di ANTONELLO de GENNARO
Era il 6 giugno 2014 quando il Tribunale di Roma iscriveva la nostra testata nel Registro della Stampa, autorizzandoci a dare vista a questo quotidiano online che ha riportato in vita lo storico quotidiano CORRIERE DEL GIORNO fondato nel 1947 da mio padre Franco de Gennaro con i suoi soci Egidio Stagno, Franco Ferraiolo e Giovanni Acquaviva. Sembra ieri, ma in realtà sono passati 7 lunghi difficili ma entusiasmanti anni di giornalismo libero ed indipendente con le mani pulite contro tutto e tutti. Un giornalismo online abbandonando la vecchia carta stampata e le sue liturgie e sprechi inutili.
Il nostro successo che ci viene tributato dal numero dei lettori sempre crescente, di giorno in giorno, di anno in anno, ha viaggiato parallelamente agli insuccessi, ai fallimenti di altre testate storiche del panorama giornalistico italiano e pugliese. Solitamente quando nasce una voce, un’organo di informazione tutti i giornalisti dovrebbero essere felici, perchè una voce nuova come la nostra non può che fare bene al pluralismo dell’informazione ed alla libertà di stampa. Ma nel nostro caso abbiamo dovuto lottare contro giornalisti frustrati e falliti, contro un sindacato autoreferenziale, che rappresenta appena il 10% dei giornalisti italiani (un numero che dice tutto…), contro le minacce dei comitati di redazione di giornali concorrenti che chiedevano la nostra chiusura.
Abbiamo lottato contro una “macchina del fango” messa in piedi quasi scientificamente da affaristi, da “prenditori” e ladroni di di denaro pubblico, faccendieri, giornalisti dalle mani sporche ed infette, da magistrati indegni di portare addosso la loro toga. Hanno provato in tutte le maniere: dalle misure interdittive nei confronti di chi vi scrive, disposte da giudici e magistrati “schierati” e bramosi di protagonismo mediatico e desiderosi di continuare a poter fare i loro porci comodi, arricchendo le proprie tasche e quelle dei loro congiunti, arrivando addirittura a chiedere il mio arresto, e persino di sequestrare il nostro giornale e le relative pagine ufficiale sui “social” dimenticando l’esistenza dell’ art. 21 della nostra Costituzione.
Indro Montanelli insegnava che quello che ripugna è che, per mettere un controllo all’autorità politica, ci sia bisogno di ricorrere all’autorità giudiziaria. Cioè che, alla fine, noi vedremo vincere le nostre ragioni e la libertà di fare informazione, non per via politica, ma per via giudiziaria e processuale. Questo ci allarma anche perché, come avrete ben capito, la mia opinione dei politici è molto bassa, ma quella dei giudici non è migliore. Perché anche i giudici sono stati corrotti dalla partitocrazia. Lo dimostra il semplice fatto che molti di loro ostentano la tessera di partito. Un giudice che ha venduto la propria imparzialità ai partiti è un giudice che, prima di processare gli altri, dovrebbe essere processato lui e cacciato in galera. Lo so che a dire queste cose si possono avere dei dispiaceri, ma io di dispiaceri in vita mia ne ho avuti tanti che, uno più o uno meno, non mi fa nessunissimo effetto.
Ma la cosa più importante è che abbiamo conquistato la vostra fiducia, quella che conta di più per un giornalista, e cioè quella dei lettori, dei sostenitori della Fondazione Corriere del Giorno che ci consente di essere liberi e forti, dei nostri inserzionisti pubblicitari, consentendoci di non doverci “prostituire” come altri organi di informazione e giornalisti “comprati & svenduti”, alla politica per ottenere finanziamenti, inserzioni pubblicitarie, di rinunciare ai contributi di Legge sull’ Editoria che da cinque anni avremmo potuto richiedere ed ottenere. La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi. E nel giornalismo purtroppo ne abbiamo incontrati tanti. Troppi.
Fermarci un attimo per guardare indietro e ripercorrere con la mente e la memoria questi lunghi meravigliosi 7 anni ci aiuta a trovare quelle energie e quella forza necessaria per andare avanti nel nostro progetto di “public company” multimediale, che a breve, subito dopo l’estate vi sveleremo e racconteremo nel dettaglio, per potenziare ancora di più il nostro giornale, ed il nostro modo di fare giornalismo.
Ed è per questo cari amici che il nostro progetto editoriale e giornalistico prosegue a testa alta e con successo. Al contrario di altri che hanno dimenticato il vero significato di fare giornalismo. Noi non uccidiamo nessuno, non facciamo del male a nessuno. Col coltello o con delle armi e tantomeno con la diffamazione. Usiamo delle armi molto più raffinate e non perseguibile penalmente: l’archivio documentato e le carte che provano quello che scriviamo e vi raccontiamo.
Permettetemi quindi di ringraziarvi cari lettori, abbracciandovi virtualmente uno ad uno, di ringraziare tutti i nostri giornalisti e collaboratori, i nostri consulenti ed i legali che ci assistono con il cuore e la loro preziosa competenza. Se siamo qui a festeggiare questi primi 7 anni di una storia d’amore giornalistica, è grazie a tutti voi. Fare informazione senza padroni e senza padrini, credetemi è una ricchezza inestimabile che non ha prezzo. E noi siamo ricchi, al contrario di chi fallisce miseramente o deve vendersi per sopravvivere.