di REDAZIONE CRONACHE
Secondo le accuse, nello stabilimento dell’impianto «Ecolio 2» di Presicce – Acquarica sarebbe stata svolta attività di smaltimento di rifiuti pericolosi e non, in assenza della necessaria autorizzazione. Nella struttura sarebbero state gestite e smaltite abusivamente migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi e non (tra cui acque di strato associate agli idrocarburi liquidi separate dal greggio estratto dal sottosuolo, percolato di discarica e rifiuti liquidi acquosi provenienti da 58 stabilimenti).
L’impianto ha trattato oltre 12mila tonnellate provenienti dall’Eni di Viggiano e oltre 2.741 tonnellate di percolato (il «liquido di risulta») provenienti dalla discarica Burgesi gestita dalla Progetto Ambiente (società del Gruppo CISA spa di Antonio Albanese recentemente condannato a 3 mesi di arresto per il caso Appia Energy, pena che è stata convertita in sanzione pecuniaria. Tali rifiuti sarebbero stati ricevuti con codici Cer non pertinenti e attribuiti in modo arbitrario, per non rendere riconoscibile, secondo gli inquirenti, la loro effettiva origine e le sostanze pericolose presenti.
Le indagini della Polizia Provinciale di Lecce ritengono di aver accertato che l’AIA ( autorizzazione integrata ambientale) rilasciata dalla Regione Puglia nel 2011 fosse “macroscopicamente illegittima“, in quanto basata su una falsa prospettazione dei requisiti necessari. Nello specifico, non ci sarebbe stata l’approvazione del progetto di variante da impianto di trattamento di acque di vegetazione a impianto di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non. Ma oltre alle irregolarità burocratiche, nel capo di imputazione si fa riferimento anche a gravi carenze strutturali, “con emissione di odori acri e maleodoranti e scarico nel sottosuolo di sostanze inquinanti“.
Tutti i nomi:
Le contestazioni di aver smaltito illecitamente nell’impianto Ecolio 2 di Presicce – Acquarica dove si smaltiscono rifiuti liquidi migliaia di tonnellate di rifiuti, pericolosi e non, contenute dell’inchiesta condotta dai procuratori aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmo Cataldi della Procura di Lecce riguardano nomi ben noti nel settore: Italo Forina, di Canosa di Puglia, legale rappresentate della società Ecolio 2; Toni Fernando Alfarano, di Racale, responsabile tecnico dell’impianto; Andrea Giubileo, di Milano, e Walter Rizzi, di Trieste, manager entrambi della società Eni che gestisce l’estrazione idrocarburi a Viggiano; Attilio Dabbicco, di Bari, direttore tecnico della Siderurgica Signorile; Maurizio Cianci, di Bari, dirigente di Aqp, amministratore unico dello stabilimento Aseco Spa di Ginosa; Vittorio Petrucco, di Trieste, legale rappresentante della Icop di Basiliano (Udine); Antonio Albanese, di Massafra, legale rappresentante della Progetto Ambiente Bacino Lecce Tre, società che gestisce la discarica Burgesi di Ugento; il direttore tecnico dello stesso impianto Carmine Carella, di Bari; Mario Montinaro, di Campi Salentina, legale rappresentante della Monteco; Antonio Saracino, di Soleto, responsabile tecnico dell’Area 2 Discarica di Ugento; Antonio Leone, di Manduria, responsabile tecnico dell’impianto Eden 94, e poi i rappresentanti della Manduriambiente: il presidente Uber Barbier, di San Marino; l’ad Luca Galimberti, di La Spezia e il direttore generale Antonio Morea, di Noci.
Il reato contestato a tutti dalla Procura leccese, è quello di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuto, mentre gli indagati Alfarano e Forina rispondono dell’accusa a loro carico di getto pericoloso di cose. Le indagini della Procura culminarono nel novembre 2020 con il disposto sequestro preventivo, tutt’ora vigente, di Ecolio 2, . impianto ubicato in località Spiaggiano Canale, già oggetto al centro di numerose polemiche a seguito delle fastidiose emissioni maleodoranti avvertite nei centri abitati di Presicce – Acquarica e Salve e oggetto di denunce da parte di istituzioni, associazioni e cittadini.
Lo scorso 22 maggio si era tenuto un sit-in a Burgesi per chiedere a gran voce il risanamento dell’ex discarica. Una bonifica mai realizzata nonostante la mobilitazione, negli anni, di associazioni e cittadini che hanno messo in campo diverse iniziative per portare l’attenzione su questo sito, come la marcia di protesta che risale ormai al maggio del 2017. L’ ex discarica ha interessato la Direzione distrettuale antimafia di Lecce nel recente scandalo del traffico di rifiuti speciali e pericolosi tombati fra Lecce e Taranto, come emerso da un’inchiesta della magistratura .
Numerosi gli amministratori pubblici che hanno partecipato al sit-in: Laura De Nuzzo consigliera del Comune di Ugento , Paolo Rizzo Sindaco di Presicce-Acquarica (altro Comune insieme a Ugento in cui ricade la discarica) con il consigliere Luca Pacella; per il Movimento Regione Salento, oltre al presidente Paolo Pagliaro, il coordinatore provinciale Francesco Viva e il coordinatore giovani Giacomo Marzo, i coordinatori cittadini di Ugento, Presicce-Acquarica, Alliste-Felline, Racale, Castrignano del Capo; e poi cittadini del Capo di Leuca e una rappresentanza dai Comuni di Novoli, Santa Cesarea Terme, Borgagne-Melendugno, Sogliano Cavour e Galatina.
“Una bomba ecologica che in trent’anni di attività ha seminato morte e malattia, avvelenando l’ambiente e mettendo una seria ipoteca sul futuro di una vasta area del Salento. La discarica Burgesi ad Ugento, nelle more di una bonifica che la popolazione attende da anni, continua a nuocere.” commentava in una nota il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo del movimento La Puglia Domani in Consiglio Regionale.
“Per suonare la sveglia alla Regione, richiamandola alle sue responsabilità e agli impegni assunti dal presidente Emiliano, ho presentato una richiesta di audizione in Commissione Ambiente. Ho chiesto di convocare l’assessora all’Ambiente, il responsabile della sezione Ciclo rifiuti e bonifiche della Regione e il direttore generale dell’Arpa Puglia, affinché diano risposte alla popolazione su tempi e modi della bonifica. Nelle viscere della discarica di Ugento sarebbero stati perfino tombati fusti di materiale altamente inquinante. Ma il “caso” Burgesi s’inserisce nel quadro più generale della inefficiente gestione del ciclo dei rifiuti in Puglia, con la mancata chiusura completa del ciclo ed il grave problema dello smaltimento, e con la mancata bonifica delle discariche che stanno intossicando il Salento” continuava Pagliaro.
“A fronte di un aumento allarmante di malattie e tumori, negli anni l’impianto di Ugento è stato oggetto di inchieste giudiziarie e sequestri, controlli sulla falda e denunce. E perfino di due inchieste giudiziarie, da cui è emersa la presenza di almeno 600 fusti nel sottosuolo della discarica Burgesi, con inquinamento della falda. A maggio 2017 ci fu una marcia di protesta per invocare la bonifica urgente del sito e sollecitare la Regione Puglia a stanziare il milione di euro promesso. A fine 2020 l’Arpa Puglia ha eseguito sopralluoghi e analisi, ma il risanamento annunciato non è mai partito. Ora è il momento di porre fine all’agonia ambientale e sanitaria che pesa come un macigno su Ugento e sui comuni vicini”. concludeva il consigliere regionale Pagliaro.