di Francesca Lauri
L’ultimo semaforo verde dell’ Europa si è acceso ieri sera quando il Parlamento europeo, per la prima volta da più di un anno riunito a Strasburgo, ha votato a favore dell’introduzione del Green pass europeo. Il certificato in formato digitale che consentirà a tutti i cittadini europei di tornare a viaggiare liberamente, senza quarantene o restrizioni, tra i Paesi dell’Unione. E anche in alcuni di quelli che pur non essendo stati aderenti all’Ue aderiscono al progetto: Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein.
Il voto di martedì i cui risultati definitivi però saranno comunicati solo nella mattinata odierna per conteggiare anche gli eurodeputati che si sono espressi dalle loro postazioni in smart working ma il cui esito è fuori discussione – è stato quindi l’ultimo vero ostacolo ai “viaggi liberi”. Infatti molto probabilmente, lunedì prossimo verrà apposta la firma finale dell’accordo da parte di tutti i Paesi-membri.
Va tenuto presente che dal prossimo mese tutti gli Stati membri dovranno accettare questa procedura. “Nessuno – ha avvertito il Commissario alla Giustizia Didier Reynders – potrà imporre restrizioni aggiuntive alla circolazione a chi detiene un certificato Covid“. Anche i Paesi ancora un po’ in ritardo nell’adeguamento tecnologico rispetto a Gateway come la Finlandia o l’Ungheria, dovranno quindi rapidamente adattarsi. “A meno che le restrizioni – ha puntualizzato Reynders – non siano necessarie e proporzionate alla necessità di tutela della salute pubblica“. Sostanzialmente la libera circolazione sarà sottoposta ad una sorta di clausola: se la pandemia dovesse riprendere vigore – speriamo di no – , allora si potranno adottare nuove misure prudenziali.
Questo programma entrerà concretamente in funzione dal 1 luglio. Da oggi a quella data, tutti i governi dell’Unione dovranno far aggiornare ed adeguare i propri sistemi informatici ed i propri uffici per distribuire il “certificato verde” affinchè possa essere letto dalla “piattaforma” tecnologica predisposta da Bruxelles. Il pass sarà composto da un Qr Code a lettura ottica che sarà riconoscibile in tutta Europa. Quindi i “Green pass” emessi dal singolo Paese verranno inseriti nella piattaforma informatica europea che raccoglie i dati di tutti i certificati.
Chi avrà diritto a questo sorta di “passaporto epidemico”? Innanzitutto i vaccinati. Dopo 14 giorni dall’iniezione che immunizza, il pass durerà nove mesi secondo le linee guida della Commissione che possono però essere corrette dai singoli Stati . La seconda categoria riguarda i guariti dal Covid. Per loro la “libertà” sarà solo di 6 mesi. Ed infine chi ha eseguito un tampone: ma in questo caso il pass durerà solo 48 ore. Sarà cura dell’ente che vaccina, della struttura che ha curato il malato e del laboratorio che ha effettuato il tampone, rilasciare il primo documento.
In Italia è già attivo il “Green pass” nazionale, per passare da una regione e l’altra (soprattutto quando alcune delle aree erano considerate ancora rosse). Ma al momento non è attiva la soluzione europea. Solo nove Paesi, infatti, si sono già collegati a Gateway in modo permanente. Si tratta di Spagna, Germania, Grecia, Bulgaria, Lituania, Danimarca, Croazia, Polonia e Repubblica Ceca. E allo stato sono stati emessi oltre un milione di certificati.
Il nostro Paese è pronto a collegarsi alla piattaforma comunitaria. Ha già effettuato tutte le prove tecniche e deve fare solo l’ultimo passaggio. Il sistema sarà dunque operativo nei prossimi giorni anche nel nostro Paese. E sarà collegato a due App già abbastanza diffuse: Io e Immuni. Per la prima, scaricata da molti italiani per partecipare al cashback, si accede con lo Spid o con la CIE cioè la carta di identità elettronica.