Oggi gli autotrasportatori hanno serrato il blocco alla portineria C dell’ILVA , facendo passare soltanto dieci mezzi (contro i venti di prima) e quindi, sarà difficoltoso per lo stabilimento siderurgico ricevere il necessario approvvigionamento di materiali con delle conseguenziali limitazioni produttive delll’attività degli impianti. Gli imprenditori e lavoratori del trasporto ritengono poco credibili ed affidabili le risposte sinora ricevute dal Governo Renzi, sulla possibilità di veder riconosciuti e saldati i loro crediti sinora maturati, rispetto al decreto “salva-Ilva” che assorbendo di fatto la Legge Marzano ha bloccato di fatto i pagamenti e conseguenzialmente anche la possibilità di intraprendere azioni civili risarcitorie per il recupero dei crediti vantati. Mercoledì i sindacati e rappresentanti delle imprese sono stati convocati dal ministro Lupi a Roma al Ministero dei Trasporti nel (vano) tentativo di fermare la protesta che si profila ad oltranza, ed il giorno successivo al Senato il decreto affronterà il primo voto.
La rabbia degli autotrasportatori dell’indotto ILVA si è riversata anche in Consiglio comunale, dove delegazione di imprenditori è stata accolta dei capigruppo dei partiti presenti in aula. Contestato anche il Sindaco Ippazio Stefàno, ritenuto responsabile di n0n aver capito che dai soldi stanziati per il prestito ponte dell’ ILVA, garantito dallo Stato, neanche un euro sarà destinato a per pagare i debiti pregressi vantati dai fornitori in appalto dell’ ILVA.
Nel frattempo alcune notizie di corridoio dei giorni scorsi, l’ILVA vorrebbe anticipare entro la fine di marzo la chiusura dell’altoforno numero 5 (che resterebbe chiuso sino a fine anno) per poter dare corso ai necessari lavori di ristrutturazione ambientale previsti dall’ Autorizzazione integrata ambientale (AIA), la cui chiusura era invece in programma entro il mese del prossimo giugno, ma i vertici aziendali in realtà avrebbero intenzione di far partire i lavori programmati, al più presto possibile .