a un governo politico ma pure a uno istituzionale“, davanti alle telecamere ha evitato di citare il premier uscente, il quale ambisce a succedere a se stesso per la terza volta. “Nomina sunt consequentia rerum“, ha detto il senatore fiorentino. Perciò “prima serve una proposta politica e un confronto sulle idee e solo dopo si potrà parlare di nomi“. Precisando che ancora prima vuole che gli ex alleati dicano “se ci vogliono”.