Come non dare ragione a chi da tempo immemorabile sostiene che i politici grillini invece di pensare a creare occupazione nel Paese, hanno pensato solo a sistemarsi ? Conte si appresta a varare la fase conclusiva di trasformazione del Movimento (che ha dimenticato il vecchio mantra “uno vale uno”) nel suo partito personale, con la complicità del “garante” Beppe Grillo tacitato con un contrattino di consulenza da 300mila euro l’anno (chiaramente soldi “pubblici” !)
Conte ha aspettato per avere un quadro completo degli eletti, in modo da sapere con certezza chi avrà ancora un posto in Parlamento e quindi non ha bisogno di uno stipendio dal partito, ma sopratutto per conoscere su quanti fondi potrà contare per il funzionamento dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, che ricevono i contributi dalla Camera e dal Senato in base al numero degli eletti.
Conte dovrà mantenere fede alle “cambiali” politiche firmate a tutti i “big” uscenti del Movimento 5 stelle (non ricandidabili a causa del limite del doppio mandato parlamentare) all’inizio della campagna elettorale, quando chiese loro di aiutarlo per risalire nelle preferenze degli italiani. Per sua fortuna non sono in troppi quelli della vecchia guardia grillina a cui l’ex presidente del consiglio pentastellato deve trovare una collocazione perché sono rimasti al suo fianco nel momento più difficile, visto che molti lo hanno abbandonato per seguire Luigi Di Maio nella suicida avventura di Impegno Civico.
Il presidente del M5S dovrà retribuire e mantenere l’ ex presidente della Camera, Roberto Fico e l’ ex vicepresidente del Senato, Paola Taverna, oltre agli ex capigruppo del Movimento 5 Stelle al Senato come Vito Crimi e Gianluca Perilli, ma anche il questore pentastellato a Palazzo Madama, Gianluca Perilli, il presidente della commissione bilancio del Senato, Daniele Pesco e il senatore Andrea Cioffi, senza dimenticare l’ex ministro della Giustizia dei governi Conte, Alfonso Bonafede, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio pentastellato, Riccardo Fraccaro, il tesoriere del Movimento 5 Stelle, il deputato Claudio Cominardi, e l’onorevole Alberto Zolezzi. Tutti di fatto verranno stipendiati con denaro pubblico, quello che Casaleggio e Grillo non volevano quando nacque il movimento !
L’idea di partito pensato da Conte prevede la creazione di ruoli remunerati che garantiscano il funzionamento del partito e di una scuola di formazione del Movimento 5 Stelle, quest’ultima teoricamente già esistente ma mai realmente entrata in funzione. Inoltre, secondo fonti vicine al progetto, la scuola avrebbe il doppio vantaggio di creare posti di lavoro fissi e consentirebbe anche di remunerare i docenti per le singole lezioni (chiaramente con soldi pubblici).
Il presidente del M5S Stelle vuole utilizzare la futura struttura partitica del Movimento per rafforzare il suo controllo sulla macchina organizzativa e per formare la futura classe dirigente pentastellata. L’ultimo nodo da sciogliere prima di creare il partito vero e proprio è quello delle modifiche da apportare allo statuto e ai regolamenti in modo da disciplinarne il funzionamento. Ma gli toccherà affrontare l’unico scoglio può essere rappresentato da Beppe Grillo che vedrebbe azzerato quel poco del potere che gli è rimasto sul partito di Conte. Gli basteranno al comico genovese quei 300mila euro l’anno (soldi pubblici) contrattualizzati con il M5S ?