Lo scontro epistolare tra Matteo Chiarappa, socio di minoranza di Radionorba s.r.l. di cui detiene il 4,55% delle quote, che sommate a quelle dei suoi familiari, arrivano a controllare un terzo dell’intero capitale sociale e il presidente della radio di Conversano, Marco Montrone, finisce nelle aule del Tribunale civile di Bari . La famiglia Chiarappa vuole avere accesso ai documenti secondo quanto previsto dalla legge, relativi all’esercizio societario del 2015 e a quello in corso. In pratica, vuole conoscere tutti i dettagli sulla gestione economica ed amministrativa dell’azienda barese. Montrone jr., invece oppone al socio il diritto sancito dall’articolo 2476, comma 2, del Codice Civile.
La “guerra” è iniziata lo scorso 9 luglio quando è stato sostituito l’avvocato Giovanni Marangelli dal ruolo di sindaco revisore di Telenorba, venendo sostituito da Francesco Albergo, 49 anni . L’ex revisore, si trovava in una evidente e quindi inconfutabile situazione di conflitto d’interesse, in quanto oltre a fare il revisore era anche l’avvocato del gruppo radiotelevisivo di Conversano . Secondo le voci ricorrenti Montrone non lo avrebbe scaricato completamente, lasciandogli la gestione delle cause in precedenza assegnate al genero, da tempo peraltro separatosi dalla primogenita Simonetta.
Il fatto che Marangelli si trovasse nell’ imbarazzante posizione di “controllore” e “controllato”, è parso particolarmente grave agli osservatori più attenti, ed è molto brave che abbia relazionato sul bilancio senza osservare e verbalizzare alcunchè che meritasse un approfondimento, nonostante Matteo Chiarappa, rappresentante del gruppo familiare che controlla un terzo del gruppo Telenorba, avesse denunciato una serie di presunte irregolarità, che a un certo punto della storia diventano più che un mistero.
All’interno del verbale di approvazione del bilancio, depositato nel registro delle imprese della Camera di Commercio di Bari, le dichiarazioni di Chiarappa sembrerebbero essere scomparse e quindi il socio ha formalmente contestato il grave episodio. In questa vicenda dai contorni poco chiari, fa molto rumore proprio l’assenza del Collegio dei Revisori, per legge chiamato a vigilare sugli atti, innanzitutto da quello più importante: il bilancio della società . La circostanza a dir poco grave starebbe proprio nel fatto che proprio nell’assemblea societaria per l’approvazione del bilancio, è l’unico momento in cui i soci di minoranza hanno il diritto di poter esprimersi sulla gestione societaria.
Chiarappa aveva sollevato alcuni dubbi sull’ammontare dei compensi che continuerebbero a percepire i membri della famiglia Montrone, nonostante l’azienda perda annualmente circa 3 milioni di euro.
Perdite queste che si ripercuotono sul patrimonio dei soci, tra cui persino la Banca Popolare di Bari (che detiene in pegno anche le azioni dell’ Edisud spa, società editrice della Gazzetta del Mezzogiorno) e dei suoi piccoli azionisti in rivolta, che non saranno certamente felici di sapere che tipo di investimenti e partecipazioni venivano effettuati con i soldi degli azionisti e risparmiatori della banca barese, che grazie alle sue compartecipazioni nel mondo dell’informazione pugliese di fatto la condiziona.
Altra contestazione sollevata in Assemblea dei soci riguardava i contratti delle società controllate, che fisicamente operano tutte nella stessa sede di Telenorba, ed infatti che al telefono risponderebbe persino la stessa persona in ogni caso, Cioè se si vuole parlare con Telenorba, Radionorba o Video Puglia. In pratica, mancherebbe una netta distinzione legale ed operativa tra le società e quindi secondo alcuni soci di minoranza la gestione del gruppo non sarebbe chiara .
Il silenzio del presidente Luca Montrone crea molto rumore, soprattutto poichè durante l’ ultima assemblea societaria, l’ingegner Montrone aveva dichiarato di voler sottoporre all’attenzione del Consiglio di amministrazione tutte le rimostranze sollevate da Chiarappa e altri soci minoritari. Ma di questo chiarimento sono rimaste le parole. Infatti, non c’ è mai stato.
“Debbo precisare che io personalmente partecipo per il 4.5 per cento al capitale di Radionorba, – ha precisato Matteo Chiarappa – ma che assieme alla mia famiglia rappresento circa un terzo della società della famiglia Montrone. La mia battaglia non è la risultante di un’azione isolata, ma la rivendicazione della mia famiglia nei confronti dei Montrone, che ritengono essere al di sopra della legge e che dunque non debbano dar conto del proprio operato a soci che rappresentano circa un terzo della società. Penso che nessun giudice potrà consentire ad un socio che chiede spiegazioni di non essere ascoltato. Non è possibile nel corso delle assemblee chiedere chiarimenti sulle voci di spesa di bilancio e non ricevere alcuna informazione. Non è possibile accettare che Marco Montrone percepisca lauti compensi e benefit, drenando tutti gli utili ed i soci da anni non debbano percepire niente. Gli investimenti sono stati fatti da tutti i soci, ma gli utili servono a pagare solo i Montrone. Queste le ragioni di fondo per le quali dobbiamo conoscere le carte. ”.
Secondo Montrone la richiesta di accesso agli atti è “generica“. Ed è a causa di questa spiegazione poco corretta che è partita una battaglia legale a colpi di istanze, esposti, ma la risposta dei Montrone è sempre la stessa: nessun accesso, cambiando di volta in volta le motivazioni del diniego. Partendo da motivazione generiche ed incomprensibile ad arrivare all’assurdità dei Montrone che scrivono che il diritto esercitato da Chiarappa avrebbe comportato: “… ingiustificati disagi organizzativi ed intralci all’attività sociale”.
Secondo il professor Michele Castellano avvocato di Matteo Chiarappa , nella sua memoria presentata al giudice, davanti al quale le parti si presenteranno per discutere del ricorso ex articolo 700 del Codice di procedura civile, scrive:: “Appare del tutto evidente che la posizione assunta dalla società è solo ed esclusivamente diretta ad evitare l’esercizio del diritto attribuito dalla legge al socio” aggiungendo che “Non sussiste alcuna ragione per giustificare il comportamento assunto dalla società”. Il secondo comma dell’artico 2476, infatti, attribuisce al socio un diritto soggettivo potestativo il cui esercizio non può essere negato né per generiche esigenze di riservatezza della società nè attraverso il richiamo ad altre ragioni.
Adesso la famiglia Chiarappa resta in attesa che il giudice si esprima sul ricorso del socio Marco Montrone per l’accesso agli atti amministrativi e contabili che è stato continuamente negato dalla famiglia Montrone . La battaglia legale è appena iniziata.