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22 Luglio 2024 16:32
22 Luglio 2024 16:32

I dieci motivi del declino del (fu) Movimento 5 Stelle

Il caso giudiziario che ha investito Beppe Grillo sul presunto traffico di influenze illecite è soltanto l'ultimo capitolo di un Movimento 5 Stelle che si è ormai completamente snaturato con il passare del tempo

Se si cerca legittimazione politica in un tribunale, vuol dire che la democrazia interna è fallita. Sono le parole scritte il 5 giugno 2021. da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto Casaleggio, il fondatore, l’ideologo, la “mente” informatica del M5SCome tantissime altre persone che ho avuto la fortuna di incontrare in questo percorso, in questi 15 anni ho contribuito gratuitamente, senza mai chiedere nulla in cambio, se non il rispetto di quei fondamentali principi, valori e regole che erano alla base del progetto che insieme a mio padre avviammo nel 2005, Con dolore, al completamento del passaggio dei dati, mi disiscriverò dal MoVimento 5 Stelle come tanti hanno deciso di fare negli ultimi mesi. Questo non è più il MoVimento e sono certo non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre

“Uno vale uno”, ma alla fine comanda ed incassa solo Grillo

Sono almeno 10 temi sui quali il Movimento 5 Stelle ha spesso compiuto delle retromarce clamorose. Chi non ricorda lo slogan “uno vale uno” ? Un proposito che ha sempre dimostrato tutte la sua falsità illusiva fin da subito. Nato come elemento che avrebbe dovuto caratterizzare la presunta democrazia interna del partito, 14 anni dopo la nascita del Movimento si è ormai capito che ha sempre comandato una sola persona: Beppe Grillo. “Giuseppi” Conte ha cercato e sta continuando a provarci ancora adesso di soffiargli effettivamente le leve del comando, ma il maxi-contratto da oltre 300mila euro l’ anno stipulato da Grillo con il Movimento 5 Stelle nella figura del suo presidente Conte, per supportarne la comunicazione e le campagne elettorali è parecchio eloquente da questo punto di vista: tempo perso !

Dal “non più di due mandati” alla decisione “mandato zero

Era stato proprio il comico genovese a imporre a “Giuseppi” Conte la scorsa estate di non concedere alcuna proroga a tutti quei parlamentari italiani a 5 Stelle che avevano già collezionato due mandati. Così in apparenza è stato: niente più seggio in Parlamento ai vari Bonafede, Crimi, Fico, Fraccaro, Taverna, Toninello. Originariamente, il divieto di accumulare più di due legislature doveva riguardare qualsiasi tipo di incarico politico elettivo e non solo i deputati e i senatori. Questi ultimi due, invece, sono stati alla fine gli unici due ruoli a non potere usufruire del fantomatico “mandato zero“: una regola ideata dal “bibitaro” (all’ anagrafe Luigi Di Maio) che consentì a Virginia Raggi tanto per fare un esempio di ricandidarsi a sindaco nonostante avesse già svolto un mandato da consigliera comunale, ed uno da prima cittadina di Roma, e quin di non avrebbe dovuto ricandidarsi. Invece per gli ex deputati, lauti compensi pagati dal M5S e dalle istituzioni con il denaro pubblico del contribuente. Da ex disoccupati a mantenuti statali il passo è stato veloce !

Alleanze ? “Mai con nessuno” e dopo le fanno con tutti

E vogliamo parlare delle alleanze politiche ? Il Movimento 5 Stelle dall’atto della fondazione si era sempre posto come l’unico movimento politico che non avrebbe mai stretto accordi né sarebbe entrato in coalizione con nessun altro partito. Ma dopo soli 5 anni del loro ingresso in Parlamento , la svolta e la giravolta continua pur di non perdere le poltrone, hanno portato i grillini dalla primavera del 2018 ad entrare al Governo alleandosi prima con la Lega di Salvini , pur di dare vita al 1° Governo Conte, ed allearsi soltanto un anno dopo con il Partito Democratico di Enrico Letta per formare il 2° Governo Conte. Ma Beppe Grillo non contento di tutte le giravolte politiche, e delle bugie propinate al popolo “grillino” impose nell’inverno 2021 ai parlamentari e senatori del M5s di appoggiare l’esecutivo guidato da Mario Draghi al cui interno era presente addirittura persino Forza Italia dell’ “odiatissimo” Silvio Berlusconi. A livello amministrativo, nelle varie elezioni comunali e regionali, la coalizione a macchia di leopardo del M5S con il Pd si è sempre ripetutamente rivelata fallimentare.

Non sempre a favore dei diritti civili

Uscendo dai temi politici, si rivela curioso anche il modo in cui “Giuseppi” Conte abbia affrontato il tema dei diritti civili. Nel programma elettorale con cui il Movimento 5 Stelle si era presentato al giudizio degli elettori nel 2022 parlando di “possibilità di adozione estesa anche alle persone single e alle coppie dello stesso sesso, per le quali deve essere aperto l’accesso all’istituto del matrimonio laico e civile (matrimonio egualitario)”. Eppure, appena un anno prima, “Giuseppi” era parecchio reticente sul ddl Zan ed il Movimento 5 Stelle si era astenuto nel 2016, quando il Parlamento votò per il provvedimento, nota come “legge Cirinnà“, sull’istituzione anche Italia delle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Mattarella via dal Quirinale“, ma rivotato al Colle dal M5s

Uno dei tanti protagonisti della politica italiana a essere stato bersaglio diretto dei grillini è stato addirittura il Capo dello Stato Sergio Mattarella che volevano al suo posto al Quirinale il professor Stefano Rodotà all’epoca dei fatti Garante della Privacy. Nel maggio 2018 il Presidente della Repubblica decise di non controfirmare il decreto di nomina dell’ antieuropeista Paolo Savona come ministro dell’Economia: Giggino Di Maio andò su tutte le furie ed arrivo a chiedere la messa in stato di accusa del capo dello Stato. Una mossa politica che durò appena 48, prima che Giggino il “bibbitaro” accettasse lo spostamento di Savona agli Affari Europei e fece immediato dietrofront sulla richiesta di impeachment. Soltanto meno di quattro anni dopo, il Movimento 5 Stelle votava per il “bis” di Mattarella che non aveva alcuna intenzione di restare al Quirinale.

Giustizialismo a targhe alterne

Beppe Grillo dovrà cucirsi la bocca e mordersi la lingua per non commettere ulteriori gaffe sulla sua presunta “mediazione illecita” che sarebbe stata finalizzata a orientare l’azione pubblica di parlamentari “in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby del patron Vincenzo Onorato “cliente” pagante centinaia di migliaia di euro del blog di Grillo . Un paio di anni fa, il comico genovese delirò a favore di telecamera pur di difendere il figlio imputato per violenza sessuale sostenendo che si trattatva di una “speculazione” politica. Il doppiopesismo giustizialista dei 5 Stelle (che valeva contro per gli avversari) ed il garantismo “talebano” nei confronti degli amici, sono il manifesto vivente di una metamorfosi a 360° che ebbe la propria origine ai tempi di Virginia Raggi. Se qualche amministratore di centrodestra o centrosinistra veniva anche solamente sfiorato da un’indagine si chiedevano le dimissioni immediate; l’allora sindaca di Roma, imputata in un processo, se ne restò tranquillamente al proprio posto anche se imputata. Per non parlare poi della pletora di “nominati” dal M5S, finiti nelle patrie galere.

Il pasticcio del condono a Ischia

I grillini del M5S si sono sempre ripetutamente schierati in maniera fermamente contraria a qualsiasi tipo di condono. Ma non appena salgano al governo, i 5 Stelle danno semaforo verde ad un processo di condono edilizio con il DL Genova. Infatti nel decreto del Governo Conte, le pratiche di sanatoria inevase su Ischia vennero giudicate con i criteri più permissivi del condono Craxi del 1985, permettendo con i soldi pubblici la ricostruzione di edifici in aree a rischio sismico e idrogeologico. Il primo comma dell’articolo 25 del decreto Genova (intitolato “Definizione delle procedure di condono“). L’alluvione che provocò 12 vittime a Ischia lo scorso novembre fece tornare in auge questo tema e le polemiche relativa a quella scelta di cinque anni fa.

Le grandi opere fortemente (non) volute

Una delle più grandi “capriole” grilline riguarda l’approccio ideologico sulle grandi opere che venivano considerate da sempre il “male assoluto”, il Movimento 5 Stelle ha poi rivisto le proprie posizioni perché non c’erano soluzioni alternative rispetto ai progetti originari. Il Tav era “un’opera inutile che non si completerà mai, perché era uno spreco di soldi e porta solo inquinamento ambientale”? Dopodichè nel luglio 2019 Giuseppe Conte in pectore a Palazzo Chigi, ha dato infatti il via libera all’infrastruttura. Sempre con il Movimento 5 Stelle a Palazzo Chigi valevano ancora le dichiarazioni di Alessandro Di Battista: “il Tap verrà bloccato in due settimane”? Macchè, venne immediata confermata dal 1° Governo Conte. Le Olimpiadi, che non si potevano svolgere a Roma nel 2024 con l’ostracismo di Virginia Raggi, si sono potute però organizzare a Milano e Cortina nel 2026, avvallate dallo stesso esecutivo. Il trionfo dell’incoerenza !

Ex-Ilva: da “chiusa subito !” a “caso risolto…”

Sempre in nome della crescita e del pragmatismo, anche sull’ex Ilva di Taranto il Movimento 5 Stelle ha più volte cambiato idea. Luigi Di Maio sembrava essere sempre fermo e deciso sulla questione. “Il Movimento 5 Stelle è e sarà sempre per la chiusura dell’Ilva” (dichiarazione del 22 luglio 2015). “Lo diciamo chiaramente, chiuderemo l’Ilva. Il denaro pubblico va investito sulle vere priorità del Paese. Non sulle opere inutili e dannose. È stata sempre dritta la barra del Movimento 5 Stelle e continua ad esserlo. E chi vuole leggere altro nel contratto sbaglia” (19 maggio 2018). “Chiuderemo l’Ilva nel giro di qualche anno” (22 maggio 2018). Ma dopo qualche mese il ministro Di Maio nel settembre 2018 annunciò trionfante la (presunta) risoluzione del problema, tenendo aperta la fabbrica: “Il contratto con ArcelorMittal non si poteva rescindere”. Salvo fuggire alle domande insidiose nel nostro direttore in conferenza stampa al Mise ed in Prefettura a Taranto !

L’invio a intermittenza delle armi in Ucraina

Infine, il tema internazionale che negli ultimi 13 mesi sta tenendo “bancoin tutto il mondo : la guerra avviata dal governo russo all Ucraina. Nel giro di pochissime settimane il gruppo parlamentare del M5S ha cambiato idea per quattro volte: prima votò a favore dell’invio delle armi compattamente con la maggioranza, poi cominciò a porre dei paletti che si trasformarono immediatamente in un no secco in prossimità con la caduta del governo Draghi.

In campagna elettorale “Giuseppi” Conte tentò l’azzardo del dietrofront dicendosiorgoglioso” di quell’invio (“eravamo consapevoli che non ci si può difendere con le mani nude da una tale aggressione”), ma visto che i sondaggi non lo premiarono, fece l’ennesima puntale giravolta, e due giorni doposi riposizionò sul versante “pacifista”. La curiosità che resta ancora insoluta sull’argomento da parte del M5S: qual è l’alternativa per difendere senza le armi, la popolazione ucraina dalla Russia ? La “pochette” nel taschino di Conte, o mandiamo il fidanzato cubano di Rocco Casalino al Cremlino a discutere la resa dell’ Ucraina con Putin ?

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