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22 Dicembre 2024 19:37

I Carabinieri di Bari mettono fine al racket estorsivo nel porto di S. Spirito

Eseguita a cura dei Carabinieri di Bari un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso presso il porto di “Santo Spirito”.

Nella prima mattinata di oggi i Carabinieri della Stazione di Bari Santo Spirito hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro soggetti, emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di altrettanti indagati, ritenuti responsabili dei reati di “estorsione continuata aggravata in concorso” e “incendio aggravato”, entrambe con l’aggravante del metodo mafioso, nonché “occupazione abusiva di spazio demaniale”. Tre indagati sono state ristretti in carcere ed una indagata agli arresti domiciliari.

Secondo l’impostazione accusatoria, accolta dal Gip le indagini hanno fatto luce sul clima di assoggettamento cui erano soggetti i titolari delle imbarcazioni ormeggiate nel porto di Bari “Santo Spirito”, così come denunciato in un esposto anonimo pervenuto presso gli uffici della citata Stazione Carabinieri di Santo Spirito da cui ha avuto inizio l’attività d’indagine.

I successivi approfondimenti, condotti mediante l’analisi dei sistemi di videosorveglianza, numerosi servizi di osservazione e l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, hanno consentito di accertare il collaudato sistema estorsivo messo in atto da Domenico Sidella  cinquantaduenne, pluripregiudicato e gravato da un precedente penale per reati associativi, vicino al clan Diomede-Mercante, che da diverso tempo e con il concorso di altri due indagati, Raffaele Altieri (60)ed Antonio Navoni (46) tutti destinatari di provvedimento cautelare in carcere, svolgeva un servizio di guardiania abusiva nel porto, inducendo i diportisti a corrispondere somme di denaro a titolo di “protezione” del natante ormeggiato, pena la prospettazione di un danno ingiusto.

Oltre al ruolo dei tre principali indagati, è emerso il coinvolgimento della moglie del cinquantaduenne, Caterina Santoro (47) destinataria di misura cautelare agli arresti domiciliari, consapevole della provenienza illecita del denaro riscosso dal coniuge al porto e incaricata dallo stesso di registrare le mensilità ricevute dalle vittime. Nel corso delle perquisizioni effettuate contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, i carabinieri hanno trovato nell’ abitazione della coppia, un’agenda su cui erano annotate le cifre pagate mensilmente e i nomi.

Le richieste, su base mensile, erano definite da un tariffario in base alle dimensioni del natante, da un minimo di 10 euro per i “gozzetti” ai 100 euro per i pescherecci, il tutto in un clima di omertà e di assoggettamento delle vittime, consapevoli, in caso di rifiuto, del rischio di furto della strumentazione installata a bordo o del danneggiamento degli stessi natanti, come ricostruito nell’attività investigativa.

In particolare, si è evidenziato il ruolo di supremazia acquisito nel porto dal cinquantaduenne che aveva occupato abusivamente l’area demaniale antistante il porto, delimitandola con una catena, così da impedirne l’uso pubblico al fine di adibirla a parcheggio delle autovetture private, ricevendo spesso la preventiva richiesta telefonica da alcuni utenti. Lo stesso indagato aveva poi tentato di inserirsi nell’attività di custode presso un circolo nautico del porto, minacciando di morte il legittimo custode al fine di indurlo a rinunciare al servizio di guardiania svolto, senza tuttavia riuscirci.

Le indagini sono state condotte dai Carabinieri della stazione di Santo Spirito guidati dal luogotenente Antonio Mingolla, avviate nell’ aprile 2022 e durate fino all’estate 2023, effettuando videoriprese ed intercettazioni telefoniche, grazie alle quali è stato possibile documentare dei danneggiamenti fra i quali l’incendio di un gozzo e di un auto, nonchè atti di violenza nei confronti dei diportisti, uno dei quali in pieno giorno venne preso a schiaffi in presenza di molte, in mezzo alle bancarelle del pesce, senza che nessuno intervenisse. Come ha spiegato il maggiore Giuseppe Verde, comandante della Compagnia Carabinieri di San Paolo, competente per territorio anche su S. Spirito e Palese, tutto è partito grazie ad una segnalazione anonima, sollecitando i cittadini “ad avere fiducia nella risposta dello Stato e quindi denunciare”, perché le attività investigative e di tutela legalità possono avviarsi anche se chi subisce reati non vuole esporsi in prima persona.

Il comandante provinciale di Bari dei Carabinieri, generale Francesco De Marchis

Nel corso della conferenza stampa odierna il comandante provinciale di Bari dei Carabinieri, generale Francesco De Marchis, ha sottolineato l’importanza del lavoro delle Stazioni, “che hanno una grane capacità di leggere i territori, di vivere le comunità e percepire i segnali indicatori di criticità dal punto di vista dei fenomeni criminali”.

il procuratore aggiunto Giannella ed il maggiore Giuseppe Verde

“La vicenda è emblematica del fatto che in territori della città generalmente considerati tranquilli, in realtà l’illegalità impera ed è tollerata” ha spiegato il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda di Bari, con un chiaro riferimento alla circostanza che nessuna delle vittime ha denunciato e che soltanto dopo che erano state individuate dai carabinieri, alcune vittime hanno ammesso di avere subito le estorsioni.

| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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