ROMA – Il lavoro investigativo dei militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari si concentra sui messaggi Whatsapp e le mail intercorse tra il governatore B, il suo capo di gabinetto Claudio Stefanazzi, e gli imprenditori Sebastiano e Vito Ladisa (fratelli contitolari della Ladisa srl) e l’ avvocato foggiano Giacomo Pietro Paolo Mescia (titolare della Margherita srl ) per fare luce sulle presunte irregolarità contestate agli indagati nella gestione della campagna di comunicazione organizzata in occasione delle primarie del 2017 per la conquista della segreteria nazionale del Partito Democratico. Si ipotizza sulla base delle indagini investigative in corso, che il governatore Emiliano in concorso con Stefanazzi avrebbe indotto due imprenditori a saldare il proprio conto alla società di comunicazione che ha curato la campagna elettorale, con la quale era in corso un contenzioso in sede civile.
L’inchiesta è partita da una segnalazione anonima che, però, conteneva in allegato un decreto ingiuntivo di pagamento ottenuto dalla società di comunicazione Eggers di Torino nei confronti di Michele Emiliano per il mancato pagamento di 65mila euro per la campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico. Il finanziamento delle campagne elettorali da parte di privati è assolutamente lecito, la magistratura barese, però, vuole capire se, come viene ipotizzato, le aziende abbiano ricevuto utilità e/o favori in cambio.
Una vera e propria labirinto di messaggi e conversazioni che gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e il pubblico ministero Savina Toscani, dovranno analizzare per fare chiarezza in questa torbida vicenda di scambio elettorale e tangenti politiche. Agli indagati è stata notificata una proroga dell’indagine di sei mesi, disposta dal Gip dr.ssa Antonella Cafagna che consentiranno agli investigatori di analizzare con la massima attenzione ogni dettaglio sul materiale acquisito dagli uffici della Regione Puglia e dalle aziende finite sotto indagine.
Il presidente Emiliano, è accusato di “abuso d’ufficio“, “concorso in reati tributari” per l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, “induzione indebita a dare o promettere utilità” ed insieme a lui sono indagati il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, gli imprenditori Giacomo Pietro Paolo Mescia del gruppo Margherita srl, Vito Ladisa, titolare di un’azienda di preparazione pasti e Pietro Dotti della società torinese Eggers, che ha firmato campagne elettorali di persone note nel panorama della politica nazionale a cui è contestato il solo reato di false fatture, risalente al periodo giugno-ottobre 2017.
Secondo i magistrati, Emiliano e Stefanazzi “in concorso tra loro e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso abusando delle rispettive qualità” avrebbero indotto in occasione delle primarie del PD nel 2017 le società di Ladisa e Mescia “entrambe in rapporti con la Regione Puglia per finanziamenti, contributi e concessioni di servizio a dare o promettere indebitamente, ciascuno per la propria parte, il denaro/l’utilità consistita nel pagamento del credito , pari a complessivi 65 mila euro vantato nei confronti di Emiliano da Eggers per l’attività di Consulenza di comunicazione e marketing” .
Negli atti della procura di Bari è riportato che “In particolare a fronte di tali operazioni Dotti emetteva la fattura per l’importo complessivo di 24.400,00 nei confronti di Margherita srl e la fattura per l’importo di 59.028, 64 nei confronti di Ladisa, entrambe per operazioni inesistenti“. La fattura pagata da Ladisa, secondo la tesi difensiva dell’azienda barese, potrebbe però riguardare la campagna “Yes You Green” che l’azienda ha commissionato nel 2018 alla società torinese Eggersper sostenere l’immagine eco sostenibile delle mense.
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, comprendono anche eventuali procedimenti amministrativi svolti (o in fase di svolgimento) e l’eventuale emissione da parte di uffici della Regione Puglia di provvedimenti , delibere, appalti concessi alla Ladisa srl. I finanziari hanno perquisito il quartier generale dell’azienda nella zona industriale di Bari per acquisire documenti e dati informativi. L’oggetto principale del controllo era la ricerca di “finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto, delibere e determine” e di documenti che attestano la fattura dell’ottobre 2017 (importo di circa 59 mila euro emessa dall’agenzia di comunicazione torinese Eggers.
L’ ipotesi investigativa degli investigatori è che ci sia un collegamento tra il pagamento della fattura alla Eggers che vantava un credito nei confronti di Emiliano avendogli ideato e gestito la comunicazione per le primarie del PD nel 2017, ed eventuali rapporti di lavoro delle aziende pugliesi che avrebbero poi pagato quel debito e la Regione. Le Fiamme Gialle infatti, stanno ricostruendo anche i rapporti intercorsi tra l’imprenditore barese con il presidente Emiliano nonché con alcuni dei suoi collaboratori e con Pietro Dotti il titolare della società di comunicazione torinese Eggers .
Gli inquirenti cercano riscontri alle loro ipotesi investigative accusatorie, spulciando fra gli appunti, le agende, le conversazioni telefoniche e le mail acquisite, potendo contare ancora su sei mesi grazie alla proroga notificata agli indagati, concessa su richiesta della procura dal Gip dr.ssa Cafagna del Tribunale di Bari, per accertare se i rapporti con le aziende che pagarono le fatture sospette in realtà siano una sorta di ricompensa delle società pugliesi ad Emiliano per “finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto” . In parole più semplici basandosi sull’ipotesi accusatoria della Procura di Bari, il il governatore Emiliano avrebbe indotto le due società pugliesi a pagare il debito con la società torinese.
A questa inchiesta si intreccia anche l’indagine per fuga di notizie generata dalla denuncia (strumentale, secondo noi n.d.r.) depositata dal governatore Emiliano che potrebbe riguardare e coinvolgere un giornalista che in maniera ignobile, anziché pubblicare la notizia, avrebbe informato Michele Emiliano riferendogli particolari dell’indagine in corso nei suoi confronti ancor prima che la Guardia di Finanza si presentasse negli uffici della Presidenza della Regione Puglia.
L’Ordine dei giornalisti di Puglia si è svegliato dal suo consueto e noto “torpore” ed ha innanzitutto chiesto conferma al procuratore di Bari, Giuseppe Volpe se la persona che ha rivelato il segreto istruttorio su un’indagine a carico del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, è un giornalista. “È un fatto gravissimo se l’autore è un giornalista va deferito al Consiglio di disciplina” scrive l’ Ordine dei Giornalisti in una nota. Il Consiglio di Disciplina Territoriale dell’ Ordine dei Giornalisti di Puglia ha quindi richiesto nel rispetto delle leggi e della riservatezza necessaria delle indagini, di conoscerne l’identità e l’acquisizione di quegli atti necessari per avviare un eventuale procedimento disciplinare per accertare la violazione delle regole deontologiche anche in assenza di ipotesi di reato. Quello che sfugge all’ Ordine di Pugia, è che essendoci un procedimento penale in corso, ogni e qualsiasi attività disciplinare si interrompe.