di Valentina Rito
Reddito di cittadinanza addio. Dal 1 gennaio 2024 verrà sostituito dall’assegno di inclusione che nella sostanza del provvedimento pur senza cambiare avrà delle regole di funzionamento ben diverse: aiutare individui e famiglie in difficoltà. Le norme saranno più rigorose se non si vuole perdere il sostegno economico, rispetto alla misura varata dal governo Conte. Ad esempio, basterà non partecipare (“senza giustificato motivo”) alle iniziative di formazione e riqualificazione e si perderanno i benefici.
Perderà l’assegno anche chi non si presenterà ai servizi sociali o al servizio per il lavoro, non sottoscriverà il patto per l’inclusione o, soprattutto, non accetterà una offerta di lavoro. Nessuna giustificazione per chi mente per avere un maggiore beneficio economico o viene trovato a lavorare in nero.
La bozza del decreto lavoro che sarà discussa al Consiglio dei Ministri convocato per il primo maggio, affida ai comuni la responsabilità di fare i controlli incrociando le dichiarazioni ISEE con le informazioni in possesso degli uffici
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Chi effettuerà i controlli anti-furbetti
Dopo le verifiche dei comuni arriveranno i controlli dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell’Inps oltre che dal Comando Carabinieri per la tutela del lavoro (NIL) . L’Ispettorato Nazionale del Lavoro potrà anche avvalersi della Guardia di finanza e sono previste pene severe per i ‘furbetti’ che non mancano mai: pene previste da 2 a 6 anni di carcere. Se non si comunicano le variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da lavori saltuari si rischia da 1 a 3 anni di prigione.
Per evitare che la frammentazione delle informazioni ostacoli i controlli, il decreto prevede la creazione di un sistema informativo – Siisl – che permetterà alle varie piattaforme digitali di dialogare fra di loro. Il sistema, però, non avrà solo una funzione di controllo: i beneficiari dell’assegno potranno accedere alle proposte di lavoro, ai corsi di formazione, ai tirocini di orientamento e formazione, ai progetti utili alla collettività e altri strumenti di politica attiva del lavoro “adeguati alle proprie caratteristiche e competenze“.
In sintesi
Cosa bisogna avere
- un Isee non superiore a euro 9.360
- un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui
- un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro
Cosa non bisogna avere
- Auto con cilindrata superiore a 1.600 cc
- Moto con cilindrata superiore a 250 cc
Per quanto riguarda le aziende che assumeranno i percettori dell’assegno è stato confermato lo sgravio contributivo del 100% per un periodo massimo di 12 mesi. Si starebbe analizzando, secondo quanto viene riferito, anche della decontribuzione per gli straordinari, soprattutto nel week end, nel settore del turismo in vista della stagione estiva.
Chi potrà richiedere l’assegno di inclusione
L’assegno sarà riconosciuto, a richiesta di uno dei componenti, alle famiglie con disabili, minorenni o ultrasessantenni. Bisognerà avere, al momento della presentazione della richiesta e per tutta la durata dell’erogazione, un valore Isee non superiore a 9.360 euro; un reddito familiare inferiore a una soglia di 6.000 euro annui; un patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro. Nessun componente il nucleo familiare deve essere intestatario a qualunque titolo o avere a disposizione auto di cilindrata superiore a 1.600 cc. o motociclette di cilindrata superiore a 250 cc. Non potrà averlo chi si è licenziato (tranne nel caso di dimissioni per giusta causa).
Che valore avrà l’assegno
L’importo dell’assegno, su base annua, sarà “fino alla soglia di 6.000 euro l’anno moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza” e non potrà comunque essere inferiore a 480 euro l’anno. L’erogazione sarà mensile e per non più di diciotto mesi e potrà essere rinnovato, ma solo dopo la sospensione di un mese, per altri di dodici mesi. Allo scadere dei periodi di rinnovo di un anno è sempre prevista la sospensione di un mese.
Come si dovrà richiedere
L’assegno di inclusione si richiede all’Inps via Internet. I beneficiari devono presentarsi per il primo appuntamento ai servizi sociali entro 4 mesi dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale. Successivamente, ogni 90 giorni, i beneficiari sono tenuti a presentarsi ai servizi sociali o ai patronati per aggiornare la propria posizione. Ogni 3 mesi bisogna presentarsi ai centri per l’impiego per aggiornare la propria posizione. Se si salta un appuntamento senza un valido motivo, l’assegno viene sospeso.