Sono questi i compensi che i collaboratori della giunta di Virginia Raggi percepirebbero dalle casse comunali della Capitale . Il documento è stato presentato nel corso di una riunione avuta in Campidoglio tra i ventinove consiglieri grillini dell’assemblea capitolina e la Sindaca.
La richiesta dei consiglieri del M5S al Sindaco, è quella di abbassare il tetto degli stipendi a 76mila euro lordi. Esclusi quindi, dal conteggio del compenso massimo, i contributi versati dall’azienda (cioè quelli compresi nel calcolo della prima colonna, alla voce “costo aziendale“). Sarebbero quasi la metà a subire il taglio . Dal conteggio vanno esclusi l’ex-capo di gabinetto dimissionario Carla Raineri e lo staff del dimissionario assessore al Bilancio Marcello Minenna. Ben al di sopra della soglia si colloca il capo della segreteria politica della Raggi, Salvatore Romeo, il cui stipendio arriva a sforare i 111mila euro lordi. Meno male che si accontentano di poco….
“Il tetto – riporta la nota – sarebbe limitato a un solo collaboratore per assessorato”, mentre per gli altri componenti di ogni singolo staff i compensi andrebbero tagliati gradualmente di almeno 1/5. Gli stessi consiglieri grillini come scrivono,non si sentono sicuri dell’esattezza delle cifre. Nel caso, si chiede chiarezza e trasparenza. E meno male che sono loro a governare Roma Capitale….
Beppe Grillo lunedì sarebbe dovuto venire a Roma. I suoi “portavoce-cittadini” del Movimento 5 Stelle hanno chiesto l’intervento del padre fondatore per invertire la rotta della macchina “politica” romana che potrebbe schiantarsi trascinando nel ridicolo l’intero Movimento nazionale e le sue vane speranze di governo. Grillo, letteralmente “bombardato” dalle telefonate è stato costretto a tornare dalle ferie mentre scorazzava sugli yacht milionari che lo ospitavano in Costa Smeralda. Dopo ha cambiato idea. Raccontano del comico genovese che sia arrabbiato di fronte al riproporsi di un film già visto tre anni fa: scontrini, diarie, faide, veleni.
“Beppe dobbiamo fare qualcosa contro questi, ci portano alla rovina” gli hanno detto telefonicamente Paola Taverna e Carla Ruocco , e gli hanno “affidato” i loro sfoghi contro Virginia Raggi e il suo giro di “sodali” assediati nel fortino del Campidoglio. La soluzione che il direttorio stava preparando inizialmente con gli addetti alla comunicazione era “da ora in poi la sindaca fa le sue scelte e si prende le sue responsabilità“. Per il resto sarebbe partito il martellamento sul “pressing delle lobby” per sviare le attenzioni sulla crisi della 1a giunta grillina della Capitale, sostenendo che “vogliono condizionare il Campidoglio“. Ma non è credibile. Addirittura si sarebbe parlato per la prima volta di togliere alla sindaca Raggi il simbolo del M5S. La deputata romana Roberta Lombardi, da sempre in disaccordo con la Raggi, ha ribadito quello che andava sostenendo da tempo: “Abbiamo dei valori e un metodo. E lei non li rispetta“. Lo stesso pensiero di un numeroso gruppo di consiglieri romani.
Grillo ha chiamato il sindaco per farsi dare la sua ricostruzione personale dei fatti, senza nasconderle la delusione per quello che sta accadendo e per l’immagine di una città non amministrata, ostaggio di liti trasversali interne al Movimento5Stelle. Quello che ha fatto arrabbiare Grillo è stato ritrovare al centro delle cronache e dei problemi il nome di Raffaele Marra, il dirigente in precedenza collaboratore di Gianni Alemanno in Campidoglio e di Renata Polverini alla Regione Lazio, ancora al suo posto e persino nominato a “vicecapogabinetto” , nonostante lo stesso Grillo avesse sollecitato ripetutamente di mandarlo via. Il comico genovese non capisce le resistenze delle Raggi, si chiede chi sia in realtà questo Marra. Ma queste sono anche le stesse domande che si pone Luigi Di Maio, l’unico del “direttorio” ad aver difeso sino ieri sera pubblicamente la sindaca Raggi : “Stanno provando a farci cadere in tutti i modi: ma non ci riusciranno. Raggi ha tutta la nostra fiducia. Non arretreremo di un millimetro“. Fumogeni che non funzionano. Anche perché non è certo una lobby quella dei consiglieri 5 stelle al Comune di Roma: eppure sono loro ad esser sul piede di guerra da settimane, con una crisi che corre parallela a quella interna alla giunta.
In vari colloqui telefonici intercorsi tra la Casaleggio Associati ed i vertici pentastellati romani si è cominciato a fare qualche calcolo. Ieri si è parlato di sondaggi: “IPotremmo aver perso 5 punti percentuali” è stato ipotizzato . Ma quanto pesa, invece, questo sostegno incondizionato alla Raggi ? Appare chiaro e lampante che la sindaca romana sta sgomitando per conquistare il suo spazio di autonomia. Dopo aver di fatto esautorato l’assessore Marcello Minenna ed il magistrato-capo di gabinetto Carla Raineri, si è liberata dei due nomi più “pesanti” in Campidoglio, che erano messi lì proprio dal direttorio. Ma secondo quanto sostengono gli avversari interni della Raggi , comincia ad emergere ed affermarsi altre ipotesi che dalla base dei militanti arrivano sino alla Taverna e la Ruocco. “Virginia ed il suo vice Daniele Frongia sono al secondo mandato in consiglio comunale, e quindi non possono più essere rieletti. Ecco perchè stanno sfruttando il momento per fare quello che vogliono“.
Ma tutti i vertici del M5S, dal direttorio in giù sanno che questa situazione sta danneggiando sempre di più di giorno in giorno la corsa del movimento a Palazzo Chigi. Decidere cosa fare diventa molto difficile: far finta di nulla nella speranza che si torni alla normalità, o prenderne le distanze come avvenuto con il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti? Quanto si riteneva impossibile in soli due mesi , sta prendendo piede largo nelle liti interne di una parte del direttorio: degradare Raggi a sindaca senza il movimento alle spalle, levandole persino l’utilizzo del simbolo. Questa al momento è la decisione più pesante, ma se ne parla soprattutto nelle “chat” degli attivisti più in vista nella Capitale, vicini alla cordata del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e della deputata Lombardi.
Sarebbe affidata a Beppe Grillo, in quanto leader e garante, l’ultima decisione. Quindi se la Raggi insisterà a fare di testa propria, i vertici del Movimento potrebbero abbandonarla al suo destino, confermando ufficialmente quel disappunto generale che sta crescendo dietro la convinzione di chi ritiene ed afferma che “Virginia non si comporta più come una 5 Stelle”.
“Ovviamente le due cose sono collegate”, ha detto Carla Romana Raineri, l’ormai ex capo di gabinetto della sindaca Virginia Raggi, parlando delle sue “dimissioni irrevocabili” e di quelle, altrettanto definitive, dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna – che poi a cascata hanno provocato quelle dell’amministratore di Ama, appena nominato, Alessandro Solidoro. E questa però è l’unica cosa che è stata chiara da subito, nella prima crisi della giunta capitolina.
Carla Romana Raineri non ha voluto dire di più , chiedendo un paio di giorni per “riordinare le idee” e tornandosene subito nella sua Milano, dopo aver messo in scatola le poche carte accumulate in neanche due mesi di lavoro. Ha fatto capire però che la bocciatura dell’Anac della delibera sulla sua nomina è stata solo l’ultima goccia, e ha detto: “Credevo di esser stata chiamata per garantire la legalità ma la verità è ben altra”. Un’accusa pesantissima lanciata così, senza spiegare.
Un’accusa che sta scuotendo i 5 stelle, a Roma e non solo. Perché bisogna capire cosa c’è dietro il disastroso rientro dalle vacanze, se il Movimento5Stelle stia pagando la scarsa esperienza amministrativa e la completa mancanza di una sua classe dirigente (solo la Raggi e i consigliere Stefàno e De Vito erano già entrati in Comune, ma solo per tre anni e dall’opposizione, e mancano completamente dirigenti di area) o se – e questo sì, sarebbe persino più disastroso – il Movimento debba fare i conti con chi, come dicono alcuni consiglieri e la deputata Lombardi, “si sta comportando come i vecchi partiti”.
Da Parma è questa l’analisi anche di Federico Pizzarotti: “Tempo fa“, scrive il Sindaco di Parma su Facebook “rilanciando l’idea di un meetup nazionale, ovvero di un’assemblea nazionale tra cittadini e portavoce, scrissi pubblicamente a Beppe Grillo queste testuali parole: “Ti chiedo: la volontà è quella di lasciare che le varie correnti del Movimento lo logorino dall’interno?“. Piaccia o no, lo accettiate o no, è quello che sta avvenendo”.
Nel frattempo a Cernobbio nei corridoi di villa d’Este, ieri mattina il premier Matteo Renzi manifestava un certo ottimismo: “Lasciamola fare. Alla fine i risultati sono sotto gli occhi di tutti…“. Come dargli torto ?