di Redazione Politica
Non era mai accaduto nella storia della magistratura e della repubblica che le nomine del vertice della Corte di Cassazione venissero azzerate dal Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso di Angelo Spirito, uno dei candidati esclusi, con due sentenze di venerdì scorso che hanno letteralmente “ribaltato” le precedenti decisioni del Consiglio superiore della magistratura, così come non era mai successo che per nomine di tale “peso” ed importanza la contro decisione di Palazzo dei Marescialli venisse adottata nel giro di sole 72 ore, con un weekend di mezzo.
Uno scontro di poteri che si è celebrato ieri al Csm con una votazione che rischia di restare nella storia e che conferma la necessità di una rapida riforma dell’organo di autocontrollo della magistratura. La 5a commissione (incarichi direttitivi) ha infatti riconfermato il primo presidente della Suprema corte Pietro Curzio e la presidente aggiunta Margherita Cassano le cui nomine precedenti erano state ritenute illegittime dai magistrati di Palazzo Spada.
La proposta è stata approvata con 4 voti a favore, 2 astenuti, non poche tensioni e qualche gioco di prestigio.Infatti i lavori sono stati interrotti per convincere il membro laico Alessio Lanzi (indicato) da Forza Italia, che voleva astenersi, a votare a favore della riconferma dell’ accoppiata, insieme ad Antonio D’Amato presidente di Magistratura indipendente , alla consigliera Alessandra Dal Moro della “sinistra” di Area; e Fulvio Gigliotti, membro laico indicato da M5S, componendo una maggioranza trasversale che definire imbarazzante è poca cosa. La 5a commissione incarichi direttivi del Csm ha dovuto riscrivere in fretta e furia le motivazioni delle nomine di Curzio e della Cassano, sulle quali si erano concentrati i rilievi del Consiglio di Stato.
Domani toccherà al plenum del Csm confermare l’indicazione della commissione per consentire la partecipazione legittimata di Curzio e della Cassano all’inaugurazione dell’Anno giudiziario dinanzi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. I due alti magistrati erano stati ritenuti di fatto “abusivi” dal Consiglio di Stato con due sentenze gemelle che avevano azzerato le due precedenti nomine del Csm avvenute il 15 luglio 2020 dando ragione al ricorso di Angelo Spirito, alto magistrato della Cassazione, determinato a far valere i propri maggiori titoli, basati sulle maggiori funzioni ricoperte ed una anzianità di servizio superiore.
Il Csm riconfermando le due precedenti nomine ha di fatto contestato e non rispettato le sentenze dei giudici amministrativi ritenute quasi uno “sgarbo” non solo nei riguardi del Csm, ma anche del suo presidente Sergio Mattarella, che in realtà è assolutamente estraneo alle decisioni non partecipando quasi mai alle sedute del plenum e tantomeno ha mai partecipato alle commissioni. Non è questa la prima volta che il Consiglio di Stato sbugiarda le decisioni e nomine di Palazzo dei Marescialli, dove le carriere si basano sull’appartenenza “politica” alle varie correnti della magistratura. Ed eclatante era stato il precedente caso della nomina illegittima a procuratore capo di Roma Prestipino, anch’essa “bocciata” dal Consiglio di Stato.
Il Capo dello Stato venerdì, sarà presente a “Palazzaccio” sede della Corte di Cassazione in pazza Cavour a Roma per l’inaugurazione dell’ anno giudiziario dovrà ascoltare proprio da Curzio la relazione sullo stato della giustizia, circostanza questa che ha spinto il Csm a confermare alla velocità della luce le due nomine. Mattarella potrebbe partecipare al plenum così come aveva partecipato alla nomina di Curzio.
Inamovibili le astensioni annunciate di Michele Ciambellini, magistrato napoletano della corrente moderata di Unicost, e di Sebastiano Ardita, ex procuratore aggiunto a Catania che fa squadra al Csm con il pm antimafia di Palermo Nino Di Matteo .Dalle voci di corridoio di Palazzo dei Marescialli, Ciambellini ha battagliato molto, manifestando non poche perplessità e critiche nel merito e nel metodo della nuova decisione. Avrebbe detto “Ci diranno e contesteranno che così facendo abbiamo eluso la decisione del Cds“, è stato il suo richiamo. Infatti la nuova rinomina rischia di provocare un ulteriore contenzioso. Ardita a sua volta ha evidenziato una giusta preoccupazione: “se in un pomeriggio abbiamo fatto quello che normalmente richiede dei mesi, che idea si farà adesso il cittadino” D’ora in poi per una nomina “ordinaria” dovremo impiegare dieci minuti?”
Il pm romano Eugenio Albamonte, segretario della corrente di Area gli ha replicato con un’intervista al sito di Repubblica : “Legittimo e assolutamente opportuno che il Csm abbia rinnovato con tempestività le due nomine. Chi sostiene cose diverse vuole demolire il ruolo del Consiglio e avallare un trasferimento dei suoi poteri in capo al Cds. La decisione avrebbe meritato una condivisione unanime senza distinzioni speciose”.
Ancora una volta una certa magistratura ritiene di poter fare politica con la toga addosso. Ed è questa a nostro parere la vera rovina della giustizia. Quelle che i cittadini più comunemente chiamano “malagiustizia“.