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24 Novembre 2024 03:19

Guardia di Finanza. maxi operazione antidroga a Roma. In carcere anche un Casamonica

Le indagini di tipo “tradizionale” sono state accompagnate da una strutturata “operazione speciale”, avviata dagli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dello S.C.I.C.O. attraverso l’infiltrazione nell’organizzazione criminale di agenti "undercover", in collaborazione con l'agenzia federale americana D.E.A. e la Polizia svizzera di Ginevra

ROMA – Dalle prime luci dell’alba militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma e dello S.C.I.C.O. il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata stanno eseguendo una vasta operazione antidroga, coordinata dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore aggiunto dr. Michele Prestipino della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di un gruppo criminale dedito al traffico internazionale di cocaina.Tra i 5 soggetti colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. dr. Nicolò Marino del Tribunale di Roma vi è Salvatore Casamonica, un elemento di spicco dell’omonimo clan sinti.

I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono Salvatore Casamonica (classe 1976), attualmente in carcere; Silvano Mandolesi (classe 1968), attualmente agli arresti domiciliari; Tomislav Pavlovic (Montenegrino, classe 1979); Dorian Petoku (Albanese, classe 1988); Marcello Schiaffini (classe 1966), quest’ultimo destinatario della misura degli arresti domiciliari.

“Ti ho portato uno di questi telefoni che sono criptati, nessuno può entrare nel nostro sistema perché è a uso militare, invece tu lo devi accendere per parlare con noi… questo non è rintracciabile, si paga 1.500 euro ogni sei mesi per i messaggi, questi si cancellano dopo sette giorni in automatico”  così  Salvatore Casamonica, che sostituiva nei grandi traffici il padre e il fratello entrambi ristretti in carcere , parlava con il “francese”, un collaboratore di giustizia, infiltrato nell’organizzazione di narcotrafficanti. dalla procura che ha reso possibile scoprire i dettagli del piano.

La mente del gruppo era  Salvatore Casamonica, il suo braccio operativo era Pavlovic recatosi più volte in trasferta in Brasile per l’organizzazione logistica e per curare i rapporti con gruppi criminali locali e quindi trovare i funzionari doganali da corrompere, mentre l’ albanese Petoku si relazionava con lui per preparare i carichi, . Schiaffini avrebbe fatto in più occasioni da “pizzino” , portatore dei messaggi del Casamonica  destinati agli altri complici, in modo da evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare il rischio di essere intercettati. Tutti gli incontri tra gli agenti sotto copertura e Salvatore Casamonica sono stati osservati dai militari dello S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza che hanno effettuato anche sofisticati impercettibili pedinamenti da Ciampino a Frascati fino agli hotel romani.

In un’intercettazione con il francese, presente nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri, Casamonicache non aveva problemi e poteva contare sugli uomini a Ciampino”, spiegava i dettagli dell’operazione. “Siamo a 25mila euro a cassetta” ossia al chilo ma si lamentava anche dei controlli “adesso è tutto fermo, con questo terrorismo hanno bloccato tutto quanto”.  I piani dei narcotrafficanti vanno avanti da aprile 2017 a luglio 2018. Il carico della cocaina doveva avvenire a Santo Domingo, in quanto che l’agente infiltrato dalla DEA l’  agenzia federale antidroga americana, aveva detto di non voler prendere la coca in Bolivia, dove per le tensioni politiche sarebbe stato più controllato, e arrivare a Ciampino dove l’organizzazione aveva ottimi agganci. “Non serve niente, basta che scendono con i bagagli. Li prende e li porta con lui… noi siamo più del 100 per cento, intendo noi lo possiamo fare“.

I primi quattro tutti pluripregiudicati, mentre il primo recentemente colpito da un provvedimento coercitivo nell’ambito della nota operazione “GRAMIGNA” per il delitto di associazione mafiosa – sono indagati, a vario titolo, per essersi fatti promotori di un “cartello” di gang operanti nel settore del narcotraffico, consorziatesi allo scopo di finanziare e organizzare l’acquisto di ingenti partite di droga, destinate ad alimentare le piazze di spaccio romana e napoletana. In tale contesto, il Casamonica ha svolto un ruolo di primissimo piano, intrattenendo, con il contributo del suo luogotenente Silvano Mandolesi, contatti con narcos sudamericani, con i quali stringeva accordi per l’importazione in Italia dell’intera produzione annua di cocaina loro riferibile, stimata in circa 7 tonnellate. I trasporti dei carichi di droga dovevano avvenire utilizzando un aereo privato, sul quale sarebbe stata stivata circa 1 tonnellata di droga per viaggio.

Contemporaneamente l’ albanese PETOKU si relazionava con taluni narcotrafficanti brasiliani per reperire ulteriori quantitativi di stupefacenti, supportato dal sodale Pavlovic, il quale si recava, a più riprese in Brasile, nella città di San Paolo, per curare gli aspetti logistici dell’illecito traffico, adoperandosi – con l’ausilio di gruppi criminali autoctoni – nel tentativo di corrompere funzionari doganali in servizio presso lo scalo aeroportuale della metropoli brasiliana, allo scopo di eludere eventuali controlli. Marcello Schiaffini risponde, invece, del reato di favoreggiamento personale, per essersi fatto latore, in più circostanze, di messaggi del Casamonica indirizzati agli altri sodali, onde evitare contatti diretti tra gli indagati e minimizzare, conseguentemente, il rischio di essere intercettati.

 

 

Le indagini di tipo “tradizionale” sono state accompagnate da una strutturata “operazione speciale”, avviata dagli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dello S.C.I.C.O. attraverso l’infiltrazione nell’organizzazione criminale di agenti “undercover”, che sono riusciti a entrare in contatto con Casamonica, conquistandone la fiducia e ottenendo dal pregiudicato compiti di assoluta delicatezza, fondamentali ai fini del perfezionamento delle importazioni di droga, fino al reclutamento del pilota e dell’aereo a bordo del quale sarebbe stata trasportata la droga. A tal fine, si è rivelata preziosa la collaborazione con l’agenzia federale americana D.E.A. statunitense, che ha messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria italiana un proprio agente e un aeromobile.

Successivamente, considerato che gli indagati avevano mutato i propri progetti delittuosi, individuando nell’aeroporto della cittadina svizzera di Sion il luogo di arrivo in Europa dello stupefacente, veniva intrapresa, tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, una proficua attività di cooperazione internazionale con la Polizia di Ginevra. che  disponeva anch’essa l’impiego di un proprio agente under cover, che si fingeva funzionario doganale in grado di garantire l’uscita “sicura” del narcotico.

L’importazione della cocaina  il cui quantitativo, già disponibile in Sud America, è stato stimato tra i 500 e i 1000 Kg, a fronte di un “investimento” da parte dell’associazione per delinquere pari a circa 4,5 milioni di euro – non si concretizzava atteso che, nel luglio del 2018, Salvatore Casamonica veniva arrestato, in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, all’esito della citata indagine “GRAMIGNA”.

Tale circostanza determinava l’interruzione dei contatti tra gli indagati e gli agenti sotto copertura e, in definitiva, l’abbandono dell’ambiziosa iniziativa criminale, venuto meno il principale “promotore” e finanziatore. Ciò nonostante, le granitiche fonti di prova raccolte hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere l’odierno provvedimento di cattura. L’operazione è in corso nel Lazio e in Toscana, nonché in territorio albanese, dove, in collaborazione con le locali autorità di polizia, attivate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Ministero dell’Interno in sinergia con il II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, si sta procedendo alla cattura di Dorian Petoku.

 

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